Perché la politica, tutta, e le istituzioni joniche (e non solo) non parlano del parco eolico offshore?

Perché la politica, tutta, e le istituzioni joniche (e non solo) non parlano del parco eolico offshore?

di Alberto Laise

“Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”
Lo sapeva Manzoni esattamente duecento anni fa… e la cosa resta valida anche oggi.
In Calabria, ma vale per molte regioni italiane, esiste un rapporto strano, oserei dire strampalato, tra fabbisogno energetico, produzione energetica e politica (sia intesa come amministrazioni che come partiti).

Per mesi sentiamo ripetere fino alla noia che l’equilibrio ambientale è a rischio e che, per questo, dobbiamo adeguare i nostri ritmi di vita, le nostre abitudini, ad un nuova coscienza ambientale. Questo vuol dire auto elettriche, raccolta differenziata, zone a traffico limitato, imballaggi Plastic-Free ecc.

Tutto tremendamente giusto se non fosse per due piccole “stranezze”: 1) tutti i provvedimenti sono sostanzialmente a carico dei cittadini. Siamo noi che dovremmo convertirci ad auto elettriche che, ad oggi, sono carissime e poco pratiche; siamo noi che dobbiamo fare la raccolta differenziata a casa e che, ancora, ci costa tanto; siamo sempre noi cittadini che dobbiamo comprare prodotti ecosostenibili che hanno un costo quadruplo rispetto alla plastica (basta chiedere a chi gestisce un bar). E tutto questo sforzo non è ripagato da tariffe energetiche più basse.
2) L’altra criticità è sulla produzione energetica ed industriale che viene sempre più privatizzata e delocalizzata in luoghi dove non ci sarebbe poi tanta richiesta ma che, al contrario, già coprirebbe il proprio fabbisogno.

Se il primo punto avrebbe bisogno di un intervento che calmieri realmente i prezzi, più articolato è il secondo aspetto.
E la Calabria è uno degli elementi più interessanti.
Da anni i soggetti privati o a partecipazione pubblico-privata (Enel) cercano di fare della Calabria una sorta di Silicon Valley dell’energia. Che sia il fantomatico carbone pulito, che pulito non è, che siano inceneritori, centrali a biomasse, rigassificatori, parchi eolici a terra ed a mare, parchi solari, la nostra regione è costantemente oggetto di attenzioni da parte del settore energetico.

Le motivazioni sono varie: intanto il fabbisogno energetico ed il tentativo di abbassare i costi; poi i posti di lavoro; poi lo smaltimento dei rifiuti; poi la compatibilità ambientale.
Ma è la verità? Perché se fosse così saremmo dei pazzi a non dire di sì, saremmo dei folli a non metterci tutti due pale eoliche di trenta metri nel giardino di casa.
Beh a ben guardare le cose, effettivamente, non stanno così. Intanto è chiaro che ogni produzione energetica, indipendentemente dalla fonte, ha un impatto ambientale. Questo impatto può essere più o meno significativo a seconda del tipo di energia utilizzata e del ciclo di vita del processo di produzione, che include l’estrazione delle risorse, il trasporto, la trasformazione, la produzione e lo smaltimento dei rifiuti, ma esiste. Ed esiste anche per le fonti rinnovabili (solare, eolico, idroelettrico) che hanno un impatto ambientale, anche se inferiore rispetto alle fonti non rinnovabili. Ad esempio, la realizzazione di grandi impianti solari o eolici può comportare la perdita di spazio verde e la modificazione dell’ambiente naturale.

Ed allora è chiaro che una produzione massiva di energia ha sempre un costo per il territorio che la ospita. Ed allora… visto che la Calabria già produce energia in quantità ben superiore al suo fabbisogno… perché dovrebbe continuare ad essere sfruttata? Per i posti di lavoro? Sono pochi mentre sono molti di più quelli che si perdono in turismo, agricoltura e pesca. Ci guadagnamo noi cittadini? No perché il costo energetico non varia e le tasse (Iva) dei produttori non sono versate nelle casse calabresi. E poi, basta cercare su internet, c’è il capitolo criminalità organizzata -eolico: un sistema di corruzione e tangenti che lega politica, economia e malaffare.

Ora il capitolo che si vuole scrivere riguarda l’eolico off-shore. Cioè la creazione di parchi eolici che dovrebbero sfruttare le correnti marine. I parchi eolici in mare (eolico offshore) presentano diversi rischi per l’ambiente marino, tra cui l’impatto sulla fauna, l’inquinamento acustico, i rischi per la navigazione e l’alterazione degli habitat marini. L’eolico offshore può anche generare inquinamento acustico, alterando le rotte migratorie degli uccelli e disorientando i mammiferi marini. E uno di questi “inutili capolavori” vorrebbero piazzarlo proprio nello jonio di fronte a Corigliano-Rossano mi chiedo il perché, ancora una volta, si perde l’occasione per dire da che parte si sta?

Se si è convinti che la nostra terra non è né una colonia né semplice periferia dell’Impero, se si è convinti che occorre valorizzare e proteggere la vocazione naturale dell’area (turismo, pesca, agricoltura)… allora si doveva aderire alla proposta di moratoria sui parchi eolici offshore e presentare le controdeduzioni al ministero competente. Perché il Consiglio Comunale, nella sua interezza, non lo ha fatto? Dove sono i partiti che, a parole parlano di ambiente ma nei fatti restano a guardare? E l’amministrazione comunale – che è cosa diversa dal Consiglio Comunale – cosa pensa? Cosa propone?

Per chi ha la memoria corta ricordiamo la vicenda del rigassificatore al porto: fu il Sindaco Genova a farsi primo oppositore del progetto scellerato e poi, ricordo ancora l’intervento del compianto avvocato Monte, a ruota segui il consiglio comunale. Ed oggi? Si resta ambiguamente al palo? Vogliamo ripetere la pantomima della vicenda Baker&Hughes dove furono in primis le associazioni spontanee ed i singoli cittadini a dire no e successivamente intervenne in prima persona il Sindaco, non il consiglio, con la sua fondamentale opposizione.

Quella della produzione energetica è la partita del futuro. È giusto cercare alternative green ed a ridotto impatto ambientale ma, allo stesso tempo, si deve coniugare la reale vocazione di questa terra con i tentativi di “occupazione militare” delle nostre vite. Non è uno scontro ideologico ma è la necessità di capire che non possiamo più delegare alla politica – che nel nostro territorio difficilmente è libera e fa l’interesse del cittadino – la scelta di cosa siamo.
Ed il silenzio del consiglio comunale e dei partiti suona, nello Jonio, appunto come una excusatio alla don Abbondio.