Rende: il risveglio degli sconfitti, le polemiche e la nuova giunta

“Fiato alle trombe Turchetti”, direbbe il grande Mike Bongiorno. Ma non è un remake di Rischiatutto, anche se il rischio di un azzardo è dietro l’angolo.

Per la nuova Giunta, venti volte preannunciata e “strombazzata” dal sindaco-sosia di Carlo Conti, eternamente abbronzato ed imbronciato, alias Marcello Manna, in una parola sola quaquaraquà, bisogna aspettare ancora.

Nulla. Proprio nulla. Viene data per imminente, ma poi tutto viene rinviato. La quadratura del cerchio è impossibile, come la “mission” di Manna. Tiene banco, ora, forse, l’elezione del nuovo consiglio provinciale (si fa per dire!), così da consentire a Manna di equilibrare gli appetiti, le camarille, gli intrallazzi con il marito di Madame Fifi, alias Nicola l’ex Zar o semplicemente Capu i liuni.

Veti ed appetiti famelici appesantiscono il clima, già di per se artico di questi giorni. Gli uomini e la donna del Cinghialotto, al secolo Gianfranco Ponzio, alias Bancomat, alias SEATT, la cooperativa sempreterna della sanità del Cinghiale, devono contare di più, accerchiare il quaquaraquà e mettere definitivamente mano alla Città di Cecchino Principe.

Tiene banco anche la nomina di tale Pino Munno, ex assessore di Principe e Bernaudo, premio Oscar alla Cultura, che con la Colt sotto l’ascella (che mostra ad ogni piè sospinto), vuole entrare dalla finestra, dopo che fu cacciato dalla porta. L’uomo delle “somme urgenze”, dei novemilioni di euro, dicasi nove milioni di euro a quattro ditte, vuole i Lavori Pubblici, ivi comprese le manutenzioni, visto che può vantare un curriculum di tutto rispetto!!!

Solo che questa nomina frena gli entusiasmi anche all’interno della maggioranza. Pare che non sia gradita, pare che scatenerebbe un putiferio. Munno ansima, sbraita, si esercita al tiro a segno, mette in saccoccia i proiettili, pronto a “sparare” sulla porta di Manna, che nel frattempo perde e prende tempo. Una vergogna. Non prova imbarazzo un uomo delle istituzioni, il sindaco della città-università? Può prendere in giro i cittadini, quel che resta dei partiti e nel frattempo?

Nel frattempo si è svegliata dal letargo, dalla sonora sbornia elettorale, l’opposizione rendese. Si, perché c’è, almeno sulla carta, una opposizione, solo che era ed è frastagliata, divisa da rancori, capricci, rivalse. Si sveglia e parte all’attacco del sindaco-sosia e della maggioranza (sic!). Preannuncia una Primavera di Rende, ah, no, quella c’è già stata, ma ha lasciato il posto all’autunno. Preannuncia guerra.

Ma è troppo complicato far convivere Talarico (sponsor del dimissionato Cavalcanti), Principe, i socialisti di varia estrazione, la sinistra estrema, le isolette del PD, in parte schierato con il quaquaraquà come conferma la candidatura di Domenico Ziccarelli nella lista a sostegno del predestinato Iacucci alla Provincia.

E Ziccarelli è andato giù duro. Questa volta contro il battaglione dell’opposizione, riproponendo ancora una volta (parole, parole, parole…) il tema della commistione politico-edilizia, un tema sempre presente nella tormentata vita di questa Città. E la reazione è stata dura e dura la controreplica di Ziccarelli.

E’ sceso in campo il figlio del “Re del mattone”, Alessandro De Rango che ha difeso la sua azienda ed ha rimproverato a Ziccarelli di essere un parolaio, ondivago ed impertinente. Lo stesso ha fatto il Presidente di Insieme per Rende, la sigla buona per tutte le stagioni, ma in realtà figlia del Principismo. Accuse, controaccuse. Sinni su ditti i tutti i culuri. Ed al Palazzo del tribunale dormanu. Insomma, nu casinu.

Prendano esempio da Mario il cazzaro! (quannu ci vo, ci vo).