Reggio Emilia provincia di… Cutro. Delrio, la processione, i voti, gli incarichi e quel “pentimento” evitato da Gratteri

di Saverio Di Giorno

Che il destino dell’Europa fosse diventare Napoli è scritto profeticamente in quel capolavoro assoluto che è “La Pelle”. Che il destino dell’Emilia-Romagna è diventare la Calabria lo hanno scritto varie procure. Ed in particolare quello di Reggio Emilia è stato di diventare… Cutro. Se l’autore de La Pelle è quel genio di Curzio Malaparte, l’autore di questa trasformazione è quel devoto di Graziano Delrio. Trasformazione avvenuta con dialoghi e partecipazioni molto dibattute che però trovano nuovo interesse visto il tentativo di pentimento del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri.

Ci arriviamo: Delrio è conosciuto in tutta Italia per il duplice ruolo prima di Ministro degli Affari Regionali con Letta e poi dei Trasporti prima con Renzi e poi con Gentiloni. Prima però è stato un ragazzino figlio di un comunista, ma cresciuto in parrocchia: questa definizione racchiude la sua carriera. Inizia viaggiando verso gli Usa per studiare medicina, ma poi saranno i suoi viaggi in Calabria a portargli più fortuna dicono in quel di Reggio Emilia. Evidentemente ha scelto la parrocchia “giusta”.

Ma alla sua devozione ci arriviamo. Si diceva di Reggio Emilia, città che ha amministrato per ben due volte (primo sindaco non comunista della cittadina) a partire dal 2004 con coalizioni che andavano dalla Margherita al Pci. Le sue amministrazioni – va detto – sono riconosciute e ricordate per essere buone amministrazioni attente al sociale, alla riqualificazione verde, al welfare e ai diritti di tutti. Soprattutto però ci tenne all’integrazione dei calabresi originari di Cutro al punto da dedicare una strada a Reggio Emilia alla cittadina calabrese.

Sulla via di Cutro Delrio trova la sua devozione. Partecipa infatti con una folta delegazione alla processione della cittadina. E le processioni qui in Calabria sono importanti tanto per i devoti, quanto per gli affiliati. E se Delrio non lo sapeva certo lo sapevano il politico di origine calabrese Andrea Olivo, consigliere comunale sotto le amministrazioni Delrio, eletto nel 2009 – stando alla stampa locale – con 226 preferenze, buona parte delle quali espresse dai suoi conterranei.

Nel 2012 Olivo confessa alla Gazzetta di Reggio di volersi organizzare per aiutare «l’amico paesano Sarcone (Gianluigi, ndr)», imprenditore destinatario di interdittiva antimafia e fratello di quel Nicolino, considerato il referente numero uno dei Grande Aracri a Reggio Emilia La Casa della legalità fa un conto interessante. Nel 2009 dopo questo viaggio e il gemellaggio con Cutro, si vota contemporaneamente alle comunali, nelle quali Delrio trionfa e alle provinciali dove il Ps pure vince ma con cinquemila voti in meno. Stesso territorio, stesso momento. La candidata Ps però si rifiutò di scendere a Cutro. Chissà quanti sono gli amici del boss Nicolino Grande Aracri che votano a Reggio Emilia…

Delrio comunque giura di non essere andato lì a fare campagna elettorale, era solo un impegno istituzionale. Tutt’al più religioso: Delrio è un de-voto affezionato. Così come giurava di non sapere di dove fosse originaria Maria Sergio (altra cutrese importante) nonostante il 28 dicembre 2009 un atto firmato di proprio pugno da Delrio conferisce un incarico “fiduciario” alla Sergio: la direzione del Servizio pianificazione e qualità urbana. Lo stesso giorno, con un altro atto, le conferisce anche la direzione ad interim del Servizio edilizia. Pochi mesi dopo, infine, un altro incarico “di natura fiduciaria” firmato per lei da Delrio, sempre in materia di urbanistica e compatibilità paesaggistica. Così come nel precedente mandato era stata incaricata dirigente dell’Urbanistica. Atti dove chiaramente c’è scritto nata a Cutro.

La Sergio ha tutti incarichi in settori potenzialmente delicati ancor di più se si pensa che ad esempio la società incaricata di un intervento urbanistico Sorgente srl appartiene ad alcuni parenti della Sergio per il 25%. Dal voto di questo intervento si dovette astenere il marito della Sergi, all’epoca consigliere comunale PD Luca Vecchi, attuale sindaco. Delrio comunque chiamato a rispondere dai giudici su queste vicende tra il 2012 (nell’ambito della maxinchiesta Aemilia) e il 2013 ha sempre detto di non sapere nulla. E i credenti le bugie non le dicono. Insomma, pare che a Reggio Emilia tutti sappiano per strada che il dialetto delle imprese che vincono gli appalti non ha z ed s dolci, ma f e c calcate. Tutti sanno a quali uffici bisogna rivolgersi. Ma Delrio no, lui non lo sa.

Fin qui nel 2012. Ora arriviamo ai giorni nostri ed aggiungiamo a sorpresa un capitoletto perché le cose che non sa Delrio, certamente le sa Nicolino Grande Aracri, il boss detto mano di gomma che da Cutro ha fondato un impero di cemento in Emilia-Romagna.

Chissà se aveva intenzione di dirle a Gratteri quando ha chiesto di diventare collaboratore di giustizia, pentito. Per Gratteri però il suo era solo un tentativo di salvare i suoi familiari: voleva mischiare le carte addossando tutto ad alcune famiglie e mentiva su fatti ormai acclarati. Questa la motivazione. Dichiarazioni mai acquisite e mai iniziate (fino a prova contraria) e quindi mai riscontrate. Sia chiaro: Reggio Emilia non è il solo comune che problemi di ‘ndrangheta, per altri la situazione è anche peggiore: https://www.iacchite.blog/ndrangheta-il-processo-aemilia-e-i-sindaci-collusi-i-casi-di-reggio-emilia-e-brescello/. La differenza è che quel sindaco è poi diventato ministro e strettissimo collaboratore di Renzi, prima del loro allontanamento. E Renzi è stato molto vicino a Gratteri.