Nicola Gratteri “pitrusinu ogni minestra”

Se non fosse per la sua esasperata voglia di apparire a tutti i costi, se non fosse per il suo furente narcisismo, se non fosse che spesso gli capita, seppur legittimamente, di strizzare l’occhio alla politica, se non fosse che è sempre “pitrusinu ogni minestra”, Gratteri sarebbe il magistrato perfetto: l’archetipo del togato. Il prototipo del magistrato tutto etica, morale e onesto lavoro. Uno stampo da produrre in serie. Sempre se non fosse.

Già, perché a Gratteri, che non può certo dirsi immune dalle critiche per diritto divino, è questo quello che gli si può rimproverare, o meglio contestare. Contestare perché quello di apparire due volte al giorno in Tv, a noi, pare cozzi con un principio fondamentale alla quale ogni buon investigatore deve attenersi: la riservatezza. E poi, e lo diciamo da sempre, tutto questo stare davanti una telecamera ci sembra tempo sottratto al lavoro. Con tutto quello che c’è da fare in Calabria, dove lo trovi il tempo per fare altro! Così come questo suo strizzare l’occhio alla politica: o fai il magistrato, come sai fare, oppure ti dai alla politica, sempre quella sana, così puoi andare in giro dove e come ti pare a divulgare il tuo pensiero, fondare un tuo movimento e presentarti alle elezioni. Ma se per strizzare l’occhio alla politica intendiamo fare spallucce a questo o a quel partito, magari con “origini strane” e frequentato da personaggi borderline, che cozzano con il tuo operato da magistrato, al sol fine di ottenere un incarico politico prestigioso, questo per noi, non è politica. E’ mera velleità.

Insomma, a noi pare che Gratteri usi spesso il suo pesante ruolo da procuratore capo della Dda più importante d’Italia, come trampolino di lancio per i suoi personali progetti, da quello “editoriale” a quello politico, e questo per un magistrato che si dice impegnato h24 nella lotta contra la cupola più potente al mondo, non va bene. E lo vogliamo dire senza il timore di essere oscurati o censurati.

È questo quello che noi critichiamo dell’operato di Gratteri, non certo l’onestà, che ne ha da vendere. Critichiamo il suo modo di lanciare messaggi positivi e poi lasciarli sospesi. Tutti ricordiamo la tanto attesa, e mai arrivata, almeno all’oggi, primavera calabra, tutti ricordiamo il “lancio” della stagione delle scimitarre e delle cartucciere cariche che all’oggi hanno fatto cilecca, tutti ricordiamo la tanto annunciata caduta della “cupola” che, a parte qualche significativa operazione, resta ancora lì. Ecco perché diciamo che di tempo, per realizzare tutto questo, ce ne vuole. Ma quanto tempo ancora devono aspettare i calabresi per dirsi veramente liberi da questo sistema masso/mafioso che opprime non solo l’economia di una intera regione, ma soprattutto impedisce ai cittadini di vivere una vita libera, che è il danno maggiore, nessuno lo sa.

Tocca a Gratteri dircelo concretamente, che non vuol dire svelare nessun segreto istruttorio, attraverso le inchieste, e le indagini. Perché è dalla qualità e solidità delle inchieste portate avanti dalla sua procura che si traccia la strada per contrastare collettivamente la pericolosissima masso/mafia. Che come si sa si annida in ogni dove, e in ogni luogo: pubblico e privato. Anche negli uffici dove lavora Gratteri, come abbiamo visto. E la strada che Gratteri dice di aver tracciato, ci dispiace dirlo, è poco più che un piccolo sentiero ancora tutto da scoprire. Dei veri burattinai, nelle sue inchieste, neanche l’ombra. Quelli fino ad oggi toccati sono i livelli inferiori alla cupola, che restano nomi altisonanti, ma che nell’organigramma “masso/mafioso” occupano un posto sotto altri. E questi “altri” che in tanti sanno chi sono, compresi magistrati e politici, continuano imperterriti a farla franca.

Se è questa la realtà investigativa, vista la voglia di libertà dei calabresi, non si può spararle grosse, e poi lasciare la gente che attende da anni la famosa “primavera”, con l’amaro in bocca. Sembra di vivere in un limbo dove sai che qualcosa prima o poi dovrà succedere, ma non si sa quando, se tra un attimo o tra mille anni. Per chi vive la malagiustizia, per chi vive la malapolitica, per chi vive uno stato di disagio economico perenne, ogni istante, in attesa della “liberazione”, è una sofferenza in più. Come a dire: non si scherza con la speranza altrui. Specie di chi vive disperato. Se sai, fai, senza tante parole, se non sai, non dire che farai. Illudere la gente non è reato, ma non è neanche cosa bella.

Gratteri davanti alla Commissione antimafia, grida al complotto nei suoi confronti, e dice: “C’è un disegno di delegittimazione sulla mia persona, ordito da persone indagate dal mio ufficio, tentativi di delegittimazione attraverso il dossieraggio e l’invenzione”. Ovviamente il tutto avviene a “mezzo stampa”. Non sappiamo con precisione a chi si rivolge, ma possiamo immaginarlo. Di sicuro gli stessi che da anni tentano in tutti i modi di oscurare la nostra testata, in riferimento ai burattinai, e non alla “manovalanza”. E i fatti parlano chiaro.

Spesso si tratta di persone interne allo stato con ruoli apicali e di prestigio che oltre al pubblico si muovono nell’ombra per accaparrarsi denaro e potere, tra questi tanti magistrati. Ed è da qui che, a nostro avviso, deve partire la vera lotta alla masso/mafia, che poi è la nostra battaglia di sempre: liberare i tribunali calabresi, e non solo, da tutte quelle oscure presenze che hanno trasformato la Giustizia, a queste latitudini, e non solo, in un vero e proprio mercato delle vacche. Se i giudici sono facilmente corruttibili, se è normale aggiustare le sentenze dietro lauto esborso, va da se che non potrà mai esistere una comunità libera. E i burattinai la faranno sempre franca. E a nulla sarà valso il lavoro anche di mille Gratteri, perché basta un solo giudice ad essere corrotto per annullare il lavoro di mille onesti.

Noi vogliamo ancora una volta credere, o aggrapparci per disperazione, alle parole che Gratteri ha detto ieri in Commissione antimafia, ovvero: “tra qualche anno parleremo di un’altra Calabria”, proprio perché bene sappiamo che se a Gratteri gli si può contestare tutto quello che abbiamo fino ad ora scritto, di certo non gli si può negare l’attaccamento al lavoro, il suo alto senso del dovere, la sua granitica onestà e la sua tenacia nel portare avanti tutto quello in cui lui crede.