Politiche 2018, listino bloccato del Pd: eletti alla Camera solo la Boschi e la Marcianò

Sono ore frenetiche per il Pd, e non solo. La composizione delle liste sta portando tutti finiti, specie quelli del Pd che come si sa non si abbuttano mai. E’ da tempo che va avanti, nelle segrete stanze, un indecoroso tira e molla su chi deve o non deve essere (ri)candidato. L’oggetto del contendere tra le correnti interne, ognuna delle quali rappresenta una ben definita lobby di tipo economica/massonica, è: quanti deputati e senatori mi toccano? Ogni lobby ha bisogno di sentirsi garantita in Parlamento con la propria pattuglia di deputati e senatori sempre pronti ad infilare qualche “emendamento”, a loro favore, tra le mille pieghe di qualche Legge. Perciò si fa necessario stabilire chi va nel “listino”, e chi i voti dovrà guadagnarseli. Che tradotto significa: chi entrerà sicuro in Parlamento e chi no. E va da se che in questa competizione trovare la quadra diventa difficile. C’è sempre chini a vo cotta e chini a vo cruda. Non si fa a tempo ad accontentare quello, che subito si “scontenta” quell’altro. A matina si conza e a sira si scioddra.  Del resto la posta in palio è alta, e la lotta all’ultimo sangue. La notizia di un Pd perdente in tutti i collegi uninominali fa paura ai tanti uscenti.

Ma si sa che la coperta è corta, e qualcuno dovrà rassegnarsi a dormire scoperto. Del resto i posti in palio quelli sono ed è giunta l’ora di riempire le casella. E tal proposito il Pd aveva convocato per la giornata di domani una direzione proprio per “ratificare” le liste, ma il caso Boschi ha complicato la già esasperata discussione, costringendo Renzi ad annunciare un rinvio della direzione di qualche giorno, con la speranza di risolvere il problema.

La questione dei posti da occupare nel listino bloccato è complicata, causa il crollo elettorale del Pd in Calabria. Oltre alle polemiche suscitate dal consigliere regionale Neri che ha definito la Boschi impresentabile, c’è anche chi non ci sta, sulla base dei numeri, a cedere alla Boschi l’unica possibilità di elezione in Calabria.

La Calabria è divisa in due circoscrizioni per quel che riguarda la composizione del “listino bloccato”: Nord e Sud. Ogni circoscrizione elegge 6 deputati e per quel che riguarda il Senato in una unica circoscrizione che elegge 6 Senatori.

Il Pd oggi in Calabria è dato, nella migliore delle ipotesi a poco più del 20% e, stando ai conti della massaia, non andrebbe oltre i due deputati eletti: uno circoscrizione nord e l’altro circoscrizione sud. Ed un senatore. Ed eventualmente un terzo deputato ripescato con il complicato calcolo dei “resti”.

Ora, ammesso che la composizione del “listino” contenga sei nominativi (60% donne, e 40% uomini o viceversa), ad essere eletto in Calabria sarebbe solo il numero 1. Ovvero il “capolista”. Per gli altri, con questa percentuale, non c’è niente da fare. Quindi non basta solo farsi infilare nel listino per essere sicuri di arrivare in Parlamento, ma bisogna lottare anche per la posizione.

Pare che la discussione di queste ore nel Pd sia in quale circoscrizione candidare la Boschi: Calabria nord o Calabria sud? Questo dipende anche dalle scelte di Minniti. Nel senso che la candidatura della Boschi in Calabria è subordinata alla volontà di Minniti di candidarsi in Calabria oppure no. A questo punto, se così fosse, non sarebbe opportuno per il Pd candidare due ministri (anche se la Boschi non lo è, resta sempre la ministra di Renzi) come capolista nelle due circoscrizioni calabresi. Poi, essendo il Pd, tutto può succedere. Resta comunque libero un posto da senatore in Calabria che il Minniti potrebbe occupare, lasciando la circoscrizione sud alla Marcianò, giusto per rispettare il patto con Gratteri. E piazzando la Boschi nella circoscrizione nord.

Ecco perché c’è chi non ci sta. In questo clima di incertezza ad essere garantiti sono solo i “numeri 1”. Gli altri dovranno giocarsela nei collegi uninominali. E in Calabria, come nel resto d’Italia, sarà difficile per i renziani, e non, vincere le sfide.

Non resta altro da fare che attendere qualche giorno per capire se l’ennesima imposizione romana avrà seguito oppure no. Tutto dipende da che tipo di risarcimento avranno gli uscenti che saranno chiamati a produrre quel 20% necessario all’elezione dei “capolista”. E statene certi che questa volta il conto per il Pd sarà salato.