Rende pattumiera della provincia di Cosenza: le gravi colpe di Marcello Mazzetta

E’ da almeno un anno che era scattato il campanello d’allarme per la situazione dello smaltimento dei rifiuti a Rende. E tutti i media avevano titolato “Rende pattumiera” quando Sandro Principe aveva firmato una dichiarazione al vetriolo contro il sindaco di Rende Marcello Mazzetta, al secolo Manna, che metteva a a nudo tutti i gravissimi problemi che c’erano e ci sono, visto il gravissimo incendio in due capannoni della Calabra Maceri.

Anche se non sono ancora note le cause che hanno portato al drammatico rogo, non c’è dubbio che tutto derivi da uno scorretto stoccaggio, da pile di rifiuti troppo alte o impropria distribuzione dei rifiuti, che tra l’altro sono documentate dalle immagini girate dai vigili del fuoco nel corso del loro lavoro per domare le fiamme.

“Ormai è del tutto evidente che Rende è diventata la pattumiera della provincia di Cosenza”. Questo il duro attacco che lanciava Sandro Principe, nella sua qualità di consigliere comunale di Rende della Federazione Riformista. “Anzi, – continuava – lo stato di crisi aumenta di giorno in giorno, tant’è che Calabra Maceri non riesce addirittura a conferire in discarica ciò che residua della massa dei rifiuti che giornalmente riceve. Questo non è l’unico “successo” che fa registrare l’ATO Cosenza, gestione Manna. Ed, invero, da più di un anno (quindi adesso sono due anni, ndr) l’ATO ha a disposizione 42 milioni di euro per realizzare l’ecodistretto, per smaltire e lavorare i rifiuti differenziati della provincia di Cosenza. Il Presidente dell’ATO ha brillato per incapacità programmatoria e per assoluta inefficienza operativa. Tanto è vero che, per individuare il sito ove realizzare l’ecodistretto, si è visto costretto a chiedere alla regione Calabria di nominare un commissario ad acta e tutti i giorni ci delizia con accorati appelli al commissario di decidere presto, senza, però, fare alcunché per contribuire alla scelta del sito, per come sarebbe suo dovere di fare. Il Presidente dell’ATO, però, si distingue per la capacità tattica di svestirsi delle sue responsabilità, attribuendole ad altri e, soprattutto, alle classi dirigenti che si sono succedute alla guida della regione Calabria.

Per la parte che ci riguarda, vorremmo ricordare al signor Presidente dell’ATO, che finge di non sapere, che le amministrazioni riformiste rendesi avevano risolto il problema dell’impiantistica per lo smaltimento dei rifiuti ben 35 anni fa, realizzando il primo termovalorizzatore d’Italia, insieme alla città di Livorno. Naturalmente, si trattava di un termovalorizzatore di prima generazione, che, pertanto, avrebbe avuto bisogno periodicamente di lavori di adeguamento, onde evitare l’emissione di fumi nocivi.

La Regione, guidata all’epoca dal centrodestra a cui si ispira il signor sindaco di Rende, nonché Presidente dell’ATO, invece di procedere all’adeguamento del primo termovalorizzatore d’Italia, realizzato dal comune di Rende, lo ha chiuso. Anche quella infausta decisione ha contribuito a determinare la situazione odierna, che gli attuali amministratori da almeno 6/7 anni non riescono ad affrontare e risolvere.

Non è inutile, infine, ricordare che il giudizio di gestione fallimentare dell’ATO Cosenza non è espresso solo da noi riformisti, ma anche, in modo chiaro e lampante, dal sindaco Occhiuto e dalla sua giunta, che attribuiscono all’ATO Cosenza la situazione di emergenza in cui versa il comune capoluogo…”.

Fin qui Sandro Principe. Oggi, all’indomani del rogo che ha inquinato ancora di più la città di Rende, bisogna sottolineare quanto sia necessario: individuare zone di deposito e stoccaggio in aree non urbanizzate, aumentare i controlli e rendere più rigorosi i monitoraggi dell’intero ciclo dei rifiuti.
Salute pubblica, sicurezza dei lavoratori e ambiente non possono continuare ad essere messi a repentaglio.