SAN GIOVANNI IN FIORE – Concorso-scandalo. Continua la svendita della città.
Il limite è stato ampiamente superato. Mentre la nostra città affronta uno spopolamento e un declino senza precedenti, l’amministrazione comunale – o ciò che ne resta – continua a operare fuori da ogni logica di trasparenza e legalità.
L’ultimo scandalo: un concorso “su misura”
L’ultimo episodio riguarda il concorso per un funzionario dell’area tecnica. Definirlo “pubblico” è un insulto all’intelligenza dei cittadini. Si tratta di un bando palesemente “cucito su misura” per inserire nell’organico comunale un tecnico del “giro” cosentino, vicino a loro, già noto per aver contribuito al grave dissesto finanziario del Comune di Cosenza.
In questi anni, la gestione di San Giovanni in Fiore sotto la guida spregiudicata della “coppia al potere” (moglie e marito) è stata segnata dal totale disprezzo per le risorse locali. Dagli incarichi professionali alle forniture, dai lavori pubblici ai servizi: tutto è stato sistematicamente svenduto a interessi esterni.
Una procedura farsa
I fatti parlano chiaro e delineano un quadro inquietante:
Partecipanti: Solo due candidati, guarda caso gli stessi già assunti con contratti a tempo determinato (ex art. 110) e scelti discrezionalmente tra gli amici della “cricca”.
Tempi record: Prove iniziate alle 10:30 e concluse in soli 20 minuti.
Mancanza di trasparenza: Nonostante il bando prevedesse “titoli ed esami”, nella determina di nomina compare solo il punteggio della prova orale. La graduatoria è stata pubblicata pochi minuti dopo la fine del colloquio.
Lo “Schema Cosenza” applicato alla Sila
Questo “modus operandi” è l’esatto duplicato di quello applicato alla Provincia di Cosenza, dove l’Ispettorato del Ministero della Funzione Pubblica ha già mosso pesanti rilievi formali. Le stesse illegittimità che oggi denunciamo a San Giovanni in Fiore.
Un appello alla dignità e alla legalità
Come si può agire con tale arroganza in palese spregio delle norme e dell’etica pubblica? Collocare “amici di cordata” in funzioni amministrative delicate risponde a una sola logica: il controllo privatistico della cosa pubblica.
Non staremo a guardare. Gli organi preposti al controllo di legalità — Prefettura, Corte dei Conti e Procura della Repubblica — saranno formalmente investiti di questa grave situazione.
San Giovanni in Fiore non è un feudo privato. Un centro storico per la sua dignità e combattività non può accettare di essere mortificato da una ristretta cerchia animata da interessi di famiglia e pratiche clientelari. Liberare la nostra città da questa gestione malsana è un dovere morale di ogni sangiovannese, al di là di ogni appartenenza politica.
Il Comitato 18 Gennaio









