Rende, Manna sta svendendo i gioielli della città ai privati e ai mafiosi: ora bisogna fermarlo

Rende sta vivendo la sua stagione più difficile e la sua deriva più umiliante. Dopo otto anni di sindacatura Manna, la cittadina di oltre Campagnano viene mortificata ogni giorno che passa da gente senza scrupoli e che finalmente è stata perseguita per come doveva essere.

I rendesi e i tanti cosentini che l’hanno scelta per abitarci sorridono amaramente perché più che dello sport Rende era ormai diventata la città dello spot. Dell’annunciazione ad effetto, dello stordimento di massa. Mentre di fatto il sindaco Mazzetta e la sua squadra di delinquenti (compresa la sorella del boss Artese con la faccia da innocentina) stanno liquidando a favore dei privati i “gioielli” di casa, quel patrimonio da centinaia di milioni di euro che chi ha preceduto Marcello Mazzetta ha accumulato per il bene dei cittadini, di tutti i cittadini.

Rende era e rimane una città ricca, con densità attrattiva oltre la media, certamente oltre la media del Mezzogiorno. Un patrimonio pubblico accumulato in sessant’anni grazie ai sacrifici dei cittadini ed alla lungimiranza e capacità politico-amministrativa dei suoi padri.

Poi l’irruenza dei guai nell’ultimo decennio, come ha scritto recentemente Pierpaolo Iantorno, che ha partecipato alla prima fase della sindacatura di Manna e poi è scappato a gambe levate avendo capito – finalmente – cosa si nascondeva dietro quella banda. Due grossi guai per Rende, apparentemente differenti ma alla conta dei fatti complementari, due facce della stessa medaglia o se vogliamo uno che segue l’altro e lo seguirà fino all’infinito se i cittadini non ne pongono rimedio: l’arrivo del commissario prefettizio e poi l’arrivo di Manna. E continuando ancora, è del tutto evidente che all’arrivo di Manna seguirà un altro commissario prefettizio (ormai alle porte) e via così, si troverà poi un altro “Manna” se il circolo vizioso non si spezza.

Doveva essere una rivoluzione culturale, una conquista civica, grandi aspettative per una nuova stagione di risanamento, ripresa e rilancio partecipato: si è rivelata, invece, un inganno gigantesco. Il perché è presto detto. Nel Palazzo regna la sensibilità verso pratiche generate dall’esterno, poco chiare, poco trasparenti ed ancor meno utili alla comunità amministrata. Oggi sappiamo con certezza che dietro queste logiche c’era e c’è ancora la massomafia. 

Basta analizzare quello che questi signori hanno combinato con le privatizzazioni selvagge e discrezionali. Patrimonio e ricchezza della città in mano ai privati senza alcun criterio da pubblico amministratore e senza il benché minimo beneficio per la collettività. La conquista di Rende e la consegna della città in mani private, vicine, lontane ma pur sempre amiche.

Del resto, si tratta di concessioni pluriennali difficilmente revocabili e, quindi, di forte radicamento territoriale e condizionamento sociale, monetizzazione dei risultati e acquisizione di clientela e consenso elettorale per oggi e domani. Privatizzazione del patrimonio pubblico in danno della collettività ed a tutto vantaggio di soggetti accuratamente selezionati e legittimati mediante procedure e procedimenti formali ben architettati: manifestazioni di interesse, bandi di gara e progetti di finanza ad iniziativa privata su misura da precedenti e conseguenti atti di indirizzo. Le modalità sono ormai chiare, consolidate ed efficaci: impressiona, al riguardo, la produzione di atti dispositivi sul patrimonio comunale dell’ultimo periodo.

In ordine cronologico: Castello Normanno-Svevo, Palazzo Bucarelli, Centro Incontro Anziani, Palazzo Vercillo Martino, Tennis Club, nuovo Cimitero presso Villa Granata (nuovo bando di gara a ripresa e rilancio del precedente sempre a valere sul medesimo progetto di finanza ad iniziativa privata), Palazzetto dello Sport di Villaggio Europa e Parco Acquatico Sportivo Santa Chiara (concessione per le elezioni 2019 fallimentare, successiva concessione d’urgenza e temporanea, nuovo atto d’indirizzo per progetto di finanza ad iniziativa privata del 2/9/2021).

Per non parlare dello Stadio Marco Lorenzon, della convenzione del 2016 e della delibera di Consiglio del maggio 2019 in presenza della sola maggioranza. Su quest’ultimo punto il silenzio sta ad indicare la rielaborazione di un nuovo piano per consegnare l’area e la struttura, magari nel frattempo pure ammodernata e migliorata con soldi pubblici, nelle mani di qualche privato. Non a caso quest’area ed i terreni in prossimità delle piscine comunali sono stati oggetto di esclusione dall’ultimo piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari approvato in Giunta ma mai pervenuto al Consiglio. Gli stessi beni risultano avere una diversa destinazione urbanistica nel Documento preliminare del Piano strutturale comunale respinto dalla Regione Calabria.

Non è andato a buon fine, al momento, il tentativo di estrapolare dal piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari, mai approvato dal Consiglio, tredici beni tra terreni e fabbricati destinati alla vendita all’asta in assenza dell’esperimento di tutti gli atti propedeutici all’eventuale trattativa privata. Siamo certi, però, che ci riproveranno quanto prima, a stretto giro.

Pierpaolo Iantorno si chiedeva: “… i consiglieri di maggioranza sono consapevoli e favorevoli a siffatte pratiche? Crediamo di no, almeno non tutti. Palazzetto dello Sport di Villaggio Europa per euro 5.900.000 di pubblico denaro, Parco Acquatico Sportivo Santa Chiara per euro 18.000.000 circa di pubblico denaro, Area dello Stadio Marco Lorenzon per euro 7.000.000 almeno: tutto in mano ad interessi privati?”… E dietro l’interrogativo si celava la risposta che oggi conosciamo tutti: non solo interessi privati ma anche e soprattutto interessi massomafiosi. 

Il patrimonio immobiliare comunale oggetto di recente revisione, straordinaria e funzionale alla valorizzazione anche a supporto di sostenibilità economico-finanziaria dell’Ente, è stato stimato in euro 180.000.000 circa al netto di fabbricati storici e infrastrutture. Queste pratiche, cattive pratiche, confermano la mancanza assoluta di attaccamento e tutela verso la città ed i propri concittadini, visione strategica complessiva opposta a miopia anzi cecità politica, incapacità e incompetenza tecniche, amministrative e manageriali. Siamo alla strumentalizzazione dei beni pubblici. Il beneficio per la comunità amministrata deve essere esplicito, chiaro e misurabile. Né risulta accettabile la solita motivazione fondata sulle difficoltà contingenti dell’ente: è una scusa formalmente valida per perseguire finalità personalistiche, lobbistiche e, più in generale, privatistiche.

Marcello Manna sta esponendo Rende e i rendesi ad un rischio molto elevato. Francamente eccessivo. La “liquidazione” di una storia, di un patrimonio, di una ricchezza, per non dire di una reputazione…. Ora bisogna fermarlo. Senza se e senza ma.