di Saverio Di Giorno
Gira da un po’ un video di inaugurazione dell’anno giudiziario del nuovo-vecchio procuratore di Paola, Fiordalisi che riassume i prossimi cinque anni di lavoro e cioè: attenzione alla qualità dell’acqua. E tra varie cose dice espressamente che il Tirreno Cosentino è una zona a bassa densità mafiosa. Amen. E chi pensava invece che fosse una zona ad alta densità, dove Muto ritorna ai domiciliari, dove ci sono state vittime che aspettano giustizia e zona di riciclaggio che investe i capitali provenienti da usura e banche locali in attività commerciali, si deve ricredere. Era tutto un sogno. O siamo noi ad interpretare male quel passaggio?
E le inchieste aperte da Bruni? Pure lui, un sognatore. Fanno bene gli strani “figuri di tanti anni fa” per parafrasare De Filippo a ripresentarsi, tra tutti Mario Russo. Hanno capito l’aria che tira e che possono stare tranquilli.
Che l’avvento del nuovo procuratore non sia stato una grande notizia per chi scrive, è cosa notoria. Il suo passato aveva dato qualche dubbio. Eppure, c’era chi diceva in risposta di aspettare, di attendere perché nei decenni scorsi aveva aperto qualche fascicolo interessante sul cemento, su qualche appalto. Bene, se quel discorso è una sorta di intervento programmatico e non solo una chiacchiera allora non ci siamo proprio.
Noi speravamo che dopo diversi anni, troppi, finalmente in qualche modo venisse fuori chi è il rappresentante politico che girava con i Muto e finanziava le cliniche private, speravamo di vedere un seguito sulle attività della sanità, per dirne una, ma ci sarebbero gli alberghi, le banche locali e tutto il cucuzzaro. Tutte vicende che negli anni scorsi hanno visto aprirsi sporadicamente qualche fascicolo senza seguito. Va benissimo l’attenzione all’ambiente e alla qualità dell’acqua. Ma allora occorre andare all’origine e cioè al giro di mazzette intorno agli appalti delle acque reflue, delle attività che scaricano illecitamente a mare.
Ma allora perché non andare decisamente anche sul famoso terzo buco della discarica di Scalea, riempito velocemente e misteriosamente? Perché non a San Sago dove da decenni i comitati cittadini lottano nonostante mille connivenze locali di cui abbiamo parlato con tanto di documenti? O della difficoltà ad aprire un presidio a Cetraro mentre uno – di polizia – ne viene aperto a Diamante con tanto di mezzo milione dal vecchio comune?
Noi speravamo di vedere un seguito alle inchieste di Bruni, alcune anche aperte. Che ne sarà dell’ipotesi di una loggia coperta che si gestisce appalti? Dell’ipotesi per cui consorzi di ditte del cemento tra Diamante, Buonvicino, Aieta e altri comuni interni tra studi professionali, consiglieri e professionisti fa man bassa? Tutto fumo. E ancora che ne sapremo delle decine di atti intimidatori sulla costa, e di quelli verso le forze dell’ordine tra Paola e Cetraro? Tutto fumo.
Siamo sicuri che la densità mafiosa sia così bassa? Noi invece crediamo che il Tirreno Cosentino sia fortemente a vocazione mafiosa. E non certo quella fucile e lupara a cui ormai nemmeno i romanzieri dedicano quattro righe. Ma una sofisticata che riguarda la borghesia e i colletti bianchi fino a divise e toghe. È uno scoramento dovere continuare a specificarlo dopo anni in cui sembra ormai un concetto acclarato. Ma ormai tutti hanno capito che in Calabria e soprattutto in provincia di Cosenza soffia fortissimo il vento della restaurazione.