Primo Maggio, non siamo carne da macello

1 MAGGIO: NON SIAMO CARNE DA MACELLO

Mai come quest’anno la ricorrenza del primo maggio deve assumere una valenza di lotta. L’emergenza pandemica ha reso ancora più evidente la centralità del lavoro nella nostra società. Ma mentre in tv si sprecano gli encomi, la realtà per milioni di lavoratori e lavoratrici è sfruttamento, precarietà, salari da fame e assenza di sicurezza.

Dal personale sanitario a quello della filiera agroalimentare, dai lavoratori e dalle lavoratrici del commercio fino a quelli e quelle impiegate nei lavori di cura, dalle telecomunicazioni ai servizi di pulizia, la consapevolezza di essere essenziali ma di non contare nulla in termini di diritti e tutele è ormai assodata.

La cecità delle istituzioni nei confronti del lavoro nero, sottopagato e privo di garanzie, ha prodotto per milioni di famiglie un’emergenza economica e sociale, oltre che sanitaria.
Invece degli encomi, pretendiamo gesti concreti: aumenti dei salari, stabilizzazioni e internalizzazioni, blocco di affitti, utenze e pagamenti, screening di massa, dispositivi di protezione gratuiti per tutti e tutte. Vogliamo un reddito di base universale che ci emancipi da povertà e ricatto occupazionale.

Vogliamo denunciare le assurde pretese di Confindustria, il vero potere forte del nostro paese, che ci vorrebbe tutti e tutte a lavoro come carne da macello, senza considerare i pericoli a cui le nostre vite sono esposte e le migliaia di morti che questa logica ha già provocato nel nord industrializzato.
Pretendiamo che salute e lavoro non siano due opzioni che si escludono a vicenda, lottiamo affinché il lavoro non si significhi sfruttamento, devastazione e morte per lavoratori, lavoratrici, comunità e ambiente.

Crediamo sia necessario, oggi come non mai, lottare per una società più giusta, che abbia come priorità, non io profitto, ma il benessere e la felicità di tutti e tutte noi.

USB COSENZA
COBAS COSENZA