Rende, si salvi chi può: la faccia tosta dei “cinici”, il silenzio del Pd e il via libera al salto della quaglia

Al Comune di Rende si prova ad andare avanti facendo finta di niente. Nel breve volgere di poche ore sono arrivate la tragicomica nomina di Annamaria Artese a vicesindaco, la presentazione del Settembre Rendese e finanche l’annuncio di un finanziamento per l’asilo nido e nientemeno che un comunicato del famigerato Laboratorio Cinico. Gli arresti di Marcello Mazzetta, Pino il pistolero e Ariosto Artese sono una mazzata micidiale alla credibilità della città di Rende ma l’imperativo categorico è quello di far finta di niente. Anche perché la minoranza, invece di sollevare il gigantesco imbroglio della nomina della Artese, si perde nel nulla e non riesce a fare l’unica cosa possibile: contestare una nomina irregolare fino al midollo.

Ma per capire meglio cosa succede a Rende dobbiamo tornare indietro di due anni.

Siamo a settembre 2020. Neanche il tempo di archiviare le furiose polemiche scatenate dal caso “Parco Acquatico” (Vivacqua il buzzurro che minaccia volgarmente una giornalista della Rai) ed ecco che il sindaco di Rende Marcello Manna era di nuovo sulla graticola. La diffusione dei fermi immagine che lo ritraggono mentre consegna una “mazzetta” al giudice Petrini e gli consegna la sentenza da scrivere lo hanno definitivamente “marchiato” agli occhi di tutti per quello che è: un corrotto contiguo alla mafia e allo stato deviato. La procura di Salerno lo metterà poi a confronto con Petrini in un drammatico incidente probatorio, gli infliggerà l’interdizione dalla professione forense per un anno (tuttora in corso, grazie a Dio) e lo rinvia a giudizio in un processo che per lui è una vera e propria spada di Damocle, ancor più dell’arresto del 1° settembre scorso. 

Due anni fa Manna, disperatamente, cercava di negare l’evidenza accusando il giornalista della Gazzetta del Sud, che facendo il suo dovere aveva raccontato i fatti e aveva pubblicato la fotografia che ancora oggi lo fa diventare paonazzo (purtroppo non di vergogna…), ma non aveva incantato nessuno. Non era riuscito neanche ad evitare che altri media piombassero sul fatto di cronaca mentre intorno a lui, politicamente parlando, si era aperto il baratro. Oggi possiamo affermare con tutta tranquillità che Manna è stato lasciato solo anche da quelli che riteneva “amici” e vi spieghiamo perché.

Che il sindaco Manna si proclami innocente in ordine alla corruzione, peraltro confessata dal corrotto, è legittimo. Come legittimo è sostenere che un avviso di garanzia non è sinonimo di colpevolezza, d’altronde anche personaggi di levatura politica certamente superiore a quella del Nostro, per anni hanno sostenuto esattamente la stessa cosa.

Ciò che lasciava basiti è che Marcello “Mazzetta”, oltre che ad essere sindaco di una comunità non certo troglodita, è anche leader di una compagine politica: il famigerato Laboratorio Civico (anche se è  più pregnante definirlo Cinico…), che lo ha sostenuto nella recente e vittoriosa campagna elettorale.

Da considerare che anche personaggi politicamente e professionalmente insignificanti avevano beneficiato del ruolo del loro leader in quanto strutturalmente a lui sodali, ricevendo incarichi e prebende a iosa, assessorati compresi.

Ebbene, due anni fa arrivò solo una dichiarazione in cui sostanzialmente l’indagato ipotizzava la solita macchinazione della stampa che dava retta ad indagatori sostanzialmente imbecilli e un’altra, altrettanto “disperata” dell’assessore Ziccarelli. Il Laboratorio “Cinico” di Manna, due anni fa, a parte riportare sulla sua pagina FB la dichiarazione dell’assessore, era rimasto in silenzio. Un silenzio assordante di tutti questi professionisti e politicanti che di solito ragliano al primo ordine impartito. 

E’ possibile che nessuno abbia sprecato un comunicato stampa, una dichiarazione, un volantino, magari stampando qualche manifesto? Nulla di nulla, neanche un gesto di solidarietà, le solite frasi fatte… Niente di niente, il leader come un naufrago lasciato al suo destino. Con la misera “condivisione” del post sgangheratissimo dell’assessore. 

Del resto, le capriole di Manna già due anni fa gli stavano indietro come un boomerang o più prosaicamente come uno sputo in cielo… Tanto per fare un esempio pratico: un pentito o è riconosciuto tale o non è credibile, e se è stato ritenuto credibile con Manna suo difensore, non si vede per quale motivo oggi non dovrebbe essere più credibile. I vecchi investigatori sostenevano che due indizi sono una prova. E allora, tra la foto della mazzetta e la gestione dei pentiti, in molti avevano già tratto le loro conclusioni. 

IL LABORATORIO CINICO

Oggi Manna ha scritto una penosa nota facendola firmare alla sua “maggioranza” nella quale si fantastica di una sua molto presunta “grande levatura morale” e che i suoi peones saranno “al suo fianco”. E poi, con gravissimo ritardo, s’è accorto che il Laboratorio “Cinico” non aveva ancora partorito manco un topolino ed è corso ai ripari replicando alla già debolissima nota della minoranza, che dal canto suo non sa che pesci pigliare e non riesce ad andare oltre… Sandro Principe. Ecco il testo della nota di Manna travestito da “cinico”.

“Non ci meravigliamo della richiesta di Sandro Principe e degli altri consiglieri di minoranza di dimissioni da parte del nostro sindaco.
Non ci meravigliamo anche perché pur di ritornare al potere Principe farebbe follie ed è talmente preso da questa ossessione che scavalca ogni tipo di eleganza istituzionale.
Il sindaco Marcello Manna naturalmente con lui si è comportato esattamente all’opposto e, nel momento peggiore, non ha di certo chiesto a Sandro di dimettersi da consigliere comunale, eppure i capi di accusa erano all’epoca decisamente più gravi.
Questione di stile che il consigliere Principe non ha mai avuto, troppa è la voglia di riappropriarsi di un comune che sente cosa sua.

Noi del Laboratorio Civico invece in questo momento siamo sempre più convinti che il nostro sindaco da questa storia ne uscirà più forte di prima e non vediamo l’ora di affrontare il primo consiglio comunale utile per dire in quell’aula quello che questo sindaco ha fatto e sta facendo per questa città con un coinvolgimento del cittadino che mai c’era stato nel lungo periodo del governo Principe.
Per noi quindi non è stata certo una sorpresa la richiesta di dimissioni firmate anche da quel Mimmo Talarico che non stima per niente Sandro Principe ma si appoggia alla sua figura predominante per cercare un posto al sole, c’è chi come lui fa politica per professione e chi, come Manna, per la politica ha sacrificato la sua professione per restare al servizio del cittadino.
Perché la politica è servizio e non quella che stiamo vedendo in queste ore.
Chiediamo quindi a Sandro Principe di non avere fretta perché bisogna vincere sul campo e non attraverso un blitz tutto da provare.
Perché dopo gli elicotteri e lo spettacolo ci auguriamo che si leggano tutte le carte i giudici e che i magistrati sentano al più presto il nostro primo cittadino.
Auguriamo infine al vicesindaco Annamaria Artese buon lavoro.
Perché il lavoro della nostra amministrazione non si ferma, si va avanti a testa alta convinti che questa storia finirà in una classica bolla di sapone”.

IL SILENZIO DEL PD

Detto tra di noi, non ci crede neanche lui (Manna) quando scrive queste fregnacce e quando spera che tutto vada bene o si trasformi in bolla di sapone quando al suo posto c’è la sorella di uno dei mafiosi arrestato insieme a lui… Cose veramente da pazzi…

In questo quadro allora si capisce bene il silenzio assordante degli altri amici di Manna, quelli influenti, quelli del Pd tanto per fare un esempio, che fanno finta di non conoscerlo. Esattamente come il presidente della Regione, che anzi ha fatto un elogio a Grateri… Ma per quelli del Pd la circostanza è molto più seria perché non sfugge a nessuno che appena tre mesi fa i vertici Dem hanno messo il partito di Rende nelle mani di Marcello Manna, che ha immediatamente indicato Annamaria Artese come segretaria del circolo rendese e che è stata subito eletta. Ebbene, il Pd non è riuscito a dire una sola parola neanche per ratificare la grossolana incompatibilità tra la carica di vicesindaco assunta dalla Artese e la carica di segretaria del circolo Pd di Rende. Niente. Silenzio assoluto. 

La verità è che, fiutando il vento, molti, diremmo quasi tutti, si stanno allenando al  più classico degli sport ovvero “il salto della quaglia” ipotizzando una fine anticipata della consiliatura, a questo punto praticamente dietro la porta. In questa disciplina sportiva sicuramente assisteremo ad una interessante competizione fra  i professionisti saltatori della quaglia. Confessiamo di essere curiosi di assistere al rompete le righe ufficiale, quando i saltatori di razza, alla Rausa (che – lungimirante com’è – è già scappato…) o alla Franchino De Rango, tanto per capirci, faranno del loro meglio per assicurarsi il classico “posto al sole” con il prossimo “vincitore”. Per loro proviamo una profonda pena, per Manna neanche quella… Prevale lo schifo.