Reggio. “Falcomatà senza dignità tra mercimoni, accorduni e morti votanti”

La sospensione è scivolata via dopo quasi due anni e mentre la Terra ha compiuto la sua rivoluzione intorno al Sole, la Città di Reggio ha continuato, inesorabilmente, a scivolare verso i bassifondi di ogni classifica di vivibilità. A due anni dalla prima condanna, la Cassazione ha annullato tutto e quindi la “resistenza” è finita.

Ma non si comprende bene a cosa si sia fatta “resistenza”. Al lento e inarrestabile declino di questa martoriata Città?
Alle perdurante carenza di servizi, compresi quelli essenziali?
Al brutto che si annida in ogni strada, in ogni piazza, in ogni quartiere, senza alcuna differenza tra centro e periferia? Dopo il “secondo” atto del processo Miramare mi sarei aspettato un atto estremo di dignità, ma come ho già affermato in altre occasioni, rubando le parole di Fausto Gianfranceschi, “DIGNITÀ: NON CI SONO SCUOLE PER CONSEGUIRLA”!

Come se questo non bastasse, va evidenziato anche che, questa amministrazione verrà ricordata per sempre, non solo per il triste primato della sospensione, ma per qualcosa di ben più grave e cioè il FURTO DI VOTI, lo stupro della rappresentanza, i MORTI VOTANTI.

All’indomani della prima sentenza e di tutto ciò che ne è scaturito (mercimonio di poltrone, accordi, accordini e “accorduni”), ritenendo irrimediabilmente delegittimato questo Consiglio Comunale ho deciso di lanciare un segnale forte alla Città. Mi sono dimesso dal consiglio e non l’ho fatto per una qualche inesistente incompatibilità, non l’ho fatto per ipertrofia dell’ego, ma con un motivo ben preciso. Per il profondo rispetto che nutro nei confronti di quella che dovrebbe essere la casa di ogni Reggino, per l’indomito amore che mi lega a questa sfortunata Città, e in ultimo, per dimostrare anche ai cittadini più pessimisti, a quelli che non si sentono rappresentati, ai delusi da una politica distante dai problemi della Comunità che non tutti coloro che si occupano di politica sono uguali, che esiste ancora chi vive la politica con spirito di servizio disinteressato, che esiste chi rifiuta il compromesso, gli “intrallazzi”, l’egoistico tornaconto. NO! Non cediamo al fatalismo, non pieghiamoci al pessimismo e al brutto, c’è ancora speranza! Come scriveva Tolkien nella più bella favola del ventesimo secolo: “C’è del buono in questo mondo, padron Frodo. È giusto combattere per questo.”

Nicola Malaspina