Omicidio Bergamini, ora è ufficiale: il marito poliziotto della Internò trasferito alla Polaria di Lamezia

Luciano Conte, il marito poliziotto di Isabella Internò

La notizia è rimasta ufficiosa per circa un mese e mezzo ma era supportata da molti “indizi”, che lasciavano poco spazio agli equivoci. Adesso è stata ufficializzata anche da Sky Sport nel suo telegiornale sportivo.

Luciano Conte, il marito poliziotto di Isabella Internò, accusata di concorso in omicidio per la morte del calciatore del Cosenza Denis Bergamini e lui stesso indagato per favoreggiamento personale, è stato trasferito da Paola a Lamezia Terme. A Paola era assistente capo di polizia giudiziaria, un ruolo molto importante che ha ricoperto per molti anni, ma dopo essere finito ufficialmente nel calderone di uno dei cold case più vergognosi della nostra realtà, qualcuno si è finalmente accorto dell’opportunità di mandarlo via e adesso è stato “declassato” alla polizia di frontiera (detta anche Polaria) di Lamezia Terme. Qualcuno ha già visto la sua “brutta faccia” all’aeroporto.

Dallo scorso mese di aprile, del resto, Luciano Conte è il terzo indagato per l’omicidio volontario di Denis Bergamini, anche se per ora deve rispondere solo di favoreggiamento personale. La procura di Castrovillari ha sequestrato il suo telefono cellulare e quello della moglie, oltre al computer di famiglia per una serie di analisi sui flussi telefonici e sulle informazioni contenute nel pc. Esistono già diverse intercettazioni, sia ambientali che telefoniche, di marito e moglie che “discutono” dell’omicidio di Bergamini e adesso è arrivato il momento che questi signori (bontà loro!) ci spieghino cosa è accaduto. E la cosa più grave è che il signor Conte, essendo un poliziotto, dovrebbe essere un servitore dello stato… Ccuri cazzi, diciamo a Cosenza. E il suo trasferimento è il primo, tangibile segnale che finalmente in polizia si sono “accorti” della gravità della vicenda.

IL RUOLO DI LUCIANO CONTE

Non è ancora chiaro se l’agente di polizia Luciano Conte, 56 anni, attuale marito di Isabella Internò, entra a far parte della vicenda legata all’omicidio di Donato Bergamini dopo la seconda deposizione dell’attuale moglie. Forse già dalla prima, che viene resa ai carabinieri qualche giorno dopo il delitto, il 23 novembre 1989, Isabella Internò parla di lui. Ne esisterebbe traccia nel primo fascicolo dell’inchiesta.

Ed è il pm Ottavio Abbate che chiede di ascoltarlo e sul fascicolo vengono indicati gli estremi per rintracciarlo. Incredibilmente, però, le carte che dovrebbero testimoniare della sua deposizione, non sono inserite successivamente nel fascicolo. Insomma, qualcuno deve averle accuratamente eliminate.

Qualche tempo dopo, comunque, nel corso dell’istruttoria per il processo, la ragazza viene interrogata dal sostituto procuratore Ottavio Abbate e non c’è dubbio alcuno che faccia riferimento proprio al suo attuale marito.

Ma procediamo con ordine.

Quando il sostituto procuratore Abbate interroga Isabella, alla domanda se si fosse legata a qualcuno dopo aver interrotto il rapporto con Donato, risponde così:

“… Non mi sono legata a nessun altro. Avevo però il conforto delle mie amiche, e anche del mio amico di famiglia a nome Conte Luciano, che è un poliziotto della digos e presta servizio a Palermo… con il Conte intercorrono rapporti telefonici…”.

Il particolare viene inserito nel libro “Il calciatore suicidato” a pagina 38, ma di Isabella e del poliziotto della digos, purtroppo, non si tornerà più a parlare nelle pagine scritte con grande ardore da Carlo Petrini.

Quando il magistrato si riferisce all’interruzione del rapporto tra Denis e Isabella si riferisce, naturalmente, al 1988, per cui è praticamente acclarato che la ragazza in quell’anno conosce Luciano Conte e quindi prima che Denis perda la vita.

Qualcuno ipotizza che nel 1988, nell’anno in cui riferisce di essere rimasta incinta (in realtà l’aborto è avvenuto nel 1987 ma è possibile che la ragazza abbia posticipato l’evento), Isabella vedesse sia Denis che il poliziotto. Isabella Internò non precisa in che modo Luciano Conte sia “amico di famiglia”, né tantomeno il magistrato glielo chiede.

Ma risulta quantomeno strano che con un “amico di famiglia” intercorrano soltanto “rapporti telefonici”.

Perché Isabella fa cenno al suo rapporto con il poliziotto?

E’ probabile che qualcuno li avesse visti insieme. Sembra, in particolare, che Padre Fedele Bisceglia abbia parlato proprio di quel poliziotto alla famiglia Bergamini. E sembra che ancora il frate francescano si fosse meravigliato e non poco per l’atteggiamento “sbrigativo” di qualcuno che era con Isabella nel corso di un’udienza importante del processo.

E se Isabella avesse parlato del suo “amico di famiglia” già nella prima deposizione resa ai carabinieri? Beh, in quel caso potrebbe anche averlo fatto per assicurarsi una “protezione” che, a quanto pare, il poliziotto non le ha fatto mai mancare.

Luciano Conte è nativo di Ragusa ma ha molti legami di famiglia a Cosenza. Tuttavia, inizia a lavorare a Palermo. Quasi superfluo sottolineare quanto sia difficile operare in quella città. Isabella riferisce che Conte lavorava nella digos ma in realtà faceva parte della squadra mobile. Secondo fonti accreditate della polizia, Conte si mette in evidenza nel suo servizio anche quando è ancora molto giovane. E, sempre secondo quelle fonti, partecipa nientepopodimeno che alla cattura di Michele Greco, il “papa” della mafia siciliana, all’inizio degli anni Novanta.

Quanto, invece, al suo rapporto con Isabella, la sua qualità di “amico di famiglia” diventa ben presto quella di “fidanzato ufficiale” se è vero, com’è vero, che neanche tre anni dopo la morte di Donato, Isa e Luciano diventano marito e moglie, nel 1991, in una chiesa di Rende. La coppia vive in Sicilia per qualche tempo. Dopo il matrimonio, Conte viene avvicinato a Cosenza e, qualche anno dopo, la famiglia prende casa a Surdo, una frazione di Rende. Dove abita tuttora.

Sì, perché Conte, dopo gli anni trascorsi a Palermo, adesso è assistente capo alla sezione di polizia giudiziaria di Paola.

Difficile credere che Isabella Internò, ormai signora Conte, non abbia detto la verità su quanto è accaduto quel pomeriggio al marito.

Luciano Conte

In occasione del ventesimo anniversario della morte di Denis, una troupe di Chi l’ha visto? ha deciso di provare ad intervistare la signora Internò. Isabella ha avuto solo il tempo di biascicare al citofono un improbabile “Non c’è nessuno”. Poi ha preso in mano la situazione il marito, che è sceso al portone e ha apostrofato in malo modo il giornalista, “avvertendolo” di essere un poliziotto… Una reazione scomposta e scortese che ha lasciato stupefatto sia il diretto interessato sia i telespettatori.

E che Conte fosse molto nervoso (per usare un eufemismo) in quel periodo, lo ricaviamo anche dalla denuncia che presentò insieme alla moglie nei confronti del giornale che dirigo, Cosenza Sport. Una querela che si è risolta con l’assoluzione piena per chi scrive.

Per non parlare delle “scaramucce” con questo soggetto nel corso delle udienze del processo. E che dire delle intercettazioni, finalmente rese pubbliche prima da “Chi l’ha visto?” e poi da “Quarto Grado”, nelle quali catechizza la moglie su quanto deve dire al magistrato che deve interrogarla?

“Tu di me non devi dire niente” le dice il marito mentre si trovano in macchina. “Se ti dicono fa il poliziotto rispondi di sì e che all’epoca… era a Palermo”. 

“Nel privato – aggiungeva l’agente di polizia marito della Internò – non ci devi entrare proprio… dici che erano cose da ragazzini e che le coppie si lasciano e si prendono…”. 

A un certo punto della popolare trasmissione di Rete4 di qualche settimana fa, Gianluigi Nuzzi ha posto il fatidico quesito: “Ma non è che Isabella Internò abbia taciuto e taccia ancora per paura?”. L’interrogativo si è trasformato in farsa quando la regia ha fatto partire le intercettazioni del marito poliziotto ed ex amico di famiglia Luciano Conte prima che Isabella andasse all’interrogatorio a Castrovillari. Oltre a quelle già conosciute, ne è stata (ri)proposta un’altra nel corso della quale Conte dice alla moglie: “… Loro lo sanno ed è per questo che ti chiedono di me…”. 

Di qualsiasi cosa si tratti, del loro rapporto sentimentale, di quando è cominciato e cosa si sia portato dietro oppure della sera dell’omicidio, poco importa. Nessuna “paura” può avere impedito a Isabella di rivelare quello che era accaduto quella sera, in primo luogo proprio perché si era legata a un servitore dello stato.

Ma la verità prima o poi viene sempre a galla. E finalmente qualcuno comincia ad interrogarsi su chi abbia potuto svolgere il ruolo di “regista” occulto dell’omicidio di Denis Bergamini che, come minimo, dev’essere uno in grado di pensare un piano e in grado di avere i contatti giusti con i pezzi deviati dello stato, a partire da se medesimo… E di procurarsi un avvocato esperto come Angelo Pugliese (fratello della sua collega poliziotta Raffaella, che è stata anche vicequestore a Cosenza!). Checché ne dicano la mantide di Surdo e il suo scadente marito poliziotto. Ora anche trasferito e declassato.