Rai, il prezzo è giusto? Dai 300 euro di un giornalista ai 3 mila di scrittori ed esperti

(MARIA CORBI – lastampa.it) – Caro Ospite, non l’incipit di una lettera affettuosa ma quello di una polemica che nasce periodicamente, per i compensi percepiti da quella categoria che ormai è universalmente nota come “opinionisti”, ma anche per i volti noti, siano essi da giornale patinato di gossip, siano essi vere star del piccolo o grande schermo, una scrittura, un cachet non si nega a nessuno. Il compenso sul tetto che scotta soprattutto in casa di mamma Rai, dove molti dei soldi sono quelli del canone che pagano i cittadini.

Giorgia Meloni ha gridato allo scandalo alle sue truppe social per i 1800 euro pattuiti dalla produzione del programma di Serena Bortone per lo scrittore Antonio Scurati. Pochi minuti e un assegno che un dipendente prende, quando va bene, per un mese di lavoro, come ha sottolineato la premier. Senza considerare il tempo speso da Scurati per elaborare il testo, la sua competenza, il suo curriculum, il fatto che siamo in un sistema di libero mercato dove il prezzo si forma da se, in base alla legge della domanda e dell’offerta. E senza considerare, perché no, anche il fatto che pochi giorni prima sia stato staccato un assegno molto cospicuo per le confessioni del giovane Fedez, gioie e dolori della sua storia con la Ferragni. Una cifra che non sarebbero i 70mila euro usciti da indiscrezioni interne alla Rai, come sottolinea una smentita della società di produzione del programma: «In merito alla notizia sul compenso di Fedez per la sua partecipazione a Belve, Fremantle smentisce la cifra riportata. Per rispetto della privacy non è possibile rivelare il cachet realmente accordato, quello che possiamo dire è che il compenso reale è molto lontano da quello indicato da La Stampa». Molto lontano, ma quanto? Una cifra spesa per un ospite della tv pubblica (anche se il programma è prodotto in esterno) che rimane segreto di Fatima.

Vale più un premio Strega o un influencer? Questo è il problema. A cui mai nessuno ha dato una risposta, anche in Rai dove i listini ma anche le linee guida sulle ospitate, variano ad ogni cambio di direttore generale e spesso anche in costanza di dirigenza.

Ai tempi, Luigi Gubitosi aveva lanciato la fatwa contro i giornalisti esterni invitati a dire la loro nei talk: non vanno pagati. E da allora per le redazioni dei programmi è stato complicato averne di qualificati, soprattutto quando l’invito (gratis) recitava così: «Vuole venire alle 6 di mattina da noi a parlare?». Un’ opzione non allettante, soprattutto gratis. E così piano piano i soldi sono tornati a circolare tra il popolo degli opinionisti, anche in virtù del fatto che se si chiama un idraulico si paga, non si vede perché il lavoro intellettuale invece no. Ma in questo mondo di professionisti del commento non esiste un prezziario preciso, ognuno contratta per se e la cifra viene stabilita non solo per la chiara fama dell’ospite, ma anche dalla sua capacità di tenere viva la trasmissione (il che spesso vuol dire avere una propensione al litigio) e da quanto sei amico del capostruttura di riferimento da qualcun altro della catena di comando.

Così, approssimativamente, un giornalista può «valere dai 300 ai 2.000 euro. Con punte alla Sgarbi di 3.000. Molto meno di un attore, un’attrice, una soubrette il cui compenso oscilla dai 2.000 ai 20mila euro (di Belen nel periodo di massimo fulgore). Gli scrittori variano dai 500 euro, agli 800 di Mauro Corona, ai 1.800, appunto di Antonio Scurati (comprensivi di compenso autoriale). Per avere Valeria Marini «bastano» 7mila euro. Se vuoi un talento gratis devi pubblicizzarne il film, il libro, l’evento teatrale in uscita. Ma quel che non si dice mai è che non c’è niente di meglio di un talk per massimizzare i benefici di cassa (chiedere a Cairo), in tv. Perché sono show che si creano spontaneamente riducendo il lavoro degli autori e anche i costi di produzione. Insomma Dio salvi l’opinionista.