Finché non lo vedi di persona non ti senti veramente male.
Osservare ad occhio nudo il pulviscolo di coglioni assiepati per un selfie attorno a Salvini all’aeroporto di Lamezia, è un’esperienza mistica che va dal dolore alla rassegnazione, passando per la nausea e la colica renale.
Pensi che sia solo un sogno, che non ci vedi bene, che in fondo un popolo reazionario e rispettoso della propria identità lo accerchierebbe per cacciarlo a pedate in culo.
Invece è un incubo.
Tutto ciò che una persona qualunque munita di un ideale, che sta dove sta perché c’è voluta stare, rifiuterebbe, si palesa inesorabile.
Così improvvisamente ti senti anche tu un coglione, un moderno Don Chisciotte che aveva appena finito di stupirsi per le sedute nuove dell’aeroporto con presa elettrica incorporata, che sembrano un miracolo di decenza e civiltà in quello che fino a poco tempo fa era un gallinaio in mezzo alla campagna.
Guardi questi piccoli banali progressi come se chissà cosa ti fossi meritato; miracoli, le luci arcobaleno della galleria che porta ai nuovi gates, il pianoforte in filodiffusione; ma poi alzi gli occhi e vedi la catastrofe.
Per fortuna la catastrofe non mi abbatte e non mi abbatterà mai, fino all’ultima goccia di sangue.
Ma vi odio dal profondo del cuore per quel sospiro che mi fate fare, quel barlume di amara ragione che lambisce la mia mente quando mi balena in testa – come una parte di me – quel “ma chi me lo ha fatto fare..”.
Rocco Marco Moccia