Peo Regione Calabria, dagli atti viene fuori di tutto e fioccano i ricorsi (di Danilo Colacino)

di Danilo Colacino

Dall’accesso agli atti sulle schede di valutazione allegate alle domande della cosiddetta Peo 2019 (Progressione economica orizzontale della Regione: graduatoria in base a cui, previo raggiungimento di scopi prefissati dai vari Dipartimenti, i dipendenti ottengono “scatti” di stipendio pari a circa 100€ di aumento mensile) pare emergere un quadro di palese illegittimità. Scenario che abbiamo peraltro più volte messo in luce nei mesi scorsi.

Ecco perché il sindacato Usb e soprattutto i lavoratori presunti danneggiati (che hanno deciso di rivolgersi alla Corte dei Conti, dopo aver già adito il giudice del Lavoro, al termine delle festività natalizie ancora in corso) hanno lanciato un grido d’allarme. Dai documenti in nostro possesso si conferma infatti che quanti prestavano servizio nelle strutture dell’ente hanno usufruito di giudizi ex post (successivi ai periodi di riferimento. A tal proposito basti controllare le date, talvolta non inserite) e punteggi sia sulla performance di struttura sia riguardo agli obiettivi individuali (pur non assegnati) non derivanti da alcun atto. Eppure, come per magia, gli stessi dipendenti non solo risultano assegnatari di un punteggio bensì pure di quello massimo, frutto verosimilmente di un’autovalutazione. Procedura su cui il Dipartimento al Personale sarebbe quindi dovuto intervenire, anche in virtù di un preciso parametro (in gergo: scarto quadratico medio) al quale sarebbero invece stati sottoposti i “figli di un Dio minore” costretti a rispettare le regole alla lettera.

Sorte diversa e di gran lunga migliore – lo si ribadisce – sarebbe viceversa toccata ai titolari di posizioni organizzative, che nella scheda del 2016 avrebbero partecipato in modo illegittimo in ragione della decisione di non assegnarsi alcun punteggio per quanto attiene alla performance di struttura, attribuendosi invece 50 punti alla voce: “Obiettivi individuali”. Scelta assai opinabile, in primo luogo perché sono formalmente privi di tali obiettivi e oltretutto poiché ciò non è previsto dalla normativa vigente. Circostanza che rende le schede nulle. Un andazzo continuato nel ’17 in cui – di nuovo – non si sono assegnati alcun punteggio per quanto concerne i risultati della loro struttura, invece “caricando” tutto sugli obiettivi individuali e arrivando addirittura a conteggiare 60 punti pur scaturiti dalla somma (solo sulla carta, vien da esclamare) di 30 più 20. Un supposto prodigio dell’aritmetica che spiegherebbe il “successo” ai danni degli altri partecipanti.

Vi è poi il curioso episodio d’un subordinato valutatore del suo capo con ruoli invertiti subito dopo. L’ennesima “stranezza”, quest’ultima, a cui si è cercato di mettere una pezza nelle annualità successive: il giudizio formulato direttamente dal governatore Mario Oliverio (anche durante il periodo in cui lo stesso presidente era gravato dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora nella residenza di San Giovanni in Fiore come si evince da una delle schede prese in esame).

Ci sarebbero inoltre al vaglio delle vecchie schede di produttività, antecedenti al 2015, (ri)prodotte e la condizione di lavoratori alla spasmodica ricerca di un dirigente disposto ad apporre una firma con persino una scheda vergata nel ’18 da un dirigente tuttavia andato in quiescenza un anno prima. Da non dimenticare, però, anche le schede nemmeno siglate da valutato e valutatore ma presentate come nulla fosse (con tanto, pare, di promozione e liquidazione nella mensilità di dicembre per il fortunato possessore, neppure si trattasse di un biglietto vincente della lotteria). Comunque sia, al termine di tale resoconto non poteva mancare il caso dell’autodefinitosi usciere, ormai più noto d’Italia, che non avendo obiettivi assegnati ha colmato la “lacuna” e conseguito il piazzamento ai primi posti della Peo (con, come ovvio, relativi benefici) grazie alla dichiarazione della virtuosa gestione della casella postale telematica malgrado appartenga alla categoria D (quella direttiva).

Sulla base di quanto riferito, la procedura concorsuale sembrerebbe dunque viziata da più atti nulli che non potevano quindi essere assolutamente presi in considerazione. È il motivo per cui, anche in ragione della pubblicazione del nuovo bando della Progressione, i dipendenti che si ritengono vittima di un’ingiustizia, tanto da aver fatto ricorso all’autorità giudiziaria, esortano il Dipartimento al Personale della Regione a rivedere quanto fatto in passato per non assistere ancora a molto probabili disfunzioni procedurali forse addirittura integranti violazioni di legge.