Paola. La campagna elettorale fatta dalle “tifoserie” è un brutto spettacolo

Fonte: Marsili Notizie

L’atteggiamento da “tifoso” di cui generalmente s’ammantano i supporters di questo o quell’altro candidato politico, ha francamente rotto le scatole.

Per quanto sia già insopportabile subirlo “in differita”, quando certa gente commenta lavori del Parlamento (e sortite di questo o quell’altro leader nazionale o mondiale) con lo stesso spirito di un ultrà della curva, diventa addirittura intollerabile quando lo si subisce “dal vivo”, ovvero nel momento in cui la politica locale si presenta all’appuntamento con le urne.

Generalmente poco incline all’obiettività, il tifoso in generale è persona innamoratissima dell’oggetto della sua passione, è viscerale, autentico nella misura in cui è capace di negare l’evidenza, s’attacca a qualsiasi cosa pur di difendere i suoi colori e se ne infischia di chi la pensa diversamente da lui. Insomma è uno di noi, siamo noi stessi quando scendiamo in piazza a sventolare bandiere o a leccarci le ferite nell’angolo di un bar. Questo però senza trascendere negli ambiti in cui al termine “tifoso” viene associato un comportamento deviato, sleale perché contro le regole, violento e facinoroso, distruttivo ed incapace di esprimersi diversamente dall’aggressione.

Purtroppo i tifosi che rispondono a quest’ultimo identikit, sebbene esigui nel numero rispetto al resto, sono talmente lesivi all’immagine romantica del tifo, da aver ispirato interventi legislativi appositamente dedicati (alcuni dei quali – come il DASPO – divenuti poi comuni anche nella vita di tutti).

Questa ultima tipologia di tifosi, cresciuti a pane e negazione di tutto il resto che non corrisponde ai propri principi, rappresenta un vero problema allorquando s’appaia alla campagna elettorale, soprattutto quella per il rinnovo dell’amministrazione locale e del consiglio comunale.

Infervorati oltre il livello raggiunto da Genny ‘A Carogna (capo ultrà del Napoli divenuto “famoso” durante la finale di Coppa Italia nel 2014) questi odiatori di tutto ciò che è diverso da loro, seminano zizzania, mettono in circolo cori di falsità, offendono le persone e i loro parenti, ingiuriano e spergiurano avvelenando un clima che, invece, dovrebbe essere reso il più netto possibile, perché le scelte fatte nella chiarezza sono quelle che poi si rivelano giuste.

In questo scenario, l’unica nota confortante è rappresentato dal fatto che, alla figura del tifoso in questione, corrisponde sempre più un campione di soggetti cognitivamente disturbati o in avanti con l’età, arnesi vecchi e meno vecchi, limitati nelle competenze, che maldestramente oscillano tra la chiacchiera di piazza e le contumelie sul web.

L’attenzione da dedicare a costoro dovrebbe essere quella bastevole a capire che non è in alcun modo saggio averci a che fare, perché – come nella frase attribuita ad Oscar Wilde – “Mai discutere con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza”.

Di seguito l’esperienza diretta di un incontro siffatto, raccontata su Facebook dal dottor Cosmo De Matteis.

«La piazza nei piccoli centri in cui si vota è vietata alle persone normali. Personalmente in tanti anni non sono stato mai un assetato portatore di voti. In particolare come medico, mi sembrerebbe forzare la volontà del paziente, la mia posizione politica è da sempre la stessa, e personalmente chiunque abbia vinto, o vinca al sottoscritto non cambia nulla. Inoltre ho la fortuna di poter trascorrere lunghi periodi all’estero, per rendermi conto che la vita non è da Deuda a Cariglio. Io cerco sempre di essere educato, ed evito di parlare di politica. Ma mi rendo conto che ancora una volta, tante persone hanno perso la testa. Stanno aumentando, rancori, maldicenze e pettegolezzi, fra poche settimane molti dei candidati dimenticheranno questa vicenda, ma rimarranno risentimenti.

Sarebbe il caso di riflettere sulla volatilità della vita. Un mio collega aveva una figlia, che ognuno di noi vorrebbe, indubbiamente bella, molto colta, tanti amici e tanta stima. Le porte lavorative si erano immediatamente aperte per la sua preparazione. Tutte le più rosee previsioni si stavano avverando. Ma ecco, il fato, il destino, come li si voglia chiamare, una telefonata nelle prime ore del mattino della passata domenica faceva crollare in quel padre e madre tutto il mondo addosso. Riflettiamo siamo sempre è solo di passaggio, è bastato un secondo e quella giovane vita lanciata verso un futuro radioso non c’è più. Altro che sindaci eh!».