San Giacomo di Cerzeto, l’ultima lettera a Leonardo Bonanno (don Nardino vescovo)

Bonanno e il suo capo Nunnari: uno peggio dell'altro

A San Giacomo di Cerzeto, periodicamente, una firma anonima (probabilmente una donna, se leggete bene la lettera) scrive lettere indirizzate al vescovo di San Marco-Scalea, monsignor Leonardo Bonanno, fedele scudiero di Salvatore Nunnari, nelle quali spiega un po’ di situazioni che, tanto per cambiare, non fanno onore alla missione della chiesa. Questa è l’ultima in ordine di tempo. 

A LEONARDO BONANNO (don Nardino vescovo)

Eccoci giunti alla terza puntata delle imprese di questo stupendo trio che da tempo a San Giacomo di Cerzeto la vede in felice compagnia del piccolo don Ammenda (don “vigorsol”) e del diacono Ferdinando Stamile.

Mi permetto di balzare dal cestino, dove lei ha collocato la mia dimora, per raccontarle delle ultime trovate dei due “campioni” che godono della sua benedizione. Don “vigorsol” (il piccolo don Ammenda) è un dittatore, il cui modo di fare non ha nulla a che vedere con l’opera di un pastore, poiché non ama le pecore ma vuole esserne padrone. Il diacono, di nome “coraggioso nella pace”, è solo guerrafondaio nato e di pace non ha nemmeno quella dei sensi, nonostante la veneranda età.

Per questa Santa Pasqua – la prima volta in tanti secoli di storia – ci hanno privati delle celebrazioni perché se prima c’erano due preti per tre parrocchie, ora ce n’è solo uno ma sempre per tre parrocchie. Mi chiedo sconcertata: come mai il povero monsignor Antonio Baffa non è più idoneo per dire messa a San Giacomo mentre lo è nei dintorni (San Marco, Mongrassano, Sartano)? Come mai il commissario della Confraternita non si preoccupa di far indossare l’abito al Consiglio Direttivo commissariato il Giovedì Santo e se ne ricorda solo quando c’è da portare la statua della Madonna in processione?

Il Consiglio Direttivo della Confraternita è ormai così avvezzo al capo chino che dice di voler fare un’associazione per poter gestire la festa del 2 maggio ma poi non lo fa lasciando campo libero al piccolo pretino “don vigorsol” e ai suoi quattro insignificanti scagnozzi emarginati da tutta la popolazione, facendosi prendere ancora in giro dalla curia, che rassicura su un prossimo trasferimento in zona marina del pretino.

Per non parlare dell’ultima trovata dei carabinieri venuti chissà come a verificare l’inventario dei beni, che noi tutti sappiamo dove si trovano, cioè in via Benedetto Croce numero 20, ingiustamente sottratti alla Confraternita.

Stia tranquillo che ci riapproprieremo di tutto quello che state distruggendo, non le permetteremo di fare intrallazzi come ha fatto con don Franco Spadafora, che le sono costati una condanna con rito abbreviato a 20 giorni di reclusione per aver rivelato notizie coperte da segreto istruttorio al diretto interessato, poi convertiti con il pagamento di una sanzione pecuniaria di 5mila euro (evviva l’8 per mille!). Racconteremo della sua carriera cosentina prossimamente, per prepararle una degna accoglienza per la sua visita pastorale.

Con affetto e nessuna stima

Ghiaku Ine