Reggina, gli stipendi non arrivano. Calciatori e staff non proseguiranno la preparazione

I calciatori professionisti, lo staff tecnico, inclusi i preparatori atletici della Reggina 1914 S.r.l., l’Associazione Italiana Calciatori e l’Associazione Italiana Allenatori di Calcio, manifestano la loro forte preoccupazione per la situazione della società, ribadendo, sin da ora, l’astensione dalle prestazioni lavorative dei lavoratori coinvolti“. Così l’Assocalciatori, in una nota firmata dal presidente, Calcagno, e dal presidente dell’Assoallenatori, Ulivieri. “Da un lato, infatti, pur a fronte di formali atti di messa in mora, nelle forme previste dal vigente accordo collettivo, la società ha, ancora oggi, omesso di corrispondere le retribuzioni fisse e variabili e le indennità contrattuali ai calciatori e allo staff tecnico, sin dallo scorso giugno 2023. Circostanza che rappresenta un caso isolato nell’ambito di tutte le serie professionistiche – prosegue la nota -. Dall’altro lato, decorso infruttuosamente il termine del 31 luglio 2023, l’intero staff tecnico non è stato regolarmente tesserato dalla società e, pertanto, come previsto dai rispettivi vigenti accordi collettivi, risulta formalmente esonerato”.

“Analogamente, alla data odierna, i campi da gioco in uso alla Reggina risultano inadeguati e non manutenuti, con gravissimi rischi per la salute sicurezza dei lavoratori sportivi – continuano AIC e AIAC -. Ciononostante, la società, con comunicazione PEC dell’attuale Amministratore Unico, ha convocato per gli allenamenti gli atleti, lo staff tecnico, chiamati a rendere, pertanto, le proprie prestazioni in violazione delle norme endofederali, in assenza di pagamento delle retribuzioni, in assenza di regolare tesseramento dello staff tecnico e in violazione delle più basilari misure di protezione della loro sicurezza sul lavoro. Quanto precede integra una palmare violazione dei diritti dei lavoratori del comparto sportivo e lede la dignità lavorativa degli stessi, considerato che la società versa, chiaramente, in una situazione tale da non poter onorare le proprie obbligazioni fondamentali e, in primis, il rispetto del diritto fondamentale alla salute dei suoi lavoratori, senza sia stata ancora neppure sanata la morosità retributiva”.