Omicidio Bergamini, 18 novembre 1989: i movimenti dei familiari della Internò e il pasticcio delle deposizioni

Da poco più di un anno e mezzo – 25 ottobre 2021 -, è iniziato a Cosenza il processo che vede alla sbarra Isabella Internò per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini. Un processo drammatico e che arriva a ormai 34 anni dall’assassinio del calciatore. Dopo aver ascoltato quasi un centinaio di testimoni, c’è grande attesa per la fase finale del processo non solo a Cosenza ma in tutta Italia per la vasta eco mediatica che ha sempre avuto questa vicenda, piena di depistaggi e di coperture perché vi sono coinvolti tuttora pezzi deviati dello stato. In questa sede ricostruiamo i movimenti e gli alibi dei familiari di Isabella Internò in quella maledetta sera del 18 novembre 1989. E si capisce subito che ci sono decine e decine di circostanze che vengono tenute nascoste o che i familiari provano maldestramente a camuffare. E già da qualche udienza stanno andando avanti indegne “sceneggiate” e fiumi di menzogne dovranno davanti ai giudici della Corte d’Assise (https://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-43-udienza-famiglia-interno-14-ore-di-menzogne-e-sceneggiate/). 

Ma procediamo con ordine. Isabella INTERNÒ, subito dopo i fatti, dal bar/ristorante di Mario Salvatore INFANTINO a Roseto Capo Spulico, ha effettuato cinque telefonate, la prima delle quali alla mamma. Questa telefonata, della quale ha riferito anche Isabella INTERNÒ, è durata circa una diecina di minuti, come dichiarato dal gestore del locale a sette giorni dalla tragedia (il 25 novembre 1989).
Dopodiché la donna ha effettuato altre quattro telefonate, tutte al Motel Agip.
Nel momento in cui Isabella INTERNÒ parla con la mamma, non può certo sapere che di lì a poco il brigadiere Francesco BARBUSCIO l’avrebbe prelevata dal locale per portarla in caserma. Quindi nel corso della telefonata fatta dal bar/ristorante di Mario INFANTINO, la donna non può aver detto alla mamma che si trovava dai Carabinieri, avrebbe al contrario dovuto dirle di trovarsi in un locale pubblico a Roseto Capo Spulico.

Concetta TENUTA, quando è stata sentita a maggio del 2013, ha riferito che nella serata di sabato 18 novembre 1989 si trovavano a casa lei e il marito, allorquando giunse la telefonata della figlia Isabella – la TENUTA non ricordava chi avesse risposto al telefono – la quale li informava che si trovava dai Carabinieri e che Donato BERGAMINI era morto.
Come già sottolineato, Isabella INTERNÒ quando chiama la mamma alle 19:30 dal bar di Mario INFANTINO non può sapere che di lì a poco si sarebbe spostata presso la caserma dei Carabinieri, quindi le indicazioni che aveva potuto dare in quel frangente alla mamma era che si trovava in un locale pubblico.

A dimostrazione della fondatezza di tale argomentazione, ecco la risposta data da Isabella INTERNÒ all’udienza del 30 maggio 1991, al processo nei confronti di Raffaele PISANO. Il Pretore, Dott. MIRABILE le chiede a chi avesse telefonato, la donna dice: “prima ai Carabinieri, poi alla mia famiglia e poi ho chiamato al Motel dove c’erano i giocatori…”.
A questo punto occorre evidenziare l’inaffidabilità della risposta data da Isabella INTERNÒ
allorquando, in sede di deposizione, ebbe a dichiarare di aver telefonato ai Carabinieri. Basti ricordare che la donna, il 23 novembre 1989, aveva riferito al PM dott. Ottavio ABBATE di aver telefonato alla mamma e poi alla Società del Cosenza calcio, mentre il ragazzo che l’aveva soccorsa, ovvero Mario PANUNZIO, aveva allertato i Carabinieri.

Ebbene, dalla testimonianza di Mario PANUNZIO sappiamo che questi si era limitato solo ad accompagnare la donna nel locale andandosene via subito, giacché aveva lasciato la famiglia sul luogo della tragedia ed aveva premura di andare via perché la moglie era incinta.
Vi è da dire, altresì, che il gestore del locale pubblico, Mario Salvatore INFANTINO, il 25 novembre 1989 in sede di escussione davanti al brigadiere Francesco BARBUSCIO, aveva specificato che la ragazza non aveva telefonato ai Carabinieri. Ci aveva provato invece lui, sbagliando però numero.

Ritornando alla deposizione di Isabella INTERNÒ del 30 maggio 1991, il Pretore Antoniono MIRABILE le chiede cosa avesse detto nel corso delle telefonate. Isabella INTERNÒ risponde che all’allenatore aveva detto “è successo che Denis si è buttato sotto al camion…”. Il Pretore le chiede cosa avesse detto alla mamma e la INTERNÒ rispondeva: “questo, mamma venite a prendermi e venite qui perché sono sola perché Denis si è buttato sotto al camion…”.
La risposta data da Isabella INTERNÒ è inequivocabile: allorché chiamò la mamma dal bar/ristorante di Mario INFANTINO, alle 19:30, le disse venite a prendermi e venite qui, perché sono sola.
Eppure anche suo cugino Roberto INTERNÒ, fratello del più noto e famigerato Dino Pippo, ha dichiarato che quando lo zio Francesco INTERNÒ gli chiese di accompagnarlo a Roseto Capo Spulico, gli disse che bisognava andare a prendere Isabella che si trovava presso la caserma dei Carabinieri di quel paese.

Ebbene, ci si domanda come facessero i genitori di Isabella INTERNÒ a sapere che dovevano andare a prendere la figlia presso la stazione Carabinieri di Roseto Capo Spulico, se quando la figlia li aveva chiamati si trovava nel bar/ristorante di INFANTINO e non poteva certo sapere che dopo poco sarebbe arrivato il brigadiere Francesco BARBUSCIO e l’avrebbe portata presso la Caserma dei Carabinieri.

Dobbiamo ritenere che Concetta TENUTA e Francesco INTERNÒ sapessero che la figlia si trovava dai Carabinieri di Roseto perché Isabella INTERNÒ fece una successiva telefonata, evidentemente dalla stazione Carabinieri di Roseto Capo Spulico, con la quale aveva informato i familiari di trovarsi presso la suddetta caserma.
Ci si chiede a questo punto a che ora Isabella INTERNÒ ha effettuato la seconda telefonata ai genitori.

L’inevitabile erosione della memoria di episodi verificatisi tanti anni fa, non ci permette più di acquisire, con certezza, informazioni relative agli orari di verifica degli eventi, soprattutto se riguardanti elementi secondari della vicenda, come nel caso di specie le telefonate fatte da Isabella INTERNÒ. Nonostante ciò abbiamo dei precisi riferimenti temporali, assumibili sia dalle testimonianze rese nell’immediatezza dei fatti o qualche giorno dopo, sia dagli atti coevi all’evento, come i verbali di polizia giudiziaria e la constatazione del decesso di Donato BERGAMINI effettuata dal dott. Michele DE MARCO.

Sappiamo che alle 19:30 il brigadiere Francesco BARBUSCIO riceve la notizia di un incidente sulla statale 106 Ionica, su un tratto di competenza del suo ufficio; alle 19:30 Isabella INTERNÒ arriva al locale di Mario INFANTINO ed effettua delle telefonate, la prima alla mamma; alle ore 20:00 il dott. DE MARCO, accompagnato dal brigadiere BARBUSCIO, si reca sul luogo e constata il decesso di Donato BERGAMINI; Francesco MARINO, all’udienza del 4 luglio 1991 nel processo a carico di Raffaele PISANO, collocherà la telefonata ricevuta da Isabella INTERNÒ tra le 19:55 e le 20:05; la telefonata con la quale la INTERNÒ parla con Francesco MARINO è l’ultima effettuata dalla donna dal Motel Agip; alle 20:30 il brigadiere Francesco BARBUSCIO, negli uffici della stazione Carabinieri di Roseto Capo Spulico, inizia la verbalizzazione della deposizione di Isabella INTERNÒ.
La prima telefonata alla mamma, Isabella INTERNÒ la fa alle ore 19:30 circa, la seconda è ragionevole ritenere che la effettui prima che inizi, alle 20:30, la sua escussione, in un arco di tempo compreso verosimilmente tra le 20:10/20:15 (arrivo in Caserma) e le 20:30.

Di conseguenza, stando alle evidenze probatorie, quando Isabella INTERNÒ fa questa seconda telefonata ai familiari, i suoi genitori sono già al corrente di quello che è successo, ovvero la morte di Donato BERGAMINI, avendoglielo riferito la figlia nel corso della prima
telefonata, alle 19:30. Allora appare legittimo domandarsi, cosa hanno fatto costoro nell’arco di tempo trascorso dalla prima telefonata, di messa a conoscenza della morte di Donato BERGAMINI, alla seconda realizzata minimo mezz’ora dopo, se non di più?

Dal resoconto di alcuni dei parenti di Isabella INTERNÒ ascoltati nel 2013 e nel corso dell’ultima attività di indagine, la sera del 18 novembre 1989, entrambi i genitori di Isabella INTERNÒ – o almeno il padre – stavano partecipando ad una riunione conviviale di famiglia, in contrada Santa Chiara di Rende, presso l’abitazione di Alfredo INTERNÒ, fratello di Francesco INTERNÒ e padre di Roberto e di Dino Pippo. Quest’ultimo, lo ricordiamo, è stato riconosciuto da Tiziana ROTA come uno dei due cugini di Isabella INTERNÒ, alla vista dei quali costei le disse di cambiare discorso perché se avessero saputo che Donato BERGAMINI l’aveva lasciata, sarebbero stati in grado di ammazzarlo.

Durante quella serata Francesco INTERNÒ sarebbe stato avvisato telefonicamente dall’altra figlia Catia della disgrazia occorsa a Donato BERGAMINI e che Isabella si trovava a Roseto, presso la caserma dei Carabinieri. A questo punto Francesco INTERNÒ avrebbe chiesto al nipote Roberto di accompagnarlo a Roseto per prelevare la figlia Isabella…

– Roberto INTERNÒ: “ricordo che quella sera eravamo riuniti tutti a casa dei miei genitori, io e mia moglie, mio fratello Dino Pippo, le mie sorelle Giuliana e Loredana, in miei zii Franco e Cettina ed altri di cui non ricordo. Lo zio Franco ha ricevuto una telefonata,
non so da chi, con la quale veniva avvisato di quanto accaduto. Non posso escludere che la telefonata sia pervenuta prima a casa di zio Franco e poi forse Catia, ha telefonato a casa nostra per parlare con zio Franco. Lo stesso disse che Isabella era presso la caserma
dei carabinieri di Roseto Capo Spulico e che bisognava andare a prenderla. Ricordo che in quella circostanza non specificò il motivo perché Isabella fosse dai Carabinieri. Immediatamente io mi sono reso disponibile ad accompagnare con la mia autovettura mio zio Franco e mia zia Cettina sul luogo dei fatti che era in prossimità di Roseto Capo Spulico. Ho saputo della vicenda della morte di Bergamini da mio zio Franco solo durante il tragitto compiuto in macchina da Rende e a Roseto…”…

“…la sera del 18 novembre del 1989 eravamo a casa dei miei genitori, io con mia moglie, mio padre e mia madre, mio fratello Dino Pippo, quando arrivò la telefonata della sorella di Isabella che cercava il padre. Subito dopo mio zio Franco mi disse che avrei dovuto accompagnarlo a Roseto per andare a prendere Isabella perché c’era stato un incidente. Ricordo che andammo con la mia macchina, un’Alfa Romeo “6”, nuova e che in quella circostanza danneggiai il motore…”;

– Dino Pippo INTERNÒ: “…il 18 novembre del 1989, la sera del fatto, ricordo che mi trovavo a casa dei miei genitori in c.da Santa Chiara di Rende, insieme a mio fratello Roberto, la moglie, i miei genitori, le mie sorelle Giuliana e Loredana, mio cognato D’Ambrosio Luigi, cosa che capitava spesso all’epoca perché cenavamo assieme e giocavamo a carte tra di noi. Non ricordo se era presente o meno mia zia Cettina madre di Isabella. Mentre eravamo a casa arrivò la telefonata di mia cugina Catia che avvertiva il padre di qualche cosa che era successa a Isabella e che si doveva andare a prendere Isabella a Roseto. Fu così che andarono mio fratello Roberto, con la sua macchina un’Alfa Romeo “6”, mio zio Franco e mio cognato Luigi D’Ambrosio e non so dove prelevarono mia zia Cettina …”;

– Michelina MAZZUCA (moglie di Roberto INTERNÒ): “…la sera del 18 novembre 1989 ricordo che eravamo a casa dei miei suoceri a Santa Chiara di Rende. Ricordo che erano presenti Loredana e Giuliana, sorelle di mio marito Roberto Internò, io, mia suocero,
Roberto mio marito, la zia Cettina e lo zio Franco entrambi genitori di Isabella Internò…mentre eravamo in casa arrivò una telefonata dell’altra figlia di Internò Franco, zio di mio marito, rispose mio suocero che subito dopo disse a noi presenti e allo zio Franco che era successa una disgrazia e che si doveva andare subito a Roseto per prendere Isabella. Franco Internò chiese a mio marito Roberto di accompagnarlo con la sua macchina perché non c’erano altre auto disponibili in quel momento. Per questo motivo andarono a Roseto mio marito Roberto con lo zio Franco e la zia Cettina, genitori di Isabella, a bordo di un’Alfa 6 di colore grigio scuro…”.

A tener conto di queste deposizioni, Concetta TENUTA e Francesco INTERNÒ, dopo aver avuto notizia del suicidio di Donato BERGAMINI, tramite la figlia Isabella che aveva parlato telefonicamente con la mamma alle 19:30, come se niente fosse, erano andati a casa del loro parente Alfredo a Santa Chiara, per trascorrere una tranquilla serata in famiglia. Pur
ammettendo solo la presenza di Francesco INTERNÒ a casa del fratello Alfredo, mentre la moglie sarebbe rimasta a casa, la ricostruzione dei fatti sarebbe comunque illogica, giacché sarebbe strano che Concetta TENUTA, appresa quella terribile notizia, non avesse informato il marito, facendo un giro di telefonate presso i familiari a Santa Chiara ove l’uomo era solito recarsi per giocare a carte coi nipoti e parenti.
Pur ritenendo che Isabella INTERNÒ avesse fatto una sola telefonata a casa per informare della tragica morte di Donato BERGAMINI e di trovarsi presso la stazione Carabinieri di Roseto, come visto non può essere la telefonata fatta alle 19:30 dal bar/ristorante di Mario INFANTINO. Se così fosse, allora, a chi ha telefonato e con chi ha parlato Isabella INTERNÒ nel corso della telefonata delle 19:30?

Mario INFANTINO ci dice che la prima telefonata la INTERNÒ la fece alla madre, circostanza
confermata dalla donna sia all’escussione del 23 novembre 1989 che nel corso della deposizione all’udienza del 30 maggio 1991.
Ma c’è di più. Concetta TENUTA allorché viene sentita il 18 maggio 2013, dirà delle cose completamente differenti da quelle riferite dai parenti, o meglio dal nipote Roberto INTERNÒ, escusso quello stesso giorno.

Concetta TENUTA dirà che la sera del 18 novembre lei e il marito si trovavano a casa – nessun accenno della donna alla riunione a Santa Chiara – e affermerà di non ricordare chi prese la telefonata della figlia Isabella, la quale avvisava che BERGAMINI era morto e che lei si trovava presso i Carabinieri di Roseto. Agitati dalla notizia decisero di partire subito e
chiesero al nipote Roberto di accompagnarli. Come si vede Concetta TENUTA riferisce di una sola telefonata della figlia, non ricordando neppure chi parlò con Isabella, con la quale costei li informava che BERGAMINI si era ucciso e che lei si trovava nella caserma dei
Carabinieri di Roseto. Concetta TENUTA, quindi, non dice nulla in merito alla telefonata intercorsa con la figlia alle 19:30 con la quale Isabella INTERNÒ poteva averle comunicato la tragedia ma non che si trovava dai Carabinieri.

Questa divergenza di deposizioni, già di per sé degna di considerazione, acquisisce maggiore interesse investigativo se consideriamo la conversazione telefonica intercorsa tra Roberto INTERNÒ e il fratello Dino Pippo. Della quale ci siamo già occupati e che è decisamente disarmante (https://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-dino-pippo-interno-non-ha-un-alibi-credibile-e-il-fratello-lo-rimprovera-eravate-tutti-in-prima-fila-al-funerale/).