Politica&Padroni, il fallimento de iGreco in Umbria: la lettera di Enzo Novelli (mai arrivata) ai dipendenti

La famiglia iGreco insieme a Ernesto Carbone, Ferdinando Aiello e Brunello Censore

In questi ultimi giorni continua ad arrivarci molto materiale dall’Umbria riguardante l’acquisizione del Gruppo Novelli da parte dei celeberrimi iGreco, gli imprenditori di Cariati, che dopo aver strombazzato ai quattro venti le loro velleità hanno clamorosamente fallito dimostrando il loro vero volto di padroni arroganti, senza scrupoli e senza coscienza. Proprio ieri abbiamo pubblicato la nota di un nostro lettore all’interno della quale si parlava di una lettera scritta dal socio Enzo Novelli (purtroppo scomparso) ai dipendenti e mai arrivata a destinazione per l’opera vile di alcuni sindacalisti. Oggi, sia pure in ritardo, siamo in grado di pubblicare proprio quella lettera. 

Sono Enzo Novelli, socio del Gruppo Novelli Srl e sono stufo di sentire bugie. Questo è un mio personale messaggio rivolto a voi lavoratori del Gruppo Novelli e tutto quello che scriverò, pur se ovviamente riguarda anche i miei fratelli e soci, lo scrivo a mio esclusivo nome ed a titolo personale.

In queste ultime settimane ho letto e sentito una marea di menzogne atte a travisare quanto è realmente accaduto e quello che sta accadendo tuttora, per cui cercherò di fare un po’ di chiarezza nella speranza che possiate riflettere attentamente. Questi i fatti.

I soci del Gruppo Novelli non gestiscono in alcun modo l’azienda da oltre 4 anni, giorno in cui l’attuale Consiglio d’amministrazione si è insediato al timone di tutte le aziende del Gruppo in vista del concordato preventivo in continuità omologato dal Tribunale di Terni. Da allora, tutte le strategie e le decisioni aziendali, incluso il pagamento degli stipendi, sono compiti esclusivi del Cda.

Chiedete al Cda, non a noi soci: come hanno fatto in soli 4 anni, a ridurre le nostre aziende, considerate dal Tribunale in grado di continuare la loro attività, sull’orlo del baratro? E questa domanda fatela anche al collegio sindacale, i cui compiti sono quelli di vigilare e controllare l’operato del Cda. Non ai soci, ripeto.

In una situazione come la nostra, è previsto che ognuno abbia le proprie responsabilità e i soci, da questo punto di vista, non ne hanno. Basta leggere il codice civile e penale per confermare quanto vi stia dicendo.

Tutti finora attaccano i soci, responsabili di ostacolare una cessione risolutiva di ogni problema. Ebbene, volendo parlare di responsabilità dei soci, ritengo che cedere il Gruppo a soggetti di cui sappiamo poco o nulla, non sia affatto un atto di responsabilità nei vostri confronti. Personalmente non ho nessuna preclusione verso questi o altri offerenti. Ma mi domando: quale procedura è stata seguita per individuare gli offerenti, quali approfondimenti sono stati fatti per valutare l’adeguatezza gestionale e finanziaria degli offerenti per i quali tutti fanno così? Quali concreti piani industriali sono stati documentati? Quale mantenimento di livello occupazionale è stato garantito? E per quanto tempo? 

Voi lavoratori siete la parte più colpita da tutta questa situazione, ma anche la più debole. E’ più facile fare leva su di Voi, convincervi di falsi obiettivi e aizzarvi contro falsi colpevoli in modo da distrarvi da come siano andate realmente le cose.

E’ possibile che nessuno abbia avuto voglia di verificare? E se realmente fosse stato fatto, come più volte dichiarato dai soggetti interessati a questa vicenda, perché non vengono forniti i dettagli? Quali sono i reali motivi? Perché noi soci, visto che si parla tanto di responsabilità e colpevolezza e si chiede a gran voce un nostro passo indietro non siamo neanche convocati ai tavoli istituzionali dove si discute la cessione delle nostre quote?

Per capire come stanno veramente le cose è sufficiente estrarre i dati giusti dal registro delle imprese e questo avrebbe potuto, e può ancora farlo, chiunque. Io l’ho fatto, mi sono preoccupato di documentarmi e andare a fondo in questa vicenda ed ecco spiegata la decisione di non cedere le mie quote. Però almeno i giornalisti che scrivono nelle redazioni economiche dovrebbero sapere cos’è un concordato preventivo in continuità e cosa ci sia scritto in quello del Gruppo Novelli, mettere a confronti i bilanci degli ultimi tre anni in sequenza, rendersi conto di chi ha voluto quello che sta avvenendo, valutare con quali competenze e quali finanze si fanno avanti gli offerenti. Evidentemente questo è un qualcosa che, più o meno intenzionalmente, non si vuole fare.

Per quanto riguarda le menzogne a mezzo stampa, le accuse gratuite di irresponsabilità e le minacce fisiche e verbali, dirette e trasversali rivolte alla mia persona e ad altri a me vicini, chi le ha commesse e chi le dovesse commettere in futuro, ne subirà le conseguenze dal punto di vista penale.

Qui non c’è nessun “Risiko”, e nessuno, almeno tra i soci, sta giocando. Gli ipocriti senza ritegno e in malafede in questa situazione sono altri, ben diversificati, non certo io e, credo, neppure i miei fratelli.

Io ho trascorso la mia vita nelle aziende che hanno creato i miei nonni e che, insieme ai miei fratelli, abbiamo contribuito a far crescere. Chi di Voi mi conosce personalmente o chi abbia avuto modo di crescere professionalmente insieme a me all’interno delle aziende del Gruppo, sa che, a differenza di altri soggetti coinvolti in questa vicenda, tengo veramente alle vostre sorti.

Le minacce, i sit-in, la stampa contraria o quant’altro non potranno mai costringermi a fare quello che ritengo sbagliato. Io lotterò fino alla fine anche per Voi e non farò mai seppellire il mio nome e quello della mia famiglia sotto un cumulo di nauseabonde menzogne.

Enzo Novelli