Ponte sullo Stretto e scarsa trasparenza: non solo tabelle illeggibili ma anche caratteri senza senso al posto dei dati di traffico

«Molte tabelle dell’elaborato […] relativo all’aggiornamento dello studio del traffico, risultano materialmente non leggibili per problemi di caratteri. Si chiede di produrre un documento revisionato». L’ennesima polemica sul Ponte sullo Stretto si colora di un altro tema. Quello della scarsa trasparenza dettata da un documento a tratti illeggibile, con stime di traffico ancora non contemplate con chiarezza, con una serie di omissis e di cifre incompiute. Lo si legge nella relazione firmata dalla coordinatrice della sottocommissione per la Valutazione di impatto ambientale, Paola Brambilla, composta da 40 pagine

Una delle segnalazioni

È una delle segnalazioni che ha fatto recapitare direttamente il ministero dell’Ambiente, guidato da Gilberto Pichetto Fratin, propedeutica all’autorizzazione decisiva per la realizzazione dell’opera a cui si arriva dopo l’analisi degli altri allegati progettuali. Questi errori sono contenuti nello «studio di traffico: una parte rilevante del progetto e che ha un peso specifico ineludibile nell’analisi costi-benefici dell’opera. D’altronde i flussi di traffico stimati (o reali) sono un indicatore rilevante per tutte le infrastrutture stradali: si tratta di numerini che registrano una variabilizzazione dei corrispettivi dovuti allo Stato, parliamo ad esempio dei canoni di concessione che hanno tutti i gestori autostradali, che sono appunto in funzione dell’effettivo andamento del traffico. Ricorderete in pieno lockdown quando i transiti sulle strade a pedaggio crollarono e portarono tutti i gestori a chiedere l’azzeramento delle commissioni per “preservare l’equilibrio economico-finanziario” messo a dura prova.

L’osservazione numero 15

In questo caso si tratta dell’osservazione numero 15 delle 239 messe in fila dal ministero dell’Ambiente (Mase) in quelle quarantadue pagine di relazione che hanno irritato il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che si è intestato da principio la battaglia per realizzare il Ponte. “Molte tabelle dell’elaborato GER0330 relativo all’aggiornamento dello studio del traffico urbano risultano materialmente non leggibili per problemi di caratteri”, si legge nel documento. Dunque è impossibile calcolare quanti veicoli passeranno sulla maxi-opera. Certo conteranno molto anche le stime sul traffico ferroviario.

Le stime di traffico si lega alla Tav Salerno-Reggio

L’alta velocità da Salerno a Reggio Calabria, ancora in fase progettuale, si scontra da tempo sulle variabili di traffico. Autorevoli studiosi di trasporti sostengono da sempre che il gioco non valga la candela. Il maggior progetto infrastrutturale del Pnrr d’altronde è proprio questo raddoppio della linea tra Salerno e Reggio Calabria: i costi previsti, tutti a carico dello Stato, sono il doppio di quelli del ponte di Messina. La recente cancellazione della tratta centrale perché troppo costosa e dal grosso impatto ambientale conferma la frettolosità della sua progettazione e delle infinite polemiche tracimate anche nel dibattito pubblico che ha coinvolto gli enti locali.

Gli scavi già questa estate?

Così rischia di essere un’utopia quella di posare la prima pietra del Ponte già questa estate. Ci vogliono cinque anni in media per realizzare un’opera infrastrutturale nel nostro Paese, ma per il Ponte – che movimenta fino a 12 miliardi di euro di lavori – il tempo previsto per la sua effettiva realizzazione è di almeno otto anni. Nelle dichiarazioni politiche s’immagina di cominciare questa estate. Ma la macchina amministrativa dello Stato è storicamente piena di gangli, si sostanzia di 27 pareri autorizzativi che transitano da diversi ministeri — Beni culturali, Trasporti, Tesoro, Ambiente — passano attraverso il via libera degli enti locali come regioni e comuni e necessitano degli ok delle authority come Corte dei Conti e Anac. Per realizzare qualunque infrastruttura bisogna partire dalla fase di pianificazione e programmazione, poi dalla progettazione di fattibilità tecnico ed economica e poi superare i vari processi autorizzativi. Questi passaggi per il Ponte sullo Stretto sono stati già fatti anni fa e quindi l’iter dovrebbe essere più veloce. Ma così non pare.

Le richieste di integrazioni del ministero

Con la richiesta di 239 «integrazioni» sull’analisi costi-benefici, sulla descrizione di tutti gli aspetti progettuali, sulla cantierizzazione, sui vincoli ambientali, sulla gestione delle terre, dei materiali e dei rifiuti, sul rischio sismico e di maremoti, sull’impatto su atmosfera, aria, clima, ambiente idrico, flora, fauna, rumore e campi magnetici, si rischia di tornare al gioco dell’oca iniziale. Dopo i dubbi del Comitato scientifico, nonostante il finale “parere positivo al progetto”, dunque quelli del ministero dell’Ambiente. Sono state già chieste integrazioni documentali e istruttorie su temi che vanno dalla Valutazione dell’impatto ambientale – Via – (155 richieste) alla Valutazione di Incidenza – Vinca – (66), che verifica le conseguenze di un’opera sui siti. Altre 16 sono per il Piano di utilizzo terre (Put), mentre 2 sono per la Verifica di ottemperanza (Vo) con la domanda espressa di documenti supplementari. Fonte: Corriere della Sera Economia