Reggio, Cuzzocrea contro Procura: una “guerra” infinita

A Reggio Calabria, ormai periodicamente, si torna a parlare delle vicissitudini del discusso imprenditore Andrea Cuzzocrea, ormai da molti anni al centro del dibattito giudiziario e politico della cittò dello Stretto. L’ultima notizia è arrivata ieri da parte della procura di Reggio, che ha annunciato la disposizione della misura dell’amministrazione giudiziaria per la sua impresa edile, la Aet Srl, determinando la vibrata reazione di Cuzzocrea.

Ma procediamo con ordine. Cuzzocrea conosce il suo momento di grazia nel 2012 quando viene eletto presidente di Confindustria Reggio Calabria ricoprendo contestualmente il ruolo di componente del Consiglio nazionale.

La Aet è una grande impresa di costruzioni, che proprio nel periodo in cui Cuzzocrea è presidente di Confindustra, si aggiudica la gara milionaria (12 milioni di euro) dell’appalto per la costruzione del parcheggio multipiano che doveva servire per il nuovo Palazzo di Giustizia. Stazione appaltante il Comune di Reggio e quindi il sindaco Falcomatà. Ed è proprio da qui che cominciano i guai di Cuzzocrea, perché, neanche un anno dopo, l’imprenditore si becca una interdittiva antimafia che lo costringerà anche a dimettersi dalla carica di presidente di Confindustria e dalla quale nascerà un contenzioso tuttora in atto.

Cuzzocrea entra nelle carte della relazione conseguente alla Commissione d’accesso della terna prefettizia nel Comune di Reggio nel 2012. Tra le altre cose, oltre a vicende giudiziarie pregresse di cui la Commissione non racconta gli sviluppi, anche il fatto che il 16 gennaio 2003 venne controllato a Villa San Giovanni (Rc) con due affiliati alla cosca Libri e che dal 2001 al 2008 tra i dipendenti della società partecipata al 50% da Cuzzocrea ci fosse Giandomenico Condello, nipote del capo cosca Pasquale Condello arrestato il 18 febbraio 2008. Ma non solo.

12 luglio 2016: la visita in Senato di Cuzzocrea e Paolo Romeo

Paolo Romeo

A pagina 2000 dell’ordinanza relativa all’indagine Mammasantissima della Dda di Reggio Calabria, il 12 luglio 2016 il Gip Domenico Santoro, nel tracciare il profilo di Paolo Romeo, indagato e con una sentenza già passata in giudicato per concorso esterno in associazione mafiosa, scrive che «il 16 gennaio 2014, una delegazione di Associazioni di Cittadinanza attiva, composta da Romeo Paolo, Pietropaolo Domenico e Bova Giuseppe, unitamente a una rappresentanza di Confindustria Reggio Calabria, guidata dal Presidente Cuzzocrea Andrea, coadiuvato da Tropea Antonino e Latella Giampaolo, venivano ricevuti, in audizione informale, dall’ufficio di Presidenza della 1^ Commissione permanente “Affari Costituzionali” del Senato».

L’APPALTO MILIONARIO E GLI ATTACCHI DEL M5S

Nel frattempo, Cuzzocrea vince l’appalto per i parcheggi del Palazzo di Giustizia e il M5s lo attacca frontalmente.

«Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, fornisca le necessarie garanzie riguardo all’aggiudicazione dei lavori per i parcheggi del Palazzo di Giustizia a una ditta già segnalata dalla commissione d’accesso che portò allo scioglimento per contiguità mafiose del Comune, di cui amministratore unico risulta essere, in coppia, il presidente degli industriali reggini, Andrea Cuzzocrea». Lo affermavano i deputati M5s Dalila Nesci, Federica Dieni e Paolo Parentela, che aggiungono: «L’avevamo già chiesto durante la recente iniziativa di piazza a Reggio Calabria, ma il sindaco ha finora taciuto. In compenso apprendiamo che Confindustria locale ha poi disposto l’obbligo di dimissioni o la decadenza dalle cariche confindustriali degli imprenditori raggiunti da avviso di garanzia nell’ambito di fascicoli d’inchiesta sulla criminalità organizzata».

«Ciò – proseguivano i parlamentari 5 stelle – non tocca affatto il problema posto, che è semplice e diverso. In merito alla ditta in argomento Falcomatà deve spiegare in modo pubblico che cosa è cambiato tra le specifiche segnalazioni della commissione d’accesso e la realtà di oggi. Infatti, in quella relazione si legge, peraltro, che nell’azienda risultava all’epoca impiegato un nipote del boss Pasquale Condello. In ogni caso, gli elementi acquisiti furono riversati nell’atto su cui si basò lo scioglimento».
3 agosto 2016: l’impresa nelle carte della terna prefettizia

Il 3 agosto 2016 – proprio a seguito della presa di posizione del M5S l’ingegner Cuzzocrea sente il bisogno di intervenire su quanto contenuto nella relazione della commissione d’accesso al Comune di Reggio Calabria del 2012 (che poi portò allo scioglimento per contiguità mafiose del consiglio comunale), nella quale l’impresa Aet veniva citata e di cui è socio.

Riguardo all’interdittiva al consorzio Sant’Agata, al centro di un articolo pubblicato lo stesso 3 agosto 2016 dal quotidiano La Gazzetta del SudCuzzocrea precisò che: «la società è stata posta in liquidazione dopo il completamento dell’opera che costituiva l’unico scopo del consorzio, il collaudo è avvenuto nell’aprile 2015 e subito dopo ognuno è andato per la sua strada. L’interdittiva è datata agosto 2015. E la consortile aveva cessato il suo oggetto sociale già dal 2014 prima del provvedimento della prefettura, che non ha riguardato la Aet srl ma l’altra società del consorzio. E’ noto cosa io pensi dello strumento delle interdittive, su cui non intendo tornare per l’ennesima volta. Però trovo necessario precisare (sebbene l’articolo di Gazzetta si contraddistingua per la correttezza dei fatti rappresentati) che il provvedimento non riguarda me né l’impresa della mia famiglia. Quanto agli accertamenti giudiziari che nella vita di molti cittadini e imprenditori capitano, dall’articolo di Gazzetta si evince chiaramente che si sono conclusi tutti con un ‘nulla di fatto’. Con buona pace dei parlamentari a 5 Stelle affetti da quello che Enrico Mentana definisce giacobinismo automatico e, aggiungo io, un po’ ipocrita alla luce delle recenti vicende romane».

Ma Cuzzocrea ormai è “segnato” e così pochi mesi dopo, nel 2017, arriva l’interdittiva antimafia proprio per la sua Aet Srl, circostanza che lo costringerà, come accennato, alle dimissioni da presidente di Confindustria Reggio. 

Tuttavia, il M5s non molla la presa, anzi raddoppia perché inserisce nel quadro anche la vicinanza con Paolo Romeo sancita dalle carte dell’ordinanza dell’operazione Mammasantissima e i grillini diffondono un’altra pesantissima nota contro Cuzzocrea.

«Le dimissioni di Andrea Cuzzocrea da presidente degli Industriali di Reggio Calabria non sollevano dall’imbarazzo il sindaco renziano Giuseppe Falcomatà –  affermavano in una nota i deputati M5s Dalila Nesci, Paolo Parentela e Federica Dieni –. Nei mesi scorsi avevamo rammentato che a Reggio Calabria l’appalto per i parcheggi del Palazzo della Giustizia andò alla ditta Aet, già ben segnalata nella relazione della commissione d’accesso al municipio. Ci riferivamo a un lavoro da 20 milioni di euro e chiedevamo il perché del silenzio, sulla vicenda, da parte del sindaco Falcomatà e dell’allora ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Sollecitavamo l’indifferente Falcomatà a fornire le necessarie garanzie riguardo all’aggiudicazione di quei lavori, perfino durante un’iniziativa di piazza, a Reggio, insieme ai colleghi Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Laura Ferrara e Nicola Morra. Insistevamo sul fatto che pulizia e normalità si fondano sulle risposte e sugli atti degli amministratori pubblici, che hanno una responsabilità precisa connessa al loro mandato. Quel mutismo fisso di Falcomatà ha una qualche connessione politica con gli emersi rapporti tra il Cuzzocrea e il Romeo, nonché con la presenza dei due, di Domenico Pietropaolo e Giuseppe Bova all’audizione del 16 gennaio 2014 presso l’ufficio di Presidenza della commissione senatoria Affari costituzionali in tema di Città metropolitana, promossa dal poi arrestato per ‘ndrangheta senatore Antonio Caridi?».

L’AMMINISTRAZIONE GIUDIZIARIA

Poi, tre anni fa, proprio a febbraio 2018, sarà la stessa azienda, la Aet Srl, a chiedere ed ottenere di essere ammessa, con provvedimento della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, al nuovo istituto del controllo giudiziario. “La società Aet, recentemente – si leggeva in un comunicato – era risultata aggiudicataria dell’appalto per la Realizzazione del parcheggio del Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria (importo 12 milioni di euro) e non aveva potuto stipulare il contratto di affidamento a causa della revoca disposta in seguito al provvedimento interdittivo. Il richiesto controllo giudiziario potrà consentire a Aet di proseguire in tutti i contratti in essere con la pubblica amministrazione e al Comune di Reggio Calabria di stipulare, nell’interesse dell’intera collettività, quello relativo all’aggiudicazione sopra indicata con il soggetto che aveva formulato la migliore offerta.  L’impresa da qui in avanti sarà affiancata da un amministratore giudiziario e metterà in atto le prescrizioni normative ed ogni misura organizzativa finalizzata a prevenire specificatamente i rischi e i tentativi di infiltrazione mafiosa”.

Cuzzocrea spera di essere riuscito a risolvere i problemi e confida quindi nell’annullamento dell’interdittiva antimafia, che però viene confermata nel 2019. Con una decisione nel merito i giudici amministrativi reggini mettono la parola fine – in primo grado – alla estenuante vicenda “che va avanti dal 2017 – scrivevano i cronisti – quando l’ex prefetto Michele di Bari notificò il provvedimento”.

Intanto, nell’aprile del 2018 Cuzzocrea fonda il Movimento politico culturale “Diritti, Giustizia e Lavoro – Mezzogiorno in movimento” di cui è il presidente. Il movimento è ispirato al meridionalismo, alla difesa dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini. Lo scorso anno Cuzzocrea annuncia la sua candidatura a sindaco di Reggio ma poi si ritira qualche settimana prima del voto adducendo non meglio specificate “minacce” e “condizionamenti”.

E così arriviamo alla notizia di ieri. 

I Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo Dr. Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione a un provvedimento di applicazione della misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria per sei mesi nei confronti della A.E.T. S.r.l., società reggina operante nel settore edilizio.

Il provvedimento scaturisce dalla richiesta avanzata dalla locale Procura della Repubblica – Direzione distrettuale Antimafia – all’esito di accertamenti esperiti dal dipendente Nucleo PEF/G.I.C.O. di Reggio Calabria, con il coordinamento del Procuratore Aggiunto Dott. Calogero Gaetano PACI, nel cui ambito è emerso un rapporto di stabile e ed oggettiva agevolazione tra l’esercizio delle attività economiche riferibili alla struttura imprenditoriale della società ed i suoi soci ed amministratori Antonio Martino ed Andrea Cuzzocrea, il cui patrimonio è stimato in 10 milioni di euro circa, con membri della famiglia “Guarnaccia”, questi ultimi coinvolti in vicende giudiziarie in relazione ai loro stretti rapporti con la cosca “Libri” operante nel territorio di Reggio Calabria.

Nello specifico sono emerse significative commistioni di interessi con una società di diritto arabo costituita, tra gli altri, da Guarnaccia Francesco cl’ 69, già condannato definitivamente per il delitto di intestazione fittizia aggravato dalle finalità di avvantaggiare la ‘ndrangheta, nonché con una ulteriore impresa, anch’essa di diritto arabo, nella cui compagine figura Guarnaccia Giovanni Domenico cl’ 53, soggetto già condannato definitivamente per intestazione fittizia di beni aggravata dalla finalità di agevolare la ndrangheta e segnatamente la cosca “Libri” di Reggio Calabria, già sottoposto a precedenti misure di prevenzione personali e patrimoniali.

In proposito, gli elementi investigativi acquisiti nell’ambito del contesto in rassegna, hanno consentito di far emergere sufficienti indizi in ordine alla “permeabilità” della A.E.T. S.r.l. rispetto alle infiltrazioni della criminalità organizzata, nonché in ordine alla agevolazione effettuata dalla società proposta in favore di soggetti legati alle cosche di ndrangheta, tali da determinare l’adozione dell’odierno provvedimento.
In data 31-01-2018 la stessa società era stata sottoposta a controllo giudiziario per un anno, periodo prorogato in data 06-02-2019 e 5-02-2020, in ragione di un provvedimento interdittivo emesso nel 2017 dalla Prefettura di Reggio Calabria, confermato sia dal Tar che dal Consiglio di Stato.

LA REPLICA DI CUZZOCREA

La lettura delle notizie su di lui e sulla sua azienda, creano evidente disappunto nell’ingegnere Cuzzocrea, che non esita a replicare.

“Le notizie di stampa riferiscono in modo del tutto fuorviante di fatti societari del passato che coinvolgono persone ed attività con cui, come ampiamente documentato, non abbiamo avuto rapporti diversi oltre quelli lavorativi.
L’ing. Cuzzocrea e l’Ing. Martino si chiedono quale sia l’utilità di una siffatta notizia oltre quella dichiarativa di semplici attività di accompagnamento di un percorso di self cleaning aziendale, peraltro richiesto dall’azienda, iniziato tre anni orsono, adesso prorogato sotto altra forma per altri sei mesi.
Tre anni nel corso dei quali l’azienda ha intrapreso, accompagnata dal controllo giudiziario ex art. 34-bis su propria istanza, un sinergico percorso di crescita grazie anche al quale è tornata ad essere tra i più importanti player del mercato locale annoverando oggi il più importante portafoglio ordini della sua ormai lunga storia e avendo alle sue dipendenze oltre trenta dipendenti a tempo indeterminato senza contare l’indotto.
Ciò chiarito, nel ringraziare pubblicamente le tante persone che in queste ore ci hanno manifestato la loro vicinanza e solidarietà, continueremo a svolgere, come sempre fatto, il nostro dovere di imprenditori con la massima professionalità e serietà”.

E così siamo arrivati al termine – per il momento ovviamente – di questa lunga telenovela della quale non si intravede ancora la conclusione. Ma ci sono ancora altri due tasselli da inserire.

Di cultura liberale e garantista, Cuzzocrea aveva fondato il quotidiano “Il Garantista”, diretto di Piero Sansonetti, diffuso su scala nazionale dal 2014 alla fine del 2015 e poi miseramente fallito con grande rabbia dei giornalisti coinvolti in quella che era in maniera del tutto evidente una iniziativa truffaldina.

L’ENDORSEMENT DI FRANCESCO BERNA

E infine una curiosità. Anche Francesco Berna, presidente di Ance Calabria, travolto poi dallo scandalo per il suo arresto nell’operazione “Libro nero” e adesso collaboratore di giustizia, aveva preso posizione nel 2017 a favore di Cuzzocrea: «Sono molto dispiaciuto per quanto è accaduto ad Andrea Cuzzocrea, a cui mi lega un rapporto di sincera amicizia personale. Conosco bene lui e la sua famiglia e sono convinto della linearità e trasparenza delle sue condotte. Andrea è un imprenditore lungimirante e ha guidato Confindustria Reggio con senso di responsabilità, dimostrato anche con la decisione, sofferta quanto risoluta, di rassegnare le dimissioni dalla presidenza. Intendo attestare pubblicamente la mia stima nei suoi confronti nella convinzione che riuscirà in sede giudiziaria a ottenere il pieno riconoscimento della legittimità che ha sempre caratterizzato il suo agire. Le informazioni a carattere interdittivo, a mio avviso, sono uno strumento necessario ma da rivedere. Rispettiamo le leggi e coloro che sono chiamati a interpretarle, ma crediamo sia anche doveroso indicare i limiti di alcuni meccanismi normativi che vanno riformati. Per gli imprenditori che operano nell’ambito dei lavori pubblici le interdittive sono un vero e proprio dramma che non coinvolge solo i titolari delle aziende ma l’intera collettività, i dipendenti e le loro famiglie. Auguro ad Andrea Cuzzocrea di uscirne, come sempre ha fatto, a testa alta e di vedere risolta al più presto la sua situazione». Insomma anche Berna voleva rivedere le interdittive… Forse intuiva già che sarebbe caduto nella “tagliola”… Chissà se prima o poi parlerà anche lui del suo “grande amico” Cuzzocrea.