Querela a Nat: la finzione di Arianna Meloni sorella d’Italia

(DI GAD LERNER – ilfattoquotidiano.it) – Quando, il 20 aprile scorso, Giorgia Meloni rilanciò furbescamente sui suoi social la vignetta di Natangelo, lo fece sfoderando un repertorio vittimistico imperniato su un concetto: Arianna era “una persona che non ricopre incarichi pubblici, colpevole su tutto di essere mia sorella… donna, madre la cui vita viene usata e stracciata”. In molti finsero di cascarci, gridando allo scandalo per quella intrusione nel privato di chi nulla aveva a che fare con l’attività politica. Pazienza se entrambe le sorelle Meloni avessero già rilasciato numerose interviste per far sapere che Arianna era da sempre la più stretta collaboratrice di Giorgia, quasi una alter ego della premier.

Neanche tre mesi dopo, prima ancora che Mario Natangelo rendesse pubblica la querela a lui intentata da Arianna Meloni, quella finzione si è autodissolta grazie ai poderosi scatti di carriera che hanno formalizzato la di lei collocazione ai vertici di Fratelli d’Italia. Il 2 luglio veniva nominata responsabile del tesseramento, chiamata cioè a decidere chi possa arruolarsi e chi no nel principale partito di governo. Il 1º agosto, poi, veniva cooptata nel Cda della Fondazione Alleanza Nazionale, lo scrigno della destra post-missina che detiene il simbolo della fiamma tricolore, la testata Il Secolo d’Italia, ma soprattutto un patrimonio di 57 milioni fra proprietà immobiliari, fondi di deposito e titoli di Stato. Si è così formalizzato – checché ne dicano le sorelle Meloni – che FdI è un partito a conduzione familiare. Altro che povera casalinga vilipesa. Arianna lo era già quando si pretendeva esente da satira, ma ora possiamo scrivere senza tema che figura tra le donne più potenti d’Italia. È da questa postazione che si lancia all’attacco di Natangelo per mettere la museruola ai vignettisti. Bando ai piagnistei, sono sicuro che può permettersi di pagare l’avvocato.