Rende, un Policlinico universitario nel campus di Arcavacata per una sanità migliore

IL SUPERTRENO o UN SUPER OSPEDALE

L’ubicazione del nuovo ospedale di Cosenza sta continuando ad animare il dibattito politico cittadino con in prima linea i sindaci a rivendicare le ragioni perché la struttura ospedaliera debba essere realizzata all’interno del perimetro del propri confini comunali.

Bisognerebbe pero chiedersi quale sia il vero significato dell’ospedale hub cittadino e quale ruolo abbia all’interno della sanità calabrese e della  provincia di Cosenza, che con i suoi 150 comuni  e un territorio di 6709 chilometri quadrati è la più estesa provincia calabrese, la quinta provincia in Italia e seconda del Sud con circa 700.000 abitanti.

Stando ai dati durante gli ultimi anni, è il caso di ricordarlo, la gestione commissariale ha determinato una drammatica riduzione del personale e delle strutture sanitarie pubbliche  con un saldo passivo di migrazione sanitaria senza precedenti di oltre 340 ml di euro di oneri fiscali che la Calabria versa alle altre regioni, presso i cui ospedali i  pazienti calabresi ricevono le cure.

In questo scenario stiamo assistendo, fra l’altro, ad una drammatica regressione dei livelli essenziali di assistenza giunti ai livelli più bassi nella graduatoria nazionale.

Il 23 dicembre 1978, con la legge 833, venne istituito il Servizio sanitario nazionale (SSN), sistema di strutture e servizi che hanno lo scopo di garantire a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza, l’accesso universale all’erogazione equa delle prestazioni sanitarie, in attuazione art. 32 della Costituzione. Il modello sanitario italiano, universalistico e solidaristico, assicura (o dovrebbe assicurare), infatti, cure e assistenza a tutti, indipendentemente dalla nazionalità, dalla residenza e dal reddito.

Ma è questo il vero modello di sanità calabrese? Diciamo la verità, il modello  su cui si infrangano le speranze e le ansie dei pazienti e delle loro famiglie si basa sul constatare come le strutture sanitarie cittadine siano poco più di avamposti di frontiera, appena sufficienti ad ottenere degli accertamenti medici di routine, per poi essere indirizzati verso le blasonate strutture della capitale o del nord con attrezzature all’avanguardia e personale medico e paramedico organizzato e competente. Ma chi può sostenere le spese di permanenza fuori regione soprattutto per lungo tempo da parte dei familiari del malato? Si sta purtroppo assistendo ad un nuovo paradigma, ovvero ci si può curare non secondo il diritto, ma secondo la propria capacità  reddituale.

ll vero problema non è l’ubicazione del nuovo ospedale, ma la qualità delle assistenze mediche ricevute e soprattutto i dubbi manifestati a più riprese dai pazienti sulla effettiva preparazione di gran parte della classe medica. Cosa fare dunque?

Noi di SPAZIO APERTO 1495 abbiamo individuato una soluzione che sarà uno dei  pilastri del nostro programma politico.

Nello specifico, in considerazione anche del nuovo corso di laurea in Medicina e Chirugia Td (Tecnologie digitali) appena istituito presso l’Università della Calabria, grazie alla straordinaria lungimiranza e tenacia del prof Andò, proponiamo la creazione di un Policlinico universitario nei pressi dell’UNICAL, in cui verrebbero ad insegnare ed esercitare le arti mediche professori e ricercatori nelle varie discipline sanitarie degli altri atenei, dando spessore e dignità alla classe medica e di riflesso qualità delle cure ai cittadini della provincia di Cosenza e oltre.

Rivolgiamo un appello ai sindaci di Rende e a quello di Cosenza, neo eletto avv. Franz Caruso, figlio della grande tradizione socialista, di rinunciare a sterili rivendicazioni territoriali, il diritto alla salute è forse l’essenza della dignità umana, un diritto di fronte al quale la politica deve fare un passo indietro.

Qualora le scelte politiche tendano a far dilatare i tempi per la creazione del nuovo ospedale a danno della salute dei cittadini, l’alternativa che potrebbe sembrare eccessiva , ma permetterebbe a tutti di usufruire delle migliori cure abbattendo i tempi di permanenza, sarebbe la creazione di una rete ferroviaria a ipervelocità come  il “treno-proiettile” Shinkansen Serie L0  Japan Railway Company” che con i suoi  603 km/h sarebbe in grado di collegare Cosenza e Roma in meno di ora.Il treno Proiettile

Riassumendo, un super treno veloce a lievitazione magnetica per raggiungere velocemente i centri di cura più importanti, oppure, come sarebbe più logico, creare nel campus di Arcavacata un ospedale universitario ad alto contenuto tecnologico in cui la medicina si fonde con la robotica e l’ingegneria, per far si che la ricerca e l’insegnamento possano far lievitare la preparazione dei nostri medici e interrompere quel flusso continuo di pazienti che scappano dalla nostra regione nella speranza di una possibile guarigione.

                                                                                        SPAZIO APERTO 1495