Politiche 2018, Fulvia Caligiuri e il conflitto di interessi della Confagricoltura

Toma toma cacchia cacchia la signora Fulvia Caligiuri si sta giocando le sue carte per conquistare il collegio senatoriale di Cosenza sotto le insegne di Forza Italia. Il suo vero avversario è il senatore uscente del M5S Nicola Morra, tenendo conto che la candidatura di Sonia Ferrari del Pd, è oggettivamente assurda e debole.

La Caligiuri, consapevole che Morra, oltre all’onda di protesta grillina, conta anche molte simpatie (tanto per essere blandi) nell’entourage del Cinghiale, sta portando avanti una campagna elettorale d’attacco, nella quale non si fa nessun tipo di scrupolo ad utilizzare la sua carica di presidente provinciale della Confagricoltura, dalla quale si è sospesa soltanto sulla carta. Del resto, non è un mistero che non più tardi di dieci giorni fa tutta la struttura di Confagricoltura si è mobilitata alla grande, con tanto di manifesti, per pubblicizzare l’incontro organizzato in un hotel di Rende con il presidente nazionale Massimiliano Giansanti, arrivato appositamente per la campagna elettorale della signora Caligiuri.

All’incontro, scrivono le cronache, erano presenti anche la coordinatrice regionale di Forza Italia Jole Santelli, Roberto Occhiuto, Andrea Gentile e Paolo Naccarato candidati alla Camera dei Deputati. Ma chi è Fulvia Caligiuri? E’ la figlia di Renzo, uno dei deus ex machina dell’azienda Torre di Mezzo di Castrovillari che, partita negli anni ’50, ha subito diverse evoluzioni fino a diventare una delle più rinomate aziende di zootecnia e ortofrutta del sud. I patron sono i fratelli Agostino e Renzo Caligiuri, attivi nella produzione di latte e di frutta, che hanno portato Torre di Mezzo ad essere uno dei fiori all’occhiello della produttività calabrese. “Siamo il latte più caro d’Italia” ripete spesso Fulvia, che è la figlia di Renzo e in pratica ha già in mano le chiavi del business. Se le riuscisse il “colpaccio” di diventare senatore, Torre di Mezzo diventerebbe una sorta di “corazzata” e non si può certo dire che la Confagricoltura non stia collaborando.

La Confagricoltura (Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana) è una delle principali organizzazioni degli agricoltori in Italia, oltre che la più antica per data di costituzione. Rispetto alla Coldiretti, la Confagricoltura si è distinta per rappresentare più i grandi imprenditori agricoli che non i piccoli coltivatori. Nel corso degli anni Sessanta, poi, si è avvicinata alla Democrazia Cristiana, partecipando, seppure in posizione subordinata rispetto alla Coldiretti, alla gestione della Federconsorzi.

Storicamente le tre confederazioni agricole hanno rappresentato l’intero arco costituzionale.
La Cia è stata sempre molto vicina alla sinistra, la Coldiretti alla vecchia DC, con la Confagricoltura spostata un po’ più a destra, rappresentando – come abbiamo accennato – gli interessi dei grandi latifondisti.
Il grande terremoto politico di Mani Pulite ha sconvolto anche l’equilibrio politico delle associazioni agricole che, forse eccezion fatta per la Cia, si sono sentite maggiormente libere da appartenenze. Insomma, in Confagricoltura sarà entrato anche qualcuno diverso dai padroni “destrorsi” ma con la netta e inequivocabile scelta di campo fatta in occasione della scesa in campo della Caligiuri, non c’è dubbio che la confederazione abbia mandato un chiaro segnale a tutti e, a giudicare dalle proteste che stiamo ricevendo, la cosa non è piaciuta per niente. Coldiretti, tanto per fare un esempio, ha correttamente invitato tutti i candidati ma a Confagricoltura in questi giorni remano tutti dalla parte della signora Caligiuri con buona pace di chi non è berlusconiano. Un conflitto di interessi grande quanto una casa. Basterà per portare i voti necessari alla pupilla dei “signori” Torre di Mezzo?