Roma, Mondo di Mezzo. Carminati libero: le intercettazioni cult

Con la clamorosa scarcerazione di Massimo Carminati, crolla anche l’impianto accusatorio che aveva dato vita alla celeberrima inchiesta Mafia Capitale, poi meglio conosciuta come “Mondo di Mezzo”, da una delle intercettazioni, diventata cult, dello stesso Carminati. L’occasione è opportuna allora per ricordare qualcuna di quelle frasi che hanno fatto epoca. L’inchiesta, alla quale è stata progressivamente tolta ogni connotazione “mafiosa”, ha perso sempre più consistenza fino all’ultimo atto di oggi: la scarcerazione del boss “nero”. Tutto questo accade ad appena quattro giorni dal deposito delle motivazioni della sentenza della Cassazione, che il 22 ottobre scorso ha escluso l’associazione mafiosa nel processo. 

«C’hanno paura di lui, che cazzo devono fare?». Il blob di Mafia Capitale inizia con Salvatore Buzzi intercettato, che magnifica le capacità persuasorie di Massimo Carminati, il quale gli ha fatto ottenere un incontro con il capo della segreteria del sindaco Gianni Alemanno. È il brano riferito dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone nella conferenza stampa che il 2 dicembre 2014, dopo la retata del Ros Carabinieri, rivela l’esistenza del Mondo di Mezzo. Con Carminati, il ‘nerò, e il ‘rossò Buzzi. Migliaia e migliaia di pagine e poi gli audio e i video delle conversazioni registrate dagli investigatori scoperchieranno il sottobosco della politica e del crimine romani, con frasi diventate ‘cult’ dal romanzo dell’inchiesta. Del resto Carminati stesso, intercettato, avvertiva: «Pignatone non gioca, rovescerà la città».

Il “Mondo di Mezzo”

La frase forse più conosciuta, dalla quale ha preso il nome l’indagine del Ros, è quella in cui Carminati parla del “Mondo di Mezzo”, prendendolo in prestito dal fantasy Il signore degli anelli di J.R.R. Tolkien, per spiegare dove si ritrovano i colletti bianchi (Mondo di Sopra) e i criminali (Mondo di Sotto): “Ci sono i vivi sopra e i morti sotto e noi in mezzo – dice – C’è un mondo in cui tutti si incontrano, il mondo di mezzo è quello dove è anche possibile che io mi trovi a cena con Berlusconi…”. Ma sulla strada “comandiamo sempre noi – dice Carminati all’amico Riccardo Brugia parlando di una terza persona – non comanderà mai uno come te”.

La droga rende meno dei migranti
In testa alle cronache è finita anche l’affermazione di Buzzi che, parlando del business dei migranti da accogliere, dice che “il traffico di droga rende di meno”. E a ridosso di Capodanno in un sms scrive: “Speriamo che il 2013 sia un anno pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso così cresce l’erba da tagliare e magari con qualche bufera di neve: evviva la cooperazione sociale”.

Da Alemanno a Marino
Al centro dei discorsi tra Carminati e Buzzi c’è spesso la politica, come quando il “cecato” esorta il ras delle cooperative a “mettersi la minigonna” e ad “andare a battere con questi”, ovvero ingraziarsi la nuova giunta di Ignazio Marino. E Buzzi impara subito la lezione dell’economia bipartisan: “Se vinceva Alemanno ce l’avevamo tutti comprati”, dice quando Marino diventa sindaco, ma dopo qualche tempo aggiusta il tiro e riflette: “Lui (Marino) se resta sindaco altri tre anni e mezzo col mio amico capogruppo se magnamo Roma”. E l’ex Nar, in un’altra occasione, precisa: “Questi consiglieri comunali devono sta’ ai nostri ordini. Ma perché io devo sta’ agli ordini tuoi? Te pago, ma vaffa…”.

Il re di Roma, il Nero e il Samurai
È quasi sempre l’ex terrorista nero a pronunciare le frasi più emblematiche, anche se in certi casi la sua mitizzazione sembra dargli fastidio: “M’hanno chiamato re di Roma, Er Cecato, il Nero di Romanzo criminale, il Samurai di Suburra, ma non scherziamo! – dice Carminati citando inchieste giornalistiche e narrativa – Nel mio ambiente queste cose ti rendono ridicolo, non ti danno potere”. Ma, ripensandoci, in un’altra occasione si vanta: “È il re di Roma che viene qua”.