Omicidio Bergamini, 42^ udienza. La vicina di casa di Internò non ne azzecca una e finisce “ammonita” dalla Corte

Oggi in Corte d’Assise a Cosenza è ripreso, con la 42^ udienza, il processo per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini. Imputata l’ex fidanzata del calciatore, Isabella Internò, 54 anni, oggi presente in aula.

Il primo a deporre è Marcello Sciarappa, colonnello dei carabinieri in servizio a Roseto Capo Spulico nel periodo in cui perse la vita Denis Bergamini.
Nei racconti di Sciarappa, che la sera del 18 novembre non era in servizio, la ricostruzione di quanto avvenne il giorno dopo. Fu lui a coadiuvare il brigadiere Barbuscio nella stesura del verbale di riconsegna dei beni personali di Denis alla famiglia del calciatore giunta da Argenta. Gli viene fatta notare l’incongruenza di un verbale nel quale non si fa menzione dell’orologio che era al polso di Denis e che viene realmente consegnato alla famiglia. Sciarappa però non ricorda di aver materialmente consegnato nulla alla famiglia e ricorda di aver visto solo la Maserati parcheggiata nel cortile della caserma.

Decisamente più lunga, articolata e anche ricca di contraddizioni, la testimonianza di Carmela Dodaro, amica e vicina di casa di Isabella Internò all’epoca dei fatti. Le due si frequentavano nel cortile del condominio, senza mai uscire insieme, avevano infatti comitive diverse. La donna ha raccontato di aver visto diverse volte Denis sotto casa di Isabella fino a ottobre-novembre 1988 quando poi Isabella le disse, in lacrime, che il loro rapporto era finito. Da lì in poi, racconta la Dodaro, Denis l’ha contattata diverse volte (circa una al mese – ha detto – fino alla tragica morte del ragazzo) per incontrarla. Incontri, questi, nei quali i due avevano secondo la donna anche rapporti intimi. «Mi feci l’idea che lui la usasse», ha commentato la testimone.

La Dodaro racconta poi di aver visto Denis nel pomeriggio in cui il ragazzo ha perso la vita. «Quel pomeriggio Isabella venne da me nel primo pomeriggio e mi chiese se poteva uscire con me siccome non aveva nulla da fare. Poco dopo tornò dicendomi che la aveva chiamata Denis chiedendole di vedersi perché doveva dirle qualcosa di importante. Io le ho consigliato di non andare ma lei era convinta che lui dovesse dirle qualcosa di importante siccome si trovava in ritiro e non era solito abbandonare la squadra prima di una partita. La accompagnai fuori dal cancello e quando arrivò Denis lei salì in macchina e andarono via. La sera tornata a casa dopo una pizza con gli amici venni a sapere quello che era successo attraverso la tv.

Subito dopo bussò alla porta Katia, la sorella di Isabella, era in lacrime e ci disse che Denis era morto. Andammo a casa loro e lì c’era Isabella in lacrime e tanta altra gente. Isabella mi raccontò quella che era successo. Che Denis le aveva detto di voler lasciare il calcio, che era stanco e voleva andare a Taranto per imbarcarsi per un paese lontano, che lei doveva accompagnarlo e poi tornare indietro. Lei provò a convincerlo a cambiare idea o almeno a portarla con lui, pensò anche di esserci riuscita. Poi si fermarono in una piazzola, lui scese dalla macchina e le disse che avrebbe fatto l’autostop a tre macchine, se nessuna si fosse fermata sarebbe rientrato a Cosenza con lei, altrimenti avrebbe proseguito per Taranto. Dopo due macchine che non si sono fermate all’approssimarsi di un camion le ha detto “Ti lascio il mio cuore ma non il mio corpo” e si è buttato sotto il camion come tuffandosi in piscina».

Il pm Primicerio le fa notare che in una precedente deposizione (la prima e unica nel 2017) la donna aveva detto di aver appreso i dettagli del loro viaggio fino a Roseto solo qualche giorno dopo la tragedia, oggi invece afferma qualcosa di diverso ovvero che l’ha saputo quella sera stessa e incalzata a proposito dichiara di non ricordare precisamente. 

Viene chiesto poi alla Dodaro del rapporto tra Isabella Internò e Luciano Conte, il marito poliziotto. «Già prima della morte di Denis Isabella cominciò a frequentare una comitiva della quale faceva parte anche Luciano Conte, era l’estate dell’89. Isabella mi raccontò che era poliziotto a Palermo e che poi si misero insieme e si sposarono a dicembre del 1991. Andai al loro matrimonio e feci visita ad Isabella quando nacque la sua prima figlia. Siamo rimaste amiche finché non mi sono sposata, nel 1996, e ho cambiato casa».

L’avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo, le chiede conto dei suoi rapporti con Dino Pippo Internò, cugino di Isabella e collega della Dodaro (lavorano insieme alla Codis agenzia di vigilanza privata). La donna afferma di avere esclusivamente rapporti di lavoro con Dino Pippo Internò. L’avvocato fa, però, sentire in aula una intercettazione telefonica tra la donna e il cugino della Internò nella quale si parla, per ben 25 minuti, di questioni personali, la salute del figlio dell’uomo, quella di altri colleghi e quindi anche la vicenda relativa alla morte di Bergamini.

Dino Pippo dichiara nel corso della telefonata: “Quel procuratore Facciolla vuole solo fare carriera e la sorella lo fa per i soldi dell’assicurazione”. La donna afferma: “Assurdi questi testimoni che si fanno vivi dopo 20 anni. Così si rovina una famiglia”. Anselmo le fa allora notare che anche la sua prima, e fino ad oggi unica, deposizione, risale solo al 2017 e che prima di allora la donna non avesse sentito la necessità di fare presente che il pomeriggio della morte di Denis lo avesse visto sotto casa di Isabella a differenza di quanto venisse affermato sui media ossia che il ragazzo fosse stato prelevato al cinema Garden.

Più volte ammonita e invitata dal presidente della Corte a dire la verità la donna afferma di non aver sentito la necessità di farsi avanti, convinta che gli inquirenti avessero sempre creduto alla versione fornita da Isabella. Versione alla quale crede ciecamente anche lei: «Sono convinta dell’innocenza di Isabella perché non la credo capace di un gesto simile e poi non ne aveva motivo. Anche dopo aver letto le perizie mediche che sconfessavano la sua tesi non ho dubitato di lei».

Contrasti e contraddizioni anche nella testimonianza di Barbara Dodaro, sorella di Carmela, che racconta di aver visto una volta Denis a casa di Isabella e diverse volte sotto casa della ragazza. Parlando della fine del rapporto tra i due la donna sottolinea come la stessa Isabella avesse attribuito l’allontanamento di Denis ad un cambiamento di atteggiamento del ragazzo dovuto a Michele Padovano. «Ho attribuito il suo cambio di atteggiamento al suo nuovo stile di vita. Dopo aver cambiato casa Denis era diverso e si è allontanato da Isabella». Versione questa sostenuta dalla Dodaro anche nella sua precedente deposizione (l’unica nel 2019), nella quale afferma: «Un familiare di Isabella, penso più la madre, mi disse a distanza di tempo che avevano capito perché Denis si fosse suicidato. Con Padovano il ragazzo avrebbe preso una brutta strada e cominciato a frequentare brutti ambienti. Per non dare un dispiacere alla famiglia si è suicidato».

Il pm Primicerio e la Corte le fanno notare, però, che Denis è andato a vivere con Padovano solo tra agosto e settembre del 1989, quindi quando il rapporto con Isabella, anche a detta di sua sorella Carmela, si era già incrinato da tempo (circa un anno). La donna non sa motivare il perché allora Isabella avesse attribuito a Padovano la fine del loro rapporto.
Quanto al giorno della morte di Denis Barbara conferma la tesi della sorella e quindi di Isabella che, insolitamente, si reca a casa loro per dire alle amiche che Denis la ha chiamata per dirle di vedersi (circostanza mai verificatasi in precedenza, Isabella aveva sempre informato le sorelle dopo aver incontrato Denis, mai prima). Entrambe la invitano a non andare a non farsi “usare a piacimento come un interruttore” ma Isabella “che era innamorata, sperava in un ripensamento di Denis”. La sera poi viene a sapere della tragedia e a casa di Isabella viene a conoscenza dei particolari proprio da Isabella che racconta quella che è la sua versione dei fatti «Ho sempre creduto a quello che ha detto Isabella e le credo tutt’ora».

L’avvocato di parte civile, Anselmo, le chiede di eventuali confidenze sulla vicenda, tra sorelle, subito dopo la tragedia e fino al momento in cui le due sorelle non sono state sentite dagli inquirenti (nel 2017 Carmela, nel 2019 Barbara). «Non ricordo che ne abbiamo mai parlato se non per esprimere dispiacere per Isabella, ci ripetevamo “Povera Isabella, cosa sta passando” ma quando sono stata a Castrovillari non sapevo neanche che lei fosse già stata sentita prima di me».
Si torna in aula il prossimo 8 maggio quando saranno escussi diversi membri della famiglia Internò.