San Giovanni in Fiore 2020. Palla Palla&Succurro “sgamati”, la partita è ancora aperta

San Giovanni in Fiore è il paese di Mario Oliverio, che per 40 anni ha comandato a piacimento, prima di ritirarsi per finta nel silenzio monacale. U lupu ha recitato la commedia dell’escluso, sapendo che con qualunque candidato a sindaco avrebbe preso la batosta elettorale.

Il Pd aveva avuto la decenza di non ripresentarlo alla Regione, dopo i casini combinati alla Cittadella insieme a quell’arrampicatrice sociale della Toman e all’azzeccagarbugli preferito, Gaetano Pignanelli. Fiutata l’aria della sconfitta, il Capone si è tenuto alla larga dalle Primarie del Pd sangiovannese, in modo da far vincere quel perdente di Domenico Lacava, perfetto per intestare la sconfitta delle amministrative al gruppetto di Franco Laratta, amico personale di Dario Franceschini, con il quale condivide tra le altre l’arte del cazzeggio.

Palla Palla se n’è fottuto dell’ospedale di San Giovanni in Fiore. Non controlla più Calabria Verde e gli altri carrozzoni regionali, finiti nelle mani di Jola la capra e dei compari del Partito unico degli affari. Allora per evitare il suicidio politico ha avuto l’idea geniale di regalare San Giovanni in Fiore a Rosaria Succurro, che non brilla certo per i suoi studi, e al marito Marco Ambrogio, che gli renderanno il favore quando Oliverio – dicono in tanti a bassa voce – tenterà l’ultima impresa della sua carriera politica: diventare sindaco del Sistema Cosenza. Piano perfetto, se non fosse che molti sangiovannesi l’hanno già capito e sputtanato.

C’è solo una strada per far saltare in aria questo disegno immorale, questo accordo alla luce del sole, tipico esempio di ingordigia senza vrigogna. Sempre più sangiovannesi che amano il loro paese stanno decidendo di votare per Antonio Lopez, l’unico candidato serio che può difenderli dalle grinfie del Sistema, anche se appoggiato da fanatici leghisti, incapaci come il Cazzaro verde. Gli altri candidati, a partire da Antonio Barile, che obbediva agli ordini di Scopelliti e dei Cinghiali, sono anch’essi espressione del sistema becero che ha distrutto il capoluogo della Sila, costringendo tanta gente ad andarsene o a vivere nella miseria, a subire i ricatti immondi dei politicanti di turno, dei servi sciocchi di Palla Palla.