Omicidio Bergamini story, 34^ udienza. Fabio Anselmo al cronista di LaC: “Io non ho paura”

Il breve rinvio della sentenza del processo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini (dalla fine di luglio al 1° ottobre con requisitoria, conclusioni e arringa a settembre) non ci impedisce affatto, anzi ci agevola nella necessaria, LUNGA e indispensabile opera di ricostruzione delle fasi salienti del processo. 

18 GENNAIO 2023 – 34^ UDIENZA 

La 34^ udienza del processo Bergamini stava per chiudersi quando all’altezza della porta d’ingresso dell’aula l’avvocato Fabio Anselmo e un cronista di LaC News hanno avuto un vivace scambio di opinioni. Anselmo ha detto al giornalista “Io non ho paura di voi” determinando la sua reazione ed ha aggiunto una serie di dettagli, certamente a conoscenza del suo interlocutore. “Genio del male” ha ripetuto in maniera sibillina un paio di volte il legale ferrarese prima di allontanarsi e scambiare ancora un paio di battute al cianuro con il cronista di riferimento degli assassini di Denis Bergamini e concludendo con un secco: “Io vado avanti lo stesso fino in fondo” che ha lasciato il compagno di merende della famiglia Interno-Tiesi praticamente in mutande anche se era “bardato” di cappotto impermeabile con cappuccio (avissim’i fa ca li va a pioggia supa a chierica), giacchetta e maglione rigorosamente “a dolcevita”. O, se preferite, a collo alto, specialità della “casa”. Bianco. Curiosamente molto simile a quello dell’avvocato…

Fabio Anselmo non ha rivelato i particolari che stanno dietro al battibecco ma dal suo atteggiamento è chiaro che, come minimo, ha qualcosa da rimproverare al cronista. Del resto, non è certo la prima volta che Anselmo ha da ridire sui “metodi” professionali utilizzati dal soggetto e non è un mistero che stia pensando all’eventualità di chiamarlo a testimoniare davanti alla Corte. L’ultima sottolineatura era arrivata proprio nella penultima udienza del processo, quando il legale aveva contestato a una testimone i suoi rapporti di amicizia col cronista documentati da più intercettazioni (https://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-il-cronista-attapirato-e-la-testimone-disgustata/). Ma questa volta il dialogo è andato oltre e deve avere una spiegazione che prima o poi verrà fuori.

Da Pugliese a Cribari il passo è breve perché in molti ricordano che già un anno fa Anselmo aveva denunciato situazioni ambientali particolari.

“C’è un clima pesante e preoccupante” aveva detto a marzo 2022, riferendosi ai momenti di tensione tra le parti nel corso della deposizione di Gigi Simoni.  Tensione determinata in maniera pacchiana e maldestra dall’atteggiamento isterico dell’avvocato di Isabella Internò, Angelo Pugliese.

“E’ una mia condizione soggettiva personale – aveva detto Anselmo -, ho percepito una tensione che andava oltre – a mio modesto avviso di avvocato – i limiti di una normale situazione processuale. Una tensione che andava oltre la normalità e quando parlo di normalità parlo di processi che facciamo insieme da 20 anni, che non sono proprio processi non impegnativi. Quindi ho espresso questa preoccupazione, l’ho espressa e visto che se n’è voluto parlare in aula, l’ho confermata in aula”.

Che clima si respira al processo?

«Sono vent’anni che faccio processi in corte d’assise, tanti e delicati, ma qui la tensione va oltre, diventa fisica, anche nei confronti della mia persona, e vivo cose mai vissute in altri contesti».

Di quale genere?

«Sembra quasi ci sia un corpo a corpo, ma a senso unico. Mi è stato prospettato il rischio che io potessi avere un incidente stradale nelle trasferte in automobile tra Ferrara e Cosenza, aggiungendo che sarei dovuto stare attento, con il relativo commento che non ne sarebbe valsa la pena».

Cos’altro?

«Sono stato oggetto di osservazione costante, anche fuori dal tribunale…».

Si riferisce alla bagarre sul senatore Morra?

«Esattamente. Sono stato visto al bar prendere il caffè con il presidente della commissione antimafia ed è stato anche questo motivo di allusioni. Come c’è stata polemica sulla collaborazione, per altro fisiologica, fra parte civile e pubblico ministero, ma in fondo se c’è questo processo è proprio grazie a questa collaborazione. Addirittura, è stato contestato che io mi potessi sedere accanto al pubblico ministero».

Schermaglie o c’è di più?

«Per dirne un’altra: ho chiesto una pausa tecnica (un’interruzione breve del dibattimento, per andare al bagno, ndr), per altro ho lasciato il telefono sulla scrivania, eppure alla ripresa dell’udienza la difesa della Internò è arrivata a ipotizzare che in quei minuti avessi avuto contatti con il teste».

Ma come mai?

«È un clima sostenuto da certa stampa… Quale? No, non pubblicizzo. Però è un sintomo chiaro e forte: ho rilasciato sempre interviste anche alla stampa “ostile”, penso ai processi Cucchi, Uva, Aldrovandi, Stefano Zurlo del Giornale mi ha fatto un’intera pagina, ma anche Libero, Il Tempo… Da quella stampa calabrese, invece, non ho mai ricevuto una telefonata, per altro ci sono alcuni di quei giornalisti che compaiono nelle intercettazioni ed emerge un loro coinvolgimento emotivo a favore della difesa. No, loro non mi hanno mai interpellato, non una volta che una».