Antonio Marra, l’avvocato braccio destro di Paolo Romeo, è accusato di essere uno dei vertici della cupola segreta di Reggio. E’ stato condannato a 17 anni in primo grado nel processo Gotha e dall’esame delle sue frequentazioni e dei suoi contatti emergono situazioni imbarazzanti anche per uomini dello stato. Marra aveva contatti con il maresciallo Anastasio Fichera, all’epoca dei fatti in servizio ai Ros di Reggio Calabria e successivamente trasferito alla Scuola Allievi Carabinieri di Reggio (https://www.iacchite.blog/reggio-gotha-toto-marra-il-gancio-di-romeo-nelle-forze-dellordine-nei-servizi-e-in-certa-magistratura/).
Mollace e le intercettazioni con Spanò in esclusiva su “Calabria Ora”
Tra gli argomenti di cui ancora discutevano Marra e Pati c’è anche quello della pubblicazione della conversazione intercettata tra il magistrato dott. Francesco Mollace e Nino Spanò sul giornale “Calabria Ora” e delle cautele che impiegava il magistrato in caso di loro incontri. Nino Spanò, per la cronaca, era imputato per intestazione fittizia nel processo alla cosca Lo Giudice e poi assolto in grado di appello.
Marra: E non è intercettato Nino, mai c’è stato un decreto, in nessuna carta esiste un decreto di intercettazione di Nino Spanò…
Pati: Puttana Mollace
Marra: Perché Mollace cos’ha, due punti? Hanno intercettato a me, perché non dovrebbero intercettare a lui? Per cacargli il cazzo. E quando se n’è accorto mi ha detto: “Se vieni a casa, lascia il telefono in macchina”… Gli ho detto: “Io non vengo, così non devo lasciare niente… Se hai bisogno, vengo alla Procura… gli ho detto… Qua, che mi seguono, dottore…” gli ho detto… Figurati se non mi seguono a me per questo motivo, no?
Nella lunga conversazione tra il maresciallo dei carabinieri Pati e l’avvocato del boss Paolo Romeo ovvero Antonio Marra viene rievocata anche la figura dell’altro maresciallo Anastasio Fichera, al quale il Marra attribuiva principalmente la responsabilità per avere disvelato la sua figura di confidente e che si era di fatto, a suo dire, reso irreperibile interrompendo ogni contatto.
Antonio Marra: … Secondo come sono andate le cose, oggi dovrei essere amico suo, delle istituzioni no? Perché mi avete passato per confidente, che vi cadessero i coglioni… Questo merda è scomparso, non si sa che fine ha fatto…
Francesco Pati: Sta lavorando dalla mattina alla sera, si sta spaccando il culo
Antonio Marra: Gli sudano i coglioni… Io non lo vedo…
Il Pati, anche su input del Marra, aveva cercato di capire come fosse stato iscritto il procedimento a carico del Marra, e come fossero stati motivati i decreti autorizzativi delle intercettazioni, senza tuttavia riuscirci in quanto la posizione del Marra era stata stralciata. Il Marra commentava, facendo un parallelo significativo, che seguendo il Fichera avrebbero fatto la fine di Giovanni Zumbo (detto lo spione e legato ai servizi, ndr), soggetto condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e coimputato nel presente procedimento, finendo invischiato in attività compiute invece dai servizi segreti.

Il Pati, peraltro, rendeva dichiarazioni con cui confermava di aver preso parte anche lui alla trattativa di San Luca e di essersi recato a Polsi in compagnia del Marra…
LE PARTI SALIENTI DELLE INTERCETTAZIONI
Antonio Marra: Ma sai che penso io? Che in mano sua avremmo fatto la fine di Zumbo
Francesco Pati: Sì, ma quello è stato un errore gravissimo… E che voi? Se ci siamo trovati in quella cosa… è stata colpa sua… Lui era… era nel fuoco… Vedi che la colpa era di Giovanni (Zumbo), a San Luca e a Polsi eravamo intercettati… Le celle: ma ti rendi conto?
Antonio Marra: A chi stavano prendendo? Al bandito Giuliano? Avevano trattato i servizi segreti e avevano incastrato noi…
Francesco Pati: Noi nel nostro coso non possiamo trovare il decreto di intercettazione tuo… perché sono delle telefonate che hanno fatto lo stralcio… Le tue cose credo che le troverai nella metà complessiva…
Le informazioni del Pati si inseriscono peraltro nel contesto dei tentativi dei due militari di conoscere il contenuto delle intercettazioni che li vedevano protagonisti, una volta venuti a conoscenza di essere stati intercettati. Il tentativo in questione si coglie dalla nota dei ROS del 23 luglio 2008, nella quale l’estensore faceva presente che all’ascolto delle conversazioni erano deputati soltanto alcuni militari del ROS tra cui il maresciallo Nicola Tripodi, il suo pari qualifica Agostino Risorto e il capitano Gerardo Lardieri.
L’informazione tuttavia era stata richiesta dal Fichera alla persona che meno ne poteva sapere, il maresciallo in forza alla sezione, sempre anticrimine, dei ROS, Antonio Cicilese, che in un primo momento non faceva alcuna relazione e che successivamente invece relazionava attestando che il maresciallo Fichera aveva chiesto delle informazioni specifiche per sapere se effettivamente l’avvocato Marra fosse sotto intercettazione.
Nel complesso delle intercettazioni tratte dal procedimento Meta, in effetti, emergevano i rapporti tra Fichera e Marra, in relazione alle notizie che il Fichera doveva acquisire all’interno dei ROS per verificare lo stato delle indagini a carico dell’avvocato Marra. Nella conversazione del febbraio del 2008, pure oggetto dell’interrogatorio di Anastasio Fichera da parte del procuratore Lombardo e del procuratore Galletta nell’ambito di quel procedimento, il Marra lamentava di essere rimasto in qualche modo “incastrato” nel contrasto che si era verificato all’interno dei ROS, per il quale due indagini si erano sovrapposte comportando intercettazioni anche degli stessi militari.