Reggio, la farsa del palazzo di giustizia che va avanti da 17 (!) anni

Il palazzo di giustizia

tratta da “Reggio Calabria, la città sospesa”: il viaggio di Repubblica tra scandali e inchieste in riva allo Stretto

di Carlo Bonini e Alessia Candito
Data: 1 Luglio 2022

… Di fronte all’ufficio del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, quotidianamente c’è un via vai di cancellieri con carte da firmare e intercettazioni da autorizzare, investigatori con faldoni più o meno enormi al seguito, magistrati che bussano per un consiglio, un chiarimento, una lavata di capo facile da ascoltare anche dall’esterno grazie alle porte di carta velina. Tutti giovani, molti di prima nomina. E obbligati a imparare in fretta a orientarsi tanto in una città dove nulla è come sembra, come nei labirintici corridoi dell’ufficio, lastricati di vecchio linoleum un tempo verde.

La chiave sta nei bagni. Verdi anche quelli e spesso guasti. A seconda di quante volte si attraversano, si capisce in che ala della Procura ci si trova. Doveva essere una sistemazione provvisoria in attesa del nuovo palazzo di giustizia, il cui cantiere da diciassette anni è visibile da circa un quarto degli uffici dei magistrati. E ha il sapore di una beffa.

Le inchieste che fra quegli scavi hanno stanato l’ombra dei clan pronti a imporre forniture, mezzi, manodopera e persino la mensa hanno fatto in tempo ad arrivare a sentenza definitiva; i lavori invece sono ancora in corso. Fra mille interruzioni, rinvii, varianti, contenziosi fra privati e Comune, ditte fallite, interdette, stufe dei ritardi nei pagamenti, il cantiere da più di un decennio apre, poi si ferma, apre di nuovo, si paralizza ancora. Adesso di mezzo ci si è messo il Ministero della Giustizia, in veste di “super garante” del completamento della struttura. Secondo le stime più prudenti ci vorranno ancora almeno cinque anni. Sempre che gli infiniti stop, con pilastri e mura esposti alle intemperie, non abbiano già condannato il “nuovo” Palagiustizia all’obsolescenza.

Ma si continua ad aspettare, perché quello spazio serve. Ad ogni inaugurazione dell’anno giudiziario, da un po’ di tempo celebrata alla Scuola Allievi Carabinieri per mancanza di luoghi sufficientemente grandi o decorosi, il presidente della Corte d’Appello Luciano Gerardis lo ripete. Ma è solo uno dei punti del cahier de doléances che anno dopo anno si ripete uguale a se stesso. Perché nella capitale della ‘Ndrangheta manca tutto. Gli spazi, le aule, il personale amministrativo, i pm, i giudici…