Ponte sullo Stretto e 106 ter: tutte le analogie da Astaldi a Webuild

di Saverio Di Giorno

Il dibattito intorno al Ponte sullo Stretto, iniziato ai tempi dell’Unità d’Italia, ha aggiunto al suo romanzo un ulteriore capitolo. Alcuni dicono il decisivo. Definire dibattito è forse troppo per quella che è una semplice cagnara che vede favorevoli solo il governo, gli imprenditori e le mafie e delle due coste, mentre tutta una folta schiera di esperti provano a spiegare di problemi tecnici, di danni ambientali, di inutilità sia in termini di sviluppo che di connettività. Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare. Però possiamo raccontare come andrà a finire perché un’opera che pari pari quella del ponte noi ce l’abbiamo. Anzi, non ce l’abbiamo. Si chiama 106 ter e sta sullo Ionio.

La 106 ter ha in comune tantissime cose con il progetto del Ponte. Soggetti coinvolti, volume di affari, problemi geologici e questioni di utilità. Ne parlammo qui con Alessandro Gaudio e la contro narrazione che ne fanno gli attivisti di RASPA https://www.iacchite.blog/statale-106-ter-il-potere-oggi-abita-qui-di-saverio-di-giorno-e-alessandro-gaudio/. L’appalto per quei 38 km di strada aveva e continua a far scorrere sangue, facendo alzare l’attenzione in un’area tanto violenta quanto sottovalutata. A quegli articoli aveva anche replicato il figlio del boss Portoraro ammazzato in quei giorni (https://www.iacchite.blog/statale-106-ter-diritto-di-replica-a-salvatore-leonardo-portoraro/ ).

L’appalto aveva un valore di 1 miliardo e 400 milioni (ordine di cifre in comune) e si proponeva di essere la svolta per un territorio troppo isolato. In quell’articolo ci si chiedeva se la linea ferroviaria è usata quasi esclusivamente per il transito delle merci, i paesi dell’interno risultano spesso isolati date le condizioni delle strade interne (queste sì, da ammodernare e, in alcuni casi, da ricostruire interamente) come si pensa che 38 km di strada possano sottrarre questa terra al suo isolamento ultradecennale?  (Già sentita questa argomentazione?). Due regioni che hanno le infrastrutture interne inesistenti come possono trarre utilità dal ponte?

La mega opera ovviamente avrebbe coperto sotto un manto di calcestruzzo tutte le potenzialità paesaggistiche e tutti i problemi ambientali sarebbero presto stati risolti con la legge del denaro. Altri punti in comune con i problemi legati al Ponte.

Anche la storia dell’appalto della 106 ter vede simili soggetti coinvolti. Astaldi vince l’appalto insieme a Salini-Impregilo ma, tra un guaio giudiziario e l’altro, finisce in concordato preventivo. Così, per salvare un volume di interessi economici e politici giganteschi, Pietro Salini, con il supporto del governo e dei risparmi postali degli italiani custoditi (per modo di dire) in Cassa Depositi e Prestiti, lancia il nuovissimo progetto Italia, istituendo, tra l’altro, Webuild, il megagruppo delle costruzioni che contiene tutte le banche creditrici di Astaldi, sicuramente tra le prime ad essere interessate a fare un bel lavoretto sullo Ionio.

Astaldi, gruppo Weibuld… sigle e nomi che ricorrono nelle grandi opere che contano, a quanto pare, perché le ritroviamo ad esempio per il MOSE a Venezia e ovviamente per il Ponte sullo Stretto. Infine, gli sponsor politici: c’è sempre lui. Capace di azzeccarne meno di un orologio fermo: Salvini. Sponsorizzava a colpi di tweet la 106 ter come oggi lo fa a colpi di Xeet per il Ponte.

Un allineamento planetario di pianeti che dovrebbe bastare a far desistere: i cantieri dello stradone sono ancora là, il sangue si rinnova periodicamente e le comunità ne hanno tratto zero benefici. In queste storie l’unica cosa differente nel tempo è il nome di Twitter perché per il resto è un territorio immobile nelle sue involuzioni e basta guardarsi attorno per prevedere il futuro.