Reggio, il suicidio “anomalo” del carabiniere Fausto Dardanelli: i genitori chiedono verità

Reggio Calabria. Ci sono elementi che aprono ad altre ipotesi oltre al suicidio. Ne sono convinti i familiari di Fausto Angelo Antonio Dardanelli, giovane carabiniere reggino classe ’82 che avrebbe deciso, in un assolato pomeriggio del 22 luglio di 3 anni fa di togliersi la vita, in una zona isolata di Bagaladi, presso la cui caserma dell’Arma prestava servizio. Ecco perché non chiedono altro: evitare che il caso venga archiviato e che vengano svolte delle indagini approfondite.

Ci sono troppi lati oscuri a far da contorno a questa morte per molti versi assurda. A partire dalla dinamica stessa di quanto accaduto e per circostanze che si sarebbero registrate prima e dopo il tragico evento. A partire dai due colpi esplosi dalla pistola d’ordinanza con la quale Fausto si sarebbe ucciso. Un fatto piuttosto strano in un suicidio hanno motivo di ritenere genitori e legale della famiglia, Antonia Giovanna Lascala. Esplosione dei due colpi che – secondo la spiegazione finita nella richiesta d’archiviazione – potrebbe essere conseguenza di un colpo forse sparato prima e non andato a segno per paura o indecisione del giovane carabiniere che poi avrebbe sparato il colpo finale. Oppure partito dopo quello letale, quale conseguenza di un movimento di riflesso dell’arto. Una tesi “debole” secondo il legale della famiglia.

La pistola, inoltre, sarebbe stata ritrovata nella mano destra del giovane carabinieri, eppure alcuni schizzi di sangue sarebbero stati ben visibili anche sulla sinistra. Una “circostanza anomala”, rivela ancora la famiglia, così come sarebbero molte le incongruenze legate al presunto orario della morte e alla successiva comunicazione giunta non solo ai familiari. Quel drammatico giorno Fausto Dardanelli, dopo il servizio in caserma fino alle 15, si sarebbe dovuto vedere con il padre alle 16 per andare insieme a pesca. A quell’appuntamento, nonostante lo avesse confermato, in realtà non si è mai presentato. Avrebbe deciso infatti di togliersi la vita, a bordo della sua auto personale, indossando la divisa per quale aveva una cura assoluta. Con la cintura di sicurezza diligentemente allacciata, il motore acceso, la musica ad alto volume e l’aria condizionata in funzione.

E’ vero. Usciva fuori da una situazione sentimentale complicata che, raccontano familiari e colleghi, era comunque riuscito a superare in maniera tranquilla. E allora perché quella morte assurda? I suoi genitori se lo chiedono ancora. E sperano possa emergere in tutta chiarezza la verità. Una verità che aspettano, con il cuore spezzato, da tre anni.

Fonte: Reggio TV