Ricordate come hanno investito i loro (anzi i nostri) “risparmi” gli affaristi di Robertino e Mario Occhiuto? Per rinfrescarci i ricordi vi riproponiamo la nostra esclusiva di un paio di anni fa che nessun giornale di regime (a parte quello di proprietà della… moglie del bancomat degli Occhiuto ovvero Paolo Posteraro) si azzardò a pubblicare perché già si mormorava che il più piccolo degli Occhiuto diventasse Presidente della Regione…
Tutto trae origine dalla famosa Tenuta del Castello, una cantina del 1898 di Montegiordano, centro dell’Alto Jonio Cosentino. Il suo fondatore, ingegnere Giovanbattista Solano, ha venduto la cantina ad una famiglia cosentina “impegnata” in politica qualche anno fa. S’era capito subito che c’erano gli Occhiuto di mezzo. Ma non bastava, ovviamente. Visto che gli Occhiuto sono sempre stati parassiti full time e hanno perennemente bisogno di un bancomat, ecco che in gioco entra Paolo Posteraro, noto figlio di papà di un potente boiardo di stato, socio di Robertino così come ci ha ricordato anche l’inchiesta del giornale di De Benedetti, Domani… (https://www.iacchite.blog/robertino-e-la-famiglia-posteraro-bonifici-sospetti-lantiriciclaggio-di-bankitalia-e-il-prestito-del-mediocredito/).
All’epoca dell’inchiesta giornalistica, Robertino era candidato alla presidenza della Regione, andava dicendo a chi gli chiedeva cosa facesse nella vita che era un “vignaiolo” ovvero produttore di vino e si faceva finanche fotografare mentre “tastava” l’uva con una convinzione degna di miglior causa.
Il piccolo Occhiuto possedeva quote in 4 diverse società col socio d’affari Paolo Posteraro, che aveva sborsato per l’acquisto della vigna una cifra vicina ai due milioni e mezzo. Arrivò il Covid, il vino non lo vendevano manco ai parenti e fu subito crisi… Ottennero un prestito di circa 400.000 euro portando in banca a garanzia un decreto di Invitalia (ex Sviluppo Italia, dove Robertino – tanto per dirne una – aveva trovato un posto alla ormai ex moglie…) di fondi Emergenza Covid: un trucco vecchio come il cucco, che infatti non passò inosservato a Bankitalia. In più, tanto per far quadrare il cerchio, Paolo Posteraro era stato a sua volta nominato dal fratello sindaco (grazie a Dio non più) Mario amministratore unico dell’Amaco: un do ut des grande quanto una montagna. Insomma un mangia mangia generale.
A questo punto Paolo Posteraro entra naturalmente nella società di vini acquistando anche il casale della Tenuta del Castello. I dettagli dell’affare Soprano li potete rileggere qui (http://www.iacchite.blog/cosenza-gli-occhiuto-come-i-soprano-il-cazzaro-intrallazza-anche-con-il-vino/).
Poi è arrivata una svolta più che prevedibile e visto che abbiamo sempre detto che Robertino non ha mai lavorato in vita sua, e di solito non ci sbagliamo sui parassiti, vi abbiamo annunciato che lo straccio di lavoro da “imprenditore del vino” o “vignaiolo” che dir si voglia che si era trovato lo ha appena lasciato trovando il modo, naturalmente, di guadagnarci qualcosa alle spalle dei soliti fessi.
In questo breve periodo, la cantina è stata spolpata fino all’osso, naturalmente mettendo a bilancio valori al di sopra dei due milioni e mezzo per l’acquisto del bene. Ma perché un imprenditore dovrebbe gonfiare i bilanci della propria azienda? Ecco perché. Solo qualche mese fa si è consumata la vendita della cantina Tenuta del Castello ad un imprenditore lucano che ci ha rimesso la noce del collo: un milione e mezzo! E così Paolo e Robertino hanno quantomeno “parato” il colpo e continueranno la loro attività preferita, quella di parassiti sociali.
Il povero imprenditore di Viggiano, comune italiano di 3.267 abitanti della provincia di Potenza in Basilicata, era ignaro di tutti questi giri, ma ben presto si è accorto che bidone si è portato in casa e non a caso ha chiesto un “indennizzo politico” che prima o poi verrà a galla… Quanto a Robertino, dopo averci detto che ha fatto l’editore (!) di Ten, dopo aver fatto fallire la società Aplus con un bel giro di soldi in famiglia e dopo aver giocato a fare il vignaiolo coi soldi di Posteraro, oggi è tornato al suo solito “lavoro”, quello di parassita sociale. Povera Calabria nostra!