Rende. Tutta la verità e tutto quello che non si può dire (di Stefano Ammirato)

di Stefano Ammirato 

No, non è questione di ‘ndrangheta o di colpevolezza o di innocenza. Non è questione di garantismo. Il carcere non lo si augura neanche al più abietto dei nemici. Inoltre, contro i nemici, bisogna avere il coraggio di lottare faccia a faccia quando sono vivi e vegeti e non angariarli quando giacciono nella polvere. È giusto aspettare tutti i gradi di giudizio, certo, ma anche dopo l’ultimo grado ci troveremo comunque di fronte ad una verità, ad una giustizia puramente umana e quindi fallace, probabilistica. È giusto rispettare la legge, certo, ma è anche giusto che la legge ci rispetti e non avvenga che chi è potente può agevolmente riuscire ad insabbiare le carte mentre il povero non ha ‘santi in paradiso’ che possano intercedere per lui che magari aveva commesso un reato per fame, emarginazione o disperazione. La legge poi, si sa, è come la storia: la scrivono sempre i vincitori.

Non è, dunque, questione di politici o di schieramenti… qualcuno deve averli pur votati; spesso i ‘rappresentanti’ non sono altro che la parte visibile dell’invisibile e sporca coscienza del popolo. Quando votate perché il vostro parente sia assunto da qualche parte. Quando votate perché il consigliere X vi ha fatto il piacere di quel certificato. Quando votate perché poi sarà più facile costruire la pensilina in giardino. Quando votate perché qualcuno vi ha offerto dei soldi in cambio. Perché poi vi innervosite se risulta che qualche eletto non è una brava persona? Questa è ipocrisia spicciola.

Rende, città dai nobili natali e dalle antiche tradizioni, è oramai privata di una comunità che la ami profondamente, è ridotta ad un mero strumento usato per piccoli affarucci personali o beghe di potere. Nel tempo è stata sventrata dalla speculazione edilizia nonostante avesse rappresentato un esempio di urbanistica in tutto il meridione. È stata umiliata dai miasmi provenienti da impianti inquinanti nella centrale zona industriale. Si sono usate le sue alberature per essere bruciate nella Centrale a Biomasse o comunque essere vendute come legna da ardere. Persino la puzza di spazzatura profuma, nessuno la sentirà mai fintanto che produrrà economia e posti di lavoro. Quei posti di lavoro che magari vengono ‘suggeriti’ dai potentati di turno. Non gli operai…no! Non chi quei lavori li accetta perché non ha altra possibilità per vivere senza dover emigrare. Colpevole è chi specula sulla loro necessità di reddito.

Hanno usato soldi pubblici per ristrutturare gli impianti sportivi per poi regalarli dandoli in gestione a chi produce profitti per sé stesso. Se volete essere capitalisti e liberisti non fatelo con i soldi delle nostre tasse, investite i vostri! Facile aprire le cliniche dopo che l’amico ti ha fatto la variante del piano regolatore e contemporaneamente l’altro amico sta lavorando affinché ti vengano assegnati i posti letto che pagheranno i contribuenti per il tramite della Regione. Non siete imprenditori, siete oligarchi!
Hanno trasformato l’area del mercato in area eventi discotecari…e tutti zitti perché “almeno qualcuno ci lavora”…”muovono l’economia”. Vai tu, esponiti, scrivi che io non posso che mio figlio ci lavora!

Hanno pensato persino di privatizzare il cimitero così per fare utili anche dopo la nostra morte. La cosa più sacra, i nostri defunti, cannibalizzati da squali della finanza. Lo chiamano Project financing.

Il Parco Acquatico, questa immane opera inutile se non per l’allevamento delle zanzare, è aperto solo d’estate, poi chiude e le bollette le paga la comunità. Lo sapete vero che le pagate voi? E i soldi di Agenda urbana? Utilizzati pare per pagare lo staff comunale. Inoltre, si pensa di utilizzarli per buttare giù edifici già esistenti per ricostruirli di sana pianta quando bastava solo ristrutturarli. Ma vuoi mettere che appalto ci esce a distruggere e ricostruire? Fittiamo le scuole ai privati, non utilizziamo i fondi destinati e nel frattempo il Centro Sociale a Viale dei Giardini marcisce insieme alla vecchia scuola di Santo Stefano, al famosissimo Day Hospital, all’ex caserma dei Carabinieri. “Ma siamo in emergenza!” dicono, ma lo dicono da dieci anni.

Hanno privatizzato la gestione dei rifiuti oramai da tempo immemore, hanno privatizzato la gestione del servizio idrico integrato (una delle poche città nella nostra provincia), hanno privatizzato persino la riscossione delle tasse comunali, stanno facendo fallire la Rende Servizi spolpata da abili mani!

Sento parlare del Palazzetto dello Sport da quando ero in fasce e ancora ne sento parlare. Quanti milioni per costruirlo. E tutti tacciono disinteressati oppure sperando che qualche briciola arrivi pure sul proprio piatto.
Non basta far finta di essere arrabbiati la mattina al bar prima di andare al lavoro. Bisogna che cambi la coscienza, che si cominci ad amare la città con il cuore, così come fecero le generazioni passate, i nostri padri, che da nobile borgo trasformarono Rende in una città ordinata, universitaria, esemplare. Hanno fatto degli sbagli? Indubbiamente, anche grandi. Ma lo hanno fatto per amore della città e quando uno sbaglio è fatto per amore è sempre perdonabile.
Solo a titolo di esempio: una delle zone vocate all’agricoltura è stata trasformata in zona industriale. Prima si convinse i Giorgelli a cedere i propri possedimenti fertili e ricchi di sorgenti di acque salubri ai braccianti residenti; pensiero socialista, di liberazione. Poi si convinse i piccoli contadini a vendere alla Legnochimica perché era forte l’idea che lo sviluppo dovesse passare per forza dall’industria pesante, in questo caso chimica. Da agricoltori soggetti alle stagioni ad operai con uno stipendio e mensilità regolari. Poi ci si accorse dell’inganno, quella terra salubre e fertile diventò un pantano chimico. Le morti per tumori si contano a decine.

Si è sbagliato, certo, si è sbagliato tanto ma (penso) credendo di fare una cosa giusta e progressista. L’altro ieri e soprattutto oggi si sbaglia come e più dei tempi antichi ma lo si fa per tutte altre ragioni. Si fa per lucrare su terreni agricoli che diventano edificabili quando ad acquisirli sono i notabili. Vecchie storie. Si fa per raccogliere clientela elettorale, per fare soldi, per gestire potere, per diventare in progressione consigliere-assessore-sindaco-presidente di regione-onorevole, per sistemare gente. E noi siamo questa gente che si vuole sistemare, anzi siamo coloro che affidano il potere a quei terzi che poi ci sistemeranno.

Mors tua, vita mea…non esiste più, se mai è esistita, una comunità coesa che pensa a sistemare tutti i suoi figli senza nuocere alla città nel suo insieme. Ritornate ad essere rendesi o diventateci, ritornate ad amare vostra madre, ritornate a farne un modello per tutto il meridione. Questa sarebbe la vera ricchezza e il vero onore.
C’è bisogno di ravvedersi, di rifiutare anche di salutare i briganti che hanno spogliato Rende e che ancora proseguono. C’è bisogno di una nuova coscienza civica, di un nuovo associazionismo, di un nuovo patto tra i Quartieri che cooperino affinché il borgo antico ritorni ad irradiare luce dall’alto del bellissimo colle fino all’Università, a Via Rossini, ai Quartieri storici e popolari, alla zona industriale, alle frazioni più periferiche ma pur sempre centrali.

No, non è una questione di leader o di partiti. È una questione di coscienza. Morto un papa se ne fa un altro, incarcerato (non sia mai) un delinquente ne prenderanno il posto altri dieci se non si curano le cause al posto dei sintomi. Bisogna ribellarsi profondamente a questo individualismo ed egocentrismo che vi stritola senza accorgervene. Anzi vi piace assai! Il sistema è riuscito a mettervi l’uno contro l’altra, a distruggere la comunità. Siamo diventati come tante isole scollegate e falsamente autarchiche. Smettete di sedere ai primi posti ma accomodatevi tra gli ultimi. Smettete di voler comandare e imparate la gioia del servire. Smettete di aver ragione ed ogni tanto sedetevi dalla parte del torto. Questo sistema vi ha fatto dimenticare come si regala un sorriso, come ci si scambia un abbraccio, come si tende una mano, con semplicità e gratuità.

No, non è questione di leader e di partiti. Non è questione di colpevoli o innocenti. Speriamo innocenti e poi? La questione rimane politica. Questo risarcirà una città privatizzata, impoverita, imbarbarita, sfruttata? Chi la risolleverà dalle macerie che presto si paleseranno alla coscienza intorpidita dei cittadini rendesi? Perché non volete vedere che già da tempo tutto crolla?

No, non è questione di cambiare cavallo. Quanti ne abbiamo cambiati negli ultimi anni e tutti brocchi si sono manifestati. Certo non è vero neanche che sono tutti uguali, sarebbe un facile qualunquismo. Ma tra il meno ed il peggio non riesco ancora a scorgere, purtroppo, il meglio. Spero di sbagliare ancora una volta e di essere ancora seduto dalla parte del torto senza accorgermene: capita! Lo spero per la città e per il Quartiere in cui sono nato e cresciuto. Ma è troppo facile pensare che per cambiare basti una X messa con coscienza su una scheda elettorale magari turandosi il naso. Accettiamo pure il rito della crocetta ma il cambiamento reale richiede sforzo e sacrificio personale, comunitario, sociale…tutto il resto sono palliativi, placebo. Dalla crocetta estemporanea su carta dobbiamo passare collettivamente alla croce che lo stesso nostro Signore ha abbracciato e ci dice di abbracciare con amore e per amore…chi ha orecchie per capire capisca!

PS: Comunque non è successo niente. Via, tutti a festeggiare al Settembre Rendese e all’October Fest, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. Intercettazioni o meno. Domani è un altro giorno…
…va và….chi stamu passannu!