Chi ha paura della festa di Halloween? (di Salvatore Belfiore)

La Storia ci insegna che, da sempre, l’ignoranza e la paura di tutto quello che “attiva” la Coscienza umana, abbiano camminato di pari passo per frenare le conquiste socio/culturali/scientifiche/artistiche dell’uomo. Ancora nel 2017, in Italia, se da un lato ci si scandalizza ipocritamente del fanatismo a tratti “mitologico” presente nelle religioni dei popoli “altri”, quelli che ormai abitano insieme agli italiani il nostro paese, (ma che vengono sempre tacciati di essere “invasori violenti e irrispettosi”) dall’altro lato ogni anno, sempre in prossimità della fine di ottobre, è un susseguirsi di appelli, articoli e “campagne” di sensibilizzazione culturale, contro la tanto demonizzata festa di Halloween, causa unica e primaria (sembrerebbe) di tutti i mali presenti nella nostra società!

Tale ricorrenza, che secondo gli accorati appelli di molti, non dovrebbe essere neanche annoverata con il termine di festività, (in quanto non apparterrebbe alle nostre credenze rituali “italiane”…)  sarebbe quindi solo il frutto di una bieca importazione d’oltreoceano volta a diffondere i germi del “Male” nelle menti e nei cuori dei nostri ignari bambini che, travestendosi per Halloween, verrebbero inconsapevolmente “risucchiati” dalla spirale nera di occultismo, satanismo e di ogni sorta di turba mentale macabra, di chiara matrice pagana

Questi toni sembrano essere la trascrizione postuma dell’omelia di un invasato  predicatore medioevale o di un fervente inquisitore pronto ad alimentare l’ennesimo rogo, eppure tali argomentazioni sono  l’oggetto di tanti “tam tam” mediatici dei molti gruppi di genitori che, chiedendo la “MASSIMA DIFFUSIONE” , inoltrano questo tipo di messaggi a scopo informativo/intimidatorio, con la sola volontà di sottolineare quanto possa costituire un pericolo, per i nostri bambini e ragazzini, festeggiare la festa di Halloween.

Ma cos’è questa festa?

E siamo cosi’ sicuri che non appartenga al nostro “patrimonio culturale” di credenze condivise, che il più delle volte ci ripetono, debbano necessariamente e nostro malgrado, essere quelle istituite dalla chiesa cattolica?

Nei giorni tra il 31 ottobre e l’ 1-2 novembre si celebra la festività di Samhain che è molto più conosciuta con il nome di Halloween (variante scozzese del nome completo All Hallows’ Eve, che sarebbe “Notte di tutti gli spiriti sacri”). Samhain è una festa pagana di origine gaelica  che è spesso conosciuta anche come Capodanno celtico e che poi con il tempo è stata trasformata nella “Festa dei morti” e in quella di “Ognissanti”. Come tante altre festività e celebrazioni di matrice animista e politeista,  quella di Samhain/Halloween fu impossibile da estirpare a livello di cultuazione popolare, da parte del cattolicesimo imperante in Europa, così venne sincretizzata e assorbita.

Nel calendario di Coligny (epigrafe in bronzo ritrovata in Francia) si riporta che i Celti dividessero l’anno in due momenti cosmico-energetici: l’inverno (che iniziava appunto a Samhain) detto ” geimhredh e l’Estate (che iniziava a Maggio a Beltane) detta “samradh”.  In passato si pensava che durante la notte del 31 ottobre la dimensione temporale venisse  “annullata” e che la Coscienza potesse esplorare altri luoghi, entrare in contatto con il “mondo dell’ombra”. Ricordiamo che in passato la concezione della “Morte” e delle anime dei cari estinti  non era appesantita dalla paura, dal pericolo e dalla morbosità propria del nostro secolo. Non li si considerava un “aldilà”, ma un’altra dimensione che era sempre presente, ma traslata su  un piano diverso…

Durante la fase di Samhain, i “veli” che dividono le dimensioni dalla Coscienza degli uomini, si assottigliavano, motivo per cui era molto più semplice contattare il mondo spirituale, entrare in contatto con le proprie guide interne, con il famoso “mondo fatato” e, ovviamente con i propri cari defunti; il tutto attraverso momenti di preghiera, gesti di devozione, offerte in cibo (cotto senza sale), latte e pane, dolciumi, momenti di dedicazione privilegiata agli Esseri dell’altro mondo; in Messico c’è ancora l’usanza durante “los dias de los muertos” di cucinare la pietanza preferita (in vita) dai defunti e lasciarla sulla lapide come offerta…

Il simbolo della Zucca con la luce all’interno è il simbolo del disco solare che scende sottoterra, incontrando l’ombra, cioè conoscendo quello che ignora di sé…è il principio maschile della Creazione che, per evolvere ancora e ancora, ha bisogno di rinnovare se stesso attraverso la conoscenza della sua “ombra”. Le zucche infatti, pare siano comparse in epoca tarda rispetto alle rape utilizzate intagliate, ma l’avvento di tale ortaggio come simbolo di Halloween, ci riporta il prof. Luigi M. Lombardi Satriani (uno dei più noti antropologi italiani nel libro Il Ponte di San Giacomo) pare sia proprio dovuto alle migrazioni dei nostri conterranei calabresi nel continente americano e che questo “riadattamento” locale odierno costituisca un “viaggio di ritorno culturale”.

Se così immaginiamo che la lanterna di Halloween abbia origini moderne basta sfogliare il Corpus Hippocraticum del 400-300 a.C. per leggere che: “…se la donna ha la stranguria (Malattia uro genitale)  tagliare la testa e il fondo di una zucca, metterci sotto del carbone, gettare sul fuoco della mierra triturata, la donna si sieda sulla zucca e faccia entrare quanto più possibile i suoi organi genitali, affinché le parti genitali ricevano più vapore possibile…” . La zucca è così lo strumento per assicurare la procreazione e la salute, essa è il priapos primordiale, l’elemento ingravidante che nasce dalla stessa terra e assicura, nel periodo più oscuro e buio, la vita.

La zucca infatti, fa parte della nostra cultura locale da sempre: essendo ricchissima di semi al suo interno, rappresenta un chiaro simbolo di fertilità ed era già nota ai Greci e ai Latini; nella città ellenica di Sicione, nel secondo secolo d.C. si adorava una Dea delle Zucche Kolokasia Athenai, aspetto della Grande Dea Madre, preposta al ciclo della Vita e della Morte. La zucca quindi è da sempre connessa alla vita e alla morte, alla luce e alla rigenerazione, nonché alla fertilità essendo correlata anche al Dio Priapo, definito dai romani “custode ligneo delle zucche” nei Carmi Priapei a lui dedicati ( da qualche anno hanno scoperto che i semi di zucca e l’olio estratto,  sono una ricchissima fonte di vitamina E indispensabile per i mali prostatici nell’uomo…)

Una festa come quella di Ognissanti quindi, nel suo originario significato, “serviva” a propiziare i raccolti e a celebrare i defunti in visita nel mondo dei vivi: le zucche assumono le loro sembianze secondo i canoni dell’immaginario popolare, mentre il fuoco che le illumina dall’interno serve a guidarli in una dimensione che non è più la loro.

Sempre il Lombardi Satriani riporta l’usanza, registrata proprio in Calabria, di svuotare le zucche e di accendere un cero al loro interno, per rappresentare il ritorno “momentaneo” dei morti sul piano fisico. E proprio in Calabria l’antropologo riporta la presenza di moltissime manifestazioni legate al “culto dei morti” a Serra S.Bruno con I “Coccali dei Morti” (zucche intagliate come fossero teschi dei morti) che vengono poi portate in processione per il paese (come nella versione anglosassone del “trick or treat! Dolcetto o scherzetto…) con la richiesta di ottenere dolciumi o cibo per “le anime del Purgatorio”. Come anche l’usanza di imbandire vere e proprio tavole per i defunti, magari con i loro cibi preferiti in vita cucinati senza sale, vino e acqua da cambiare ogni giorno nell’aspromontano come nel catanzarese e ancora a Nicotera e a Vibo quella delle zucche intagliate e svuotate e illuminate da un cero all’interno portate in processione con la richiesta di elemosine, offerte e dolci per le anime del purgatorio.

Perché con il tempo questa, che era una delle feste più sacre e importanti per tutte le popolazioni che poi hanno subito la cattolicizzazione forzata  di massa in Europa, è stata trasformata in qualcosa da temere perché oscura e temibile?

Perché tutte le possibilità, insite nella stessa natura umana di avere dei contatti e ricevere messaggi dagli infiniti mondi e dimensioni “altre” (l’Universo Infinito e gli Infiniti mondi di Giordano Bruno…) sono state bloccate e limitate a specifiche elites religiose, che hanno creduto di avere il predominio sulla gestione dell’inconscio umano e quindi di essere gli unici detentori della “comunicazione sottile”?

Sarebbe molto più utile a questa umanità che è stato educata malamente a temere la malattia e la morte fisica (perché intesa come fine di tutto)  a riscoprire le infinite possibilità della nostra Coscienza e del nostro Spirito, che non conoscono fine né  inizio, essendo flussi di Energia immortale.

Riscoprire il vero valore e importanza di una festa antica come questa, potrebbe aiutarci tutti ad andare misticamente “oltre” tutte quelle che sono le nostre autolimitazioni e autocensure spirituali e riconoscere quanto nessun altro essere umano abbia alcun diritto di proibire questa o quella manifestazione spirituale /di culto, perché il nostro Spirito non conosce barriere e censure.

Il mio consiglio è quello di approfittare del momento di Samhain per ricordarsi simbolicamente della propria parte spirituale, dei propri defunti /antenati (attraverso l’accensione di una candela in offerta) o comunque attraverso un momento che possiamo ritagliarci dalle attività frenetiche che ci vedono protagonisti ogni giorno.   I nostri antenati sono le radici della nostra esistenza, se non saremo in grado di capire da dove proveniamo, esprimendo riconoscenza a chi ha contribuito alla nostra vita, cancelleremo, nell’oblio inconsapevole, la vera natura del nostro Essere…

Salvatore Belfiore

Dott. in “Scienze della Comunicazione”

e in “Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico”

Insegnante Autorizzato “Metodo Soul Voice ®” di Karina Schelde