Lamezia. Pubblicità “mafiosa”: l’appalto Sacal alla Pubbliemme è la solita vergogna. Il caso tragicomico di Rende

Lo scandalo della Sacal e della dilagante corruzione all’aeroporto di Lamezia Terme, esploso in tutta la sua virulenza tra il 2017 e il 2018, ha tante sfaccettature, molte delle quali sono state analizzate nei giorni di “bufera” susseguenti agli arresti. E che si sono inevitabilmente riproposte anche qualche mese fa, alla luce delle nuove polemiche (a scoppio ritardato) sulla privatizzazione della società.

Sugli appalti, tuttavia, il panorama dell’informazione calabrese, notoriamente piegato agli interessi di questo o quel politico corrotto (in fondo, non c’era molta differenza tra Minniti e… Madame Fifì: nel senso che i soldi pubblici arrivavano sia ai media dell’uno che ai media dell’altro), ha fatto calare la solita omertà. E invece sarebbe bene che se ne parlasse e che anche il procuratore Gratteri si informasse o fosse informato di questi “giochini” milionari. Anche perché sono arrivati addirittura a farsi pubblicità strumentalizzando il suo stesso nome! E lui li legittima anzi li sdogana e persino li imbianca partecipando alle loro pagliacciate pubbliche.

Ma procediamo con ordine. Guardate la foto di copertina, dove il nome della solita agenzia di pubblicità, la Pubbliemme (che oggi ha cambiato nome in Diemme ma è sempre la stessa cosa), campeggia sopra la scritta dell’aeroporto. E’ lecito chiedere lumi sull’aggiudicazione dell’ appalto Sacal a Pubbliemme? Abbiamo ascoltato il parere di diversi addetti ai lavori e per quello che ne sanno, un bando non è mai stato fatto e l’affidamento al gruppo governato da Domenico Antonio Maduli – emerso come soggetto contiguo al clan Mancuso e a un politico corrotto come Giamborino nelle carte delle operazioni Rinascita Scott e Rimpiazzo –, per importo, non dovrebbe rientrare nell’affidamento diretto, che – beninteso – sarebbe un altro schiaffo alla miseria calabrese.

Ma il buon Maduli, che si crede furbo oltre ad essere “dritto” (non certo per altezza ma solo per appartenenza). sta andando anche oltre. E così ormai da tempo chi arriva all’aeroporto di Lamezia Terme, dove la concessionaria di pubblicità del soggetto di cui sopra continua a fare il bello e il cattivo tempo, vede addirittura questo tabellone… (https://www.iacchite.blog/lettere-a-iacchite-lamezia-basta-cartelloni-sul-maxiprocesso-e-un-danno-alla-calabria/). 

Per chi non fosse “pratico” di Calabria, questo cartellone fa “autopubblicità” a quel cesso (con tutto il rispetto per i bagni) di trasmissione sul maxiprocesso di Gratteri che va in onda sulla televisione del reuccio di Limbadi ovvero lo stesso Maduli. Con tanto di nome e cognome del procuratore in bella mostra! Questo significa che siamo al clan mafioso che si fa pubblicità tramite… il procuratore antimafia… Ci sarebbe da ridere se non fosse una tragedia e in ogni caso la realtà supera abbondantemente anche le più sfrenate fantasie!!!

E visto che siamo in tema, dopo la sacrosanta copertura (e contestuale ripristino…) della pubblicità abusiva di Pubbliemme effettuata dalla polizia municipale di Castrolibero e dopo l’ordinanza di demolizione dell’impianto di via Pasquale Rossi a Cosenza (puntualmente non effettuata…), finalmente la Commissione d’accesso che ha sciolto per mafia il Comune di Rende ha mandato a dire a Gratteri che sarebbe interessante capire come ha fatto il Comune di Rende ad affidare ad Agostino Iacovo (più volte agli arresti!!!), affiliato al clan Muto e degno compare di Maduli, l’intero parco impianti pubblicitari, quando il subappalto è severamente vietato dal bando di gara stesso. In una situazione al limite del tragicomico che continua a perdurare perché i tabelloni di pubblicità mafiosa sono ancora incredibilmente in piedi a raccontare questa storia incredibile.

Ma sarebbe anche interessante sapere perché il Comune di Rende ha tollerato fino alla fine la presenza di una ditta che ha un arretrato del pagamento dell’ICP per almeno 350.000 euro. Ma siamo certi che il sindaco mafioso e defenestrato di Rende, tenendo fede al suo nomignolo di quaquaraquà che gli calza sempre di più a pennello, avrà incassato e dispensato mazzette in mille altri modi… Anche se Maduli non è più amico di Nicola Adamo, i rapporti tra le anatre prestate alla “politica” sono rimasti sempre ottimi. Basta fare il “grano”, come cantava Rabagliati, ma non con il tressette…