Padroni&Politica: ex Novelli, gli sciacalli iGreco disattendono l’accordo. Ci sarà pure un giudice a Berlino

Da sinistra: Martelli, Saverio Greco e Giancarlo Greco

“Salute e lunga vita alla Cosenza Libera” (libera nel vero senso della parola non come il movimento di De Cicco…).

Così ci salutano i lavoratori umbri di Alimentitaliani, che nella loro vita tutto pensavano che gli sarebbe potuto capitare tranne che essere costretti a conoscere l’arroganza, l’insensibilità, lo spietato potere di un gruppo paramafioso calabrese che risponde al nome de iGreco, che continua sprezzante a perseguire il suo unico obiettivo: fare soldi sulla pelle della gente. Senza che in Calabria si alzi una sola voce libera (che non sia iacchite) disposta a dire la verità. Perché i soldi e le pubblicità di questi pezzenti arricchisciuti fanno gola a tutti e i giornalisti in Calabria, salvo pochissime eccezioni, sono venduti al potere. 

Oggi i nostri amici di Terni ci propongono l’articolo uscito sul numero di giugno di Micropolis, l’inserto umbro de il manifesto con il quale iacchite è “gemellato” da tempo per denunciare tutte le malefatte di questi “prenditori” senza scrupoli. 

I cassintegrati di Alimentitaliani stanno vivendo il reale rischio di perdere il lavoro e tutti i diritti acquisiti

di Paolo Lupattelli

Arnold, un mugnaio tedesco rimane senza mulino per l’arroganza e l’avidità di un nobile e la complicità di un giudice. E’ una palese ingiustizia a cui pone riparo il re, Federico
il Grande di Prussia.

Da allora l’espressione ci sarà pure un giudice a Berlino viene usata come speranza di imparzialità della giustizia. Sono passati poco meno di tre secoli e sono sempre di più coloro che in ogni angolo del mondo vanno cercando giustizia.

Per esempio, i cassintegrati di Alimentitaliani che stanno vivendo il reale rischio di perdere il lavoro e tutti i diritti acquisiti. Se non ci fossero di mezzo famiglie e prospettive
di vita andate in fumo, ci sarebbe da ridere. La vicenda riguarda i dipendenti e decine di fornitori che a causa del ricorso al concordato preventivo saranno costretti a portare i libri in tribunale, una foto dell’Italia odierna.

La storia del fallimento del gruppo alimentare Novelli, del suo acquisto da parte di Alimentitaliani srl della famiglia Greco di Cariati, è emblematica. Uno spaccato paradigmatico del mondo del lavoro, delle sue relazioni istituzionali, politiche e sindacali
ai tempi del Jobs Act. Ce n’è per tutti i gusti. Dalla soddisfazione generale ed esagerata di tutti i protagonisti dell’accordo del 13 aprile scorso alla loro vicinanza politica a Matteo Renzi: il vice ministro Teresa Bellanova, i fratelli Greco, il loro cugino deputato Pd Ferdinando Aiello, Ernesto Ciaone Carbone della segreteria nazionale Pd, il ministro Luca Lotti, la governatrice Marini, l’assessore Paparelli, il sindaco Di Girolamo.

Cena di lavoro all’Ariha Hotel, l’albergo de iGreco.
Si riconoscono, oltre ai fratelli Greco, Luca Lotti, Stefania Covello, Ernesto Magorno e il “solito” Aiello

Tutti a tessere le lodi di questi fenomeni imprenditoriali, tutti a rassicurare sulla loro solidità finanziaria e capacità manageriale. Poche le domande avanzate per interrompere il generale coro di peana: “La cessione a iGreco è l’unica soluzione che preserva tutti i posti di lavoro, si sono impegnati a finanziare la ex Novelli con 1,5 milioni di euro e ad effettuare investimenti da subito”.

Invece, iGreco lavorano di accetta: dei 460 dipendenti trovati all’arrivo ne tagliano 220 nel giro di 3 mesi. Solo gli appetibili assets, il patrimonio, del Gruppo Novelli trovano una veloce ricollocazione societaria. Il coro di peana si trasforma in un gelido “C’è un tavolo
nazionale”, ripetuto anche dalla governatrice Marini che si rifiuta più volte di incontrare i lavoratori ex Novelli.

Ai primi di giugno la Commissione regionale sulle attività economiche convoca l’ad di Alimentitaliani Saverio Greco per una audizione senza un reale contraddittorio, in un clima zuccheroso da tutto va ben madama la marchesa.
Nessuno chiede a Greco dei ritardi sul pagamento degli stipendi, su quelli della cassa integrazione, sulla scelta dei tagli fatta tra chi ha scioperato.
Nessuno si chiede come possa generare 2,8 milioni di Ebitda (reddito lordo) nel 2017
un’azienda che ha perso importanti clienti, il 20% del fatturato rispetto al 2016; che non presenta i bilanci, che confeziona 200 mila uova rispetto alle 800mila del passato. Il presidente Eros Brega all’inizio si rivolge a Greco con il lei poi, conquistato dalle sue parole, passa ad un confidenziale tu.

Si fissa un nuovo appuntamento per il 19 insieme alle sigle sindacali ma Saverio Greco
non si presenta. Quello che impressiona o stupisce molti è il silenzio dei sindacati di fronte agli strappi fatti all’accordo che loro stessi hanno firmato. Ci sarebbe piaciuto leggere una dura presa di posizione contro i diritti violati firmato dalle segreterie regionali, da quelle degli alimentaristi o da quelle territoriali.

Proprio un mese fa Susanna Camusso ha partecipato a Terni a “Diritti in piazza”. Quale iniziativa migliore sarebbe stata quella di portare i lavoratori dell’ex Novelli sul palco come rappresentazione concreta dei diritti del lavoro violati? Invece niente.

Per fortuna a salvare la faccia dei sindacati ci ha pensato la Rsu dell’Ast che ha espresso solidarietà ai cassintegrati Novelli. Buon sangue non mente.

C’è un sindacalista a Berlino? C’è, si chiama Matteo Casiraghi ed è il segretario della Flai Cgil di Monza che ha guidato in piazza i 120 dipendenti di Panem di Muggiò.

Parla chiaro e forte: “Abbiamo portato le ragioni e la dignità dei lavoratori della Panem di fronte alla complicazione determinata da avventurieri di impresa, noi non molliamo.
120 dipendenti sono in attesa di conoscere il loro destino dopo il fallimento del Gruppo Novelli. Il Tribunale di Terni si è mosso ponendo riserve sulle operazioni industriali de iGreco. Il nostro territorio non merita queste operazioni di sciacallaggio politico ed istituzionale. Come si può dare credibilità ad un imprenditore che si offre per Alitalia vantando di fatturare 400 milioni con 2 mila dipendenti quando non è ancora in grado di far produrre né tantomeno vendere semplice pane?”

Bella fotografia.

Ora il curatore fallimentare ha chiesto al Tribunale di Terni di revocare la cessione forzata degli assets societari avvenuti lo scorso dicembre. IGreco avranno due mesi di tempo per il ricorso nei confronti della revoca chiesta dal curatore, per riprendersi dalle vertigini dei voli Alitalia e rimettere i piedi per terra. Amministratori e politici nazionali e regionali avranno tempo di riflettere sui propri colpi di fulmine ideologici e sui loro doveri di difesa del territorio.

I sindacalisti umbri senza dubbio troveranno modo di incontrare Casiraghi, di confrontarsi con lui e di pretendere il rispetto dei diritti violati dei lavoratori.
C’è urgenza. Tutti devono contribuire a dare soluzione a questo casino.

Ci sarà pure un giudice a Berlino!