Principe-Mancini, così vicini così lontani. Il ’93 e gli incroci infiniti tra Cecchino, Giacomo e Sandro

Giacomo Mancini con Cecchino Principe (foto tratta dall'album di famiglia - Amici dell'Aria Rossa)

In molti definiscono Sandro Principe “leone socialista” esattamente come veniva definito Giacomo Mancini. Qualcuno contesta, a dire il vero molto garbatamente, il paragone; molti altri approvano. Peppino Aieta, che si autodefinisce allievo di Sandro Principe, la sera dopo l’apertura della campagna elettorale al cinema Garden, ha scritto testualmente: “Finalmente la politica, quella che elabora, quella che fa diventare realtà i sogni, quella che ha visione, quella colta, quella senza calunnie e senza calunniatori. Ho rivisto tanti compagni socialisti e tanti amici. Li ho abbracciati tutti. Il leone socialista ruggisce ancora, eccome se ruggisce!”. Dunque, Aieta è d’accordo e come lui anche tanti altri “compagni socialisti”, qualcuno anche comunista e persino radicale che quella sera sono apparsi al Garden.

Fare l’elenco delle “vecchie glorie” non è il massimo della vita ma era impossibile non vedere e magari anche non abbracciare qualcuno dei protagonisti dell’impresa di Giacomo Mancini del 1993 a Cosenza, che inevitabilmente ricorda anche quella di oggi di Sandro Principe. Non foss’altro perché è stata condotta fuori dal sistema dei partiti ufficiali. Allora Mancini con due liste soltanto superò al ballottaggio il candidato del centrodestra Piero Carbone dopo aver preceduto Peppino Mazzotta, candidato del centrosinistra, al primo turno. Le liste di Mancini si chiamavano Cosenza Domani e Lista per Cosenza. La prima era la lista dei fedelissimi manciniani, capeggiata da Enzo Paolini. L’altra era formata da un ex missino come Arnaldo Golletti ma era sostenuta attivamente anche dai socialisti Pino Tursi Prato e Franco D’Ambrosio. Beh, la sera dell’apertura della campagna elettorale di Principe al Garden erano tutti presenti. Certo, un po’ invecchiati, visto e considerato che sono passati 32 anni, ma quantomai vivi, allegri e combattivi. E come si fa a non pensare al ’93? Per forza… Pensate che c’erano anche Mario Oliverio e Franz Caruso, che all’epoca stavano con i “nemici” insieme all’innominabile “Capu i iuni” scusate la parola… 

Ma è sicuramente più stimolante il confronto tra le due personalità, quella di Giacomo Mancini e quella di Sandro Principe. Per tratteggiarlo, tuttavia, è impossibile non ricordare il padre di Sandro, il leggendario Cecchino, che per inevitabili questioni anagrafiche ha avuto un rapporto decisamente più intenso con il “vecchio leone socialista”.

Per ironia della sorte, Francesco Principe, per tutti Cecchino, è nato il 24 maggio del 1918, naturalmente a Rende. I biografi ci informano che “dopo aver conseguito la laurea in Scienza agrarie, partecipò alla sua prima campagna elettorale per l’Assemblea costituente nelle elezioni legislative del 1946, sostenendo attivamente l’allora candidato del Partito Socialista Italiano, Pietro Mancini, padre di Giacomo Mancini…”. E’ solo il primo degli incroci infiniti tra le due famiglie.

Cecchino Principe viene eletto sindaco del comune di Rende per la prima volta nel 1952, risultando confermato anche nelle consultazioni elettorali successive per oltre 28 anni, fino al 1980, anno in cui assurge a quest’incarico suo figlio Sandro, allora trentunenne.

Negli anni in cui Principe è sindaco di Rende inizia una contrapposizione politica con Giacomo Mancini, in quanto Principe afferiva alla corrente Demariniana mentre Mancini era leader, insieme a Pietro Nenni, della corrente autonomista, sostenendo che il PSI dovesse assestarsi su una linea equidistante tra Dc e Pci- 

Nel 1958 si candida per la prima volta al Parlamento e nel 1963 – quando Giacomo Mancini è alll’apice della sua carriera ed è più volte ministro – diventa vicepresidente del gruppo parlamentare socialista alla Camera dei deputati. Negli anni successivi ricoprì molti incarichi di governo eminenti: nel 1966 viene nominato sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura nel governo Moro III e nel 1968. dopo la rielezione per la terza volta alla Camera dei deputati, viene nominato sottosegretario di stato presso il Ministero delle Partecipazioni Statali. Nel governo presieduto dal democristiano lucano Emilio Colombo, nell’agosto del 1970, viene nominato sottosegretariato unico al dicastero delle Partecipazioni Statali. Detiene questo incarico fino al febbraio 1972, quando Giulio Andreotti forma il suo primo esecutivo, in seguito alla crisi della formula del cosiddetto “centrosinistra organico”. 

Sono gli anni in cui Giacomo Mancini è segretario nazionale del Psi in rappresentanza della quota autonomista ma non dura molto, solo due anni, perché poi sarà De Martino a prenderne il posto. E la storia racconta che fu proprio Mancini a “crescere” l’allora giovane Bettino Craxi pilotandolo alla conquista del partito nel fatidico congresso del Midas di Roma del 1976. Ma anche questo idillio non è durato molto e negli anni Ottanta, nel 1984 per la precisione, si materializza definitivamente la rottura plateale tra i due nell’ormai leggendario “Compagno Craxi, non sono d’accordo”.

Nella foto si riconoscono da sinistra: Gaetano Mancini, Carlo Tognoli, Cecchino Principe e a destra in ultimo Ciccio Greco.

Mentre Mancini duella con Craxi, Cecchino Principe invece instaura con lui un rapporto molto intenso. Nella primavera del 1985 ha un ruolo di primo piano alla guida della Regione Calabria, di cui diventa Presidente, fino al 1987, per due anni. Nonostante la diversità di vedute sul “cinghialone”, Giacomo Mancini e Sandro Principe siglano una prima famosa “pax” tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Ricomincia un dibattito politico e si creano le condizioni per la candidatura di Pietro Mancini, figlio di Giacomo, a sindaco di Cosenza proprio nel 1990. Cecchino e Sandro (che nel frattempo è diventato deputato) non si mettono di traverso e sostengono l’operazione, saranno invece i fratelli Gentile a farla saltare dopo appena un anno e mezzo, nel 1991.

Sandro Principe

Il 1992, invece, riaprirà la “guerra” tra le famiglie Mancini e Principe. Alle Politiche si registra un accordo tra deputati per “eliminare” Mancini e l’allora giovane Sandro, insieme a Tonino Mundo, è tra i protagonisti del blitz, che determinerà la clamorosa esclusione di Giacomo dalla “quaterna” delle preferenze e la sua mancata elezione alla Camera dopo oltre 40 anni. Il vecchio leone non la prende per niente bene e attacca più volte Sandro per le sue vicissitudini giudiziarie con l’allora procuratore di Palmi Agostino Cordova. Giacomo e Cecchino, tuttavia, cercano sempre di ricucire il loro rapporto storico e anche in tempi di “guerra” non mancano di incontrarsi, anche nei luoghi più improbabili, per distendere gli animi. A fine ’92 Mancini è tra i principali accusatori di Craxi e va persino a testimoniare da Di Pietro… Poi, nel ’93, si riprende clamorosamente Cosenza. Ancora qualche anno di braccio di ferro (che è costato anche la chiusura di Telecosenza, la storica tv privata di Mancini) e poi finalmente, quando gli anni Novanta si avviano alla fine, esplode la pace definitiva propiziata dal rapporto tra Giacomo e Sandro, sindaci di Cosenza e di Rende. 

“Mancini ha rilanciato Cosenza – ha affermato anche recentemente Sandro Principe -, ha saputo utilizzare i fondi europei, che sono stati spesi celermente. Il Viale Parco porta il suo nome e a Rende prosegue con il nome di mio padre e mia madre, segno di quella comune pianificazione che abbiamo portato avanti quando ci siamo trovati entrambi sindaci all’inizio del nuovo millennio. I nostri rapporti in quel periodo furono molto stretti. Mi recavo spesso a Palazzo dei Bruzi per confrontarmi con lui. Abbiamo per primi adottato la programmazione di area vasta, allora si chiamava Pit, oggi Sasus e lui, nonostante la presidenza spettasse ritualmente al capoluogo, mi concesse invece di assumerne la guida…”. Giacomo è mancato appena qualche anno dopo, nel 2002, in tempo per completare il suo ultimo mandato; Cecchino sarebbe mancato nel 2008. Oggi sarebbero felici di vedere che Sandro ha ripetuto l’impresa di Giacomo del ’93 e magari staranno festeggiando alla loro maniera in qualche anfratto dell’aldilà. Sempre e comunque a futura memoria.