Rende, gli impresentabili. Rausa traditore ed Arlecchino: sei peggio del Cinghiale

Il Cinghiale, si sa, non perdona. Specie quando è ferito e si sente tradito. E allora, il giorno di grazia 23 settembre 2017, ha dato ordine di piazzare un grande manifesto a Quattromiglia di Rende sulla strada in direzione Cosenza all’altezza del fiume Emoli. Si trattava di un manifesto nel quale si bollava Mario Rausa, ex assessore principiano ed ex presidente del consiglio comunale di Rende in quota Cinghiale, famoso trasformista della politica rendese, oggi al soldo di Manna, di nuovo nel ruolo di assessore, come “traditore del voto popolare a Rende”. Non solo: gli si intimava anche di chiedere scusa alla cittadinanza e di andare via e si annunciava che il soggetto era stato espulso da AP (Alternativa Popolare, il movimento cui aderisce il Cinghiale) per indegnità politica e morale. Ovviamente non mancava la gigantografia di Rausa.

Rausa, dopo aver fatto tira e molla per anni tra il Pd e Sandro Principe (è stato anche assessore), nel 2014 si è “convertito” alla causa del Cinghiale, che all’epoca appoggiava Marcello Manna ed è stato gratificato della carica di presidente del consiglio comunale. Nel momento in cui tra Manna e il Cinghiale, però, è finito l’idillio, Rausa, invece di sconfessare il quaquaraquà, tomo tomo cacchio cacchio, è stato tra i quattro consiglieri della maggioranza che gli hanno fatto da stampella. E subito dopo, da paraculo qual è, si è dimesso a nonna da presidente del consiglio comunale. E poi si è fatto incoronare da assessore.

Ovviamente, in tanti gliene hanno detto di tutti i colori, finanche quella bravissima persona di Gianfranco De Franco, segretario politico di Insieme per Rende, che ha testualmente dichiarato: «E’ il paradosso di Manna: mentre Rende degrada, la maggioranza alla Franchino tenuta in piedi da Verre, Franchino De Rango, Cuzzocrea e Rausa non riuscirà a fare il “bene” di Rende perché questi consiglieri comunali non amano Rende».

Rausa ha fatto persino il risentito rivendicando una “coerenza” che non gli potrà mai appartenere, vista la sua vocazione di trasformista, e De Franco gliele ha cantate di nuovo per come merita.

  1. L’apprezzo per il gesto di essersi dimesso per correttezza nei confronti del gruppo consiliare che l’ha sostenuto e che ha cambiato linea politica. Mario non ha inteso cambiare tale linea sostenendo Manna e, conseguentemente, si è dimesso dalla carica alla quale lo aveva fortemente voluto il suo gruppo;
  2. Non condivido, invece, la sua scelta politica di appoggiare Manna, il peggior sindaco di Rende, e la sua giunta, la peggiore esistente nell’Universo conosciuto. Così facendo Mario dimostra, a mio avviso, di non volere il bene di Rende, al pari di Verre, Franchino De Rango e Cuzzocrea.

Fin qui il buon De Franco, che evidentemente ancora considera “degno” di attenzione il peggiore “Arlecchino” della storia politica rendese, degno compare del quaquaraquà che indossa la fascia di sindaco. Rausa, medico salentino ed ex arbitro, fa “politica” cambiando continuamente casacca ormai da decenni e non merita nessuna considerazione. E ancora di meno il suo rampollo, che pubblicando su Fb il video della sua fantasmagorica festa al Parco Acquatico in piena pandemia per la fidanzata a base di ogni ben di Dio e di champagne, ha dato il via allo “scandalo” sul quale si è tuffata nientepopodimeno che la Rai, sputtanando urbi et orbi la squallida massoneria mafiosa di stato a Rende.

Sapete bene cosa pensiamo del Cinghiale, ma Arlecchino Rausa, se possibile, è peggio di lui. Specie a quando la sua lunga “leccata” – comprese le dimissioni a nonna di cui sopra – è giunta al traguardo dell’assessorato. Ma non tutte le ciambelle riescono col buco… pardon, con la sciampagna… Povera Rende in mano a chi sei finita!!!