Omicidio Bergamini, iniziato il processo d’appello. Rigettate le eccezioni della difesa: le figuracce dei legali di Internò

Quasi cinque ore di questioni preliminari hanno caratterizzato la prima udienza del processo d’appello a Catanzaro per l’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini. Presente l’imputata Isabella Internò, condannata in primo grado a 16 anni di reclusione dalla Corte d’Assise di Cosenza.

Il presidente Piero Santese ha respinto la prima parte delle eccezioni preliminari della difesa, rappresentata oggi non solo da Angelo Pugliese ma anche da Cataldo Intrieri. Il legale cosentino ha cercato, come al solito in maniera pacchiana, di dimostrare che il pm Luca Primicerio non avesse titolo a partecipare all’appello arenandosi pesantemente sullo scoglio di un magistrato che ha avuto vita facilissima nel replicare che, se proprio avesse questa intenzione, avrebbe dovuto ricusarlo. Non siamo neanche all’abc del diritto ma tant’è. Poi si è arrampicato sugli specchi di una presunta nullità del decreto di riapertura delle indagini, peraltro già rigettata in due circostanze dalla Cassazione. Ma è caduto ancora più in basso tirando fuori dal cilindro – si fa per dire – una presunta falsificazione delle firme del pm e del procuratore e – dulcis in fundo – un grado di parentela – padre e figlia – tra i giudici popolari del processo di primo grado. Il pm Primicerio nel primo caso gli ha sventolato l’originale dell’apposizione delle firme e nel secondo ha informato la Corte che la difesa conosceva i nomi dei giudici popolari già dal luglio del 2022 e avrebbe potuto agevolmente ricusarli tre anni fa, ma non l’ha fatto. La Corte ha rigettato in toto le eccezioni di Pugliese.

Esaurito il teatrino del legale cosentino, è iniziato quello del legale crotonese, al quale era stato demandato il compito di confutare la prova scientifica dell’incidente probatorio e della indigesta glicoforina, che ha inchiodato alle sue responsabilità Isabella Internò. Ed è toccato a lui il “pezzo forte” della giornata ovvero la richiesta della riapertura dell’istruttoria dibattimentale e la nomina di “un perito d’ufficio di fama internazionale che sia estraneo ai circuiti italiani” e di riascoltare alcuni testimoni già sentiti nel processo di primo grado.
“La richiesta di nomina di un nuovo perito – ha sostenuto Intrieri – é motivata dalla messa in discussione della validità della prova scientifica in base alla quale Denis Bergamini era già morto per asfissia prima di essere investito da un camion sulla statale 106″. Riguardo alle prove medico-legali, il pm ha ribadito che “i periti hanno utilizzato diversi marcatori, non solo la glicoforina” e che esiste ampia documentazione per ritenere superflua una nuova perizia”.

L’avvocato Alessandra Pisa ha risposto ancora meglio nel merito alle critiche sulla glicoforina: “Non è una prova isolata, ma parte di un quadro ampio che comprende altri tre marker di asfissia. Franceschetti non ha mai definito il metodo privo di fondamento. Si dimentica che l’immunoistochimica sul polmone ha permesso di riscontrare la sofferenza respiratoria di Denis. Il dato scientifico va letto nella sua interezza”.

A replicare alle accuse di conflitti di interesse recitate in maniera scadente da Intrieri, è stato l’avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo. Il legale ferrarese ha dimostrato, carte alla mano, che nel processo di primo grado la difesa di Internò ha rifiutato più volte un confronto tra la consulente di parte, la dottoressa Innamorato, con i consulenti della procura di Castrovillari. Ed è francamente grottesco sentire che adesso la difesa vorrebbe fare marcia indietro. E non è mancata qualche scintilla quando Anselmo ha rispedito al mittente le insinuazioni su un ruolo della compagna, la senatrice Ilaria Cucchi, nella vicenda, visto che all’epoca non era parlamentare. Costringendo il rivale a riconoscere la figuraccia oltre alla reprimenda del presidente Santese, che gli ha ordinato di abbassare la cresta. Su questa seconda parte di eccezioni della difesa, la Corte renderà nota la sua decisione nella seconda udienza fissata per il 27 gennaio 2026.