Omicidio Bergamini, come hanno ucciso Denis prima di stenderlo sull’asfalto/2.

Dopo la riesumazione della salma di Denis Bergamini e l’effettuazione delle analisi radiologiche, avvenuta il 10 luglio scorso a Ferrara, alla fine di luglio si è passati alle analisi istologiche a Caserta e adesso si attendono i risultati, che arriveranno presumibilmente entro la fine di novembre. La verità ormai la conoscono tutti: il calciatore del Cosenza è stato ucciso e successivamente sdraiato sull’asfalto e sormontato da un camion per far credere che si fosse suicidato. Una versione alla quale ormai crede solo Isabella Internò, la principessa della menzogna e la vera ispiratrice dell’omicidio di Denis.

La famiglia Bergamini aveva incaricato anni addietro il professore Giovanni Pierucci del Dipartimento di Medicina legale di Pavia di valutare l’esito dei risultati cui pervenne nel 1990 il professore Avato nella sua relazione medico-legale.

Il professore Pierucci svolgeva le proprie osservazioni disponendo di tutte le fotografie del fascicolo processuale, opportunamente ingrandite, sia di quelle contenute nell’autopsia Avato sia di quelle scattate la sera del 18 novembre 1989.

I risultati delle osservazioni medico-legali del professore Pierucci sono esattamente sovrapponibili alle conclusioni cui era pervenuto il professore Avato con riferimento all’uso del camion da parte degli assassini in quanto – com’è emerso dalle ultime vicende – ci sono invece delle incongruenze rispetto ad altre questioni.

In particolare, si conveniva sul sormontamento del corpo con modalità di investimento “lento”, trovandosi il corpo in quel momento in posizione supina. L’assenza di tracce dirette di urto da parte del veicolo, al pari dell’assenza di tracce di abbattimento costituiscono – secondo l’autorevole parere – segni evidenti che il corpo era già disteso al suolo al momento dell’impatto.

L’assenza di lesioni dirette da pneumatico sulle superfici tegumentarie posteriori sono di conferma della posizione supina della vittima all’atto dello schiacciamento. La fondamentale assenza di lesioni tipo profonde escoriazioni/ferite lacero-contuse nelle zone tegumentarie potenzialmente interessate dall’attrito contro il fondo stradale comporta l’assenza ovvero il minimo trascinamento del corpo dopo lo schiacciamento.

cadavere bergamini

Riassumendo: sormontamento da parte di mezzo con modalità di investimento “lento”; corpo già disteso al suolo; corpo in posizione supina all’atto dello schiacciamento; assenza di trascinamento del corpo (ovvero minimo trascinamento).

Ma il professore Pierucci non si ferma qui. E in pratica è il primo ad avanzare dei dubbi. Sottolinea in particolare come nella relazione peritale del professore Avato “la complessa problematica della reazione vitale o non è espressamente affrontata, ovvero è risolta in senso negativo”.

Il professore Pierucci pone un nuovo e inquietante interrogativo: c’è vitalità delle lesioni?

Ed individua tutta una serie di elementi che pongono molti dubbi sulla vitalità, tanto da osservare che “due frammenti di cute istologicamente esaminati, quello della regione sopraclaveare e quello nella regione perineale… abbiano palesato un quadro antitetico a quello della lesione inferta in vita: vale a dire, non già infiltrazione ematica nel contesto tessutale bensì scarsità di sangue nei capillari diffusi“.

Il professore Pierucci, quindi, suggerisce di affrontare il problema della reazione vitale, che oggi, con corredo tecnologico diverso da quello disponibile ai tempi della perizia Avato, può essere affrontato con maggiore efficacia, anche su tessuti pertinenti a cadaveri riesumati, facendo ricorso a metodiche immuno-istochimiche. Ed è esattamente quello che è stato fatto il 31 luglio scorso a Caserta grazie al materiale istologico del caso, disponibile presso la Medicina Legale di Ferrara.

Il quesito medico-legale, osserva Pierucci, riguarda essenzialmente la “lacerazione dell’arteria iliaca comune”, vale a dire la lesione principalmente mortale. In sostanza, prospetta l’eventualità che la discriminazione vasale possa avere preceduto nel tempo, anche di pochi minuti, l’investimento di Bergamini.

E Pierucci si spinge oltre, affermando che si allude espressamente alla possibilità che prima dell’investimento il calciatore sia stato attinto all’addome con uno strumento tipo punto, o meglio punta-taglio, affondato fino a raggiungere e discontinuare l’arteria iliaca comune e quindi a provocare la morte. Si spiegherebbe così anche la lesione al femore, che nel corso dell’autopsia non era stata rilevata e che sarebbe conseguenza dell’azione degli assassini nei confronti di Bergamini. 

“In tale evenienza – conclude Pierucci – lo schiacciamento addomino-pelvico sarebbe avvenuto in fase post mortale e la concentrazione lesiva nella regione menzionata sarebbe funzionale al mascheramento della ferita da arma bianca”. E questo spiegherebbe un fatto traumatologico essenziale: il sormontamento con modalità di investimento “lento”, trovandosi il corpo in posizione supina.

Il professore Pierucci, dunque, è stato straordinariamente lungimirante ponendo per primo l’inquietante interrogativo e suggerendo la non vitalità delle lesioni (che potrà essere dimostrata senza possibilità di equivoci dagli esami istologici) e la possibilità che Bergamini sia stato colpito con arma bianca affondata fino a colpire l’arteria iliaca comune provocandone la morte ed anche quelle lesioni al femore che sono state riscontrate dopo la riesumazione della salma. Solo successivamente, proprio per mascherare la ferita e le lesioni al femore, il corpo – disteso a terra supino – sarebbe stato attinto dal camion.