Rende 2019, storia di una grande città

di Mirko Di Maria

L’agitazione e la preoccupazione, che sta struggendo gli animi di alcuni dei rappresentanti del Laboratorio Civico, tra cui lo stesso Manna, dopo la notizia della candidatura dell’On. Sandro Principe a sindaco di Rende, sembra aver preso il sopravvento sul raziocinio di talune individualità.

Di certo, cadere nella becera polemica denigratoria sul sentirsi migliore di altri, non è il modo giusto per costruire una sana e proficua politica che guardi al bene della città; sono infatti convinto che una sana competizione elettorale, scevra di sterili polemiche denigratorie, aiuti in un certo senso a realizzare i presupposti giusti per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Leggendo alcune dichiarazioni, rimango sbalordito dall’inconsistenza delle argomentazioni trattate che risultano essere chiaramente prive di qualità e contenuti.

Ciò si verifica quando una considerazione viene argomentata secondo semplice memoria individuale, che per quanto importante, tende troppo spesso all’eccessiva soggettività e ambiguità, cadendo pericolosamente in quello che molti autori definiscono come “pensiero vago”, ovvero quell’atteggiamento intellettuale, oggi assai di moda, che presume di guadagnare una conoscenza approfondita, mediante l’uso di metafore piuttosto nebulose e generiche; la memoria individuale, per quanto indispensabile, deve essere subordinata e superata dall’indagine storiografica, perché essa è l’insieme di un processo cognitivo e scientifico che permette ad un’intera società di ricordare il passato in maniera obiettiva e autentica.

La storia socialista e riformista, in tutte le componenti che l’hanno costruita, è traccia indelebile della storiografia di Rende, è un patrimonio culturale e politico che continua a trasmettere di generazione in generazione l’identità e la memoria storica di un’intera città. L’attualità del riformismo non si misura in termini anagrafici, ma su quelle tematiche che sono ancora necessarie ed essenziali per migliorare la vita dei cittadini, visioni che prendono forma è segnano la storia, l’attualità e il futuro di Rende.

Mi permetto di suggerire, in più, che il novecento rendese, fu il periodo più fiorente e di maggiore sviluppo della città, l’epoca della grande trasformazione che ne ha fatto il centro nevralgico di tutta l’area urbana. Oggi piuttosto sembra di essere ripiombati in un buio ottocento, periodo in cui Rende non era che una piccola contrada di Cosenza, sfruttata ed emarginata dai potentati e notabilati cosentini.

Torniamo a parlare di Rende, torniamo a fare politica, evitando di cadere nel banale “pensiero vago”.

Fonte: Libera Rende