Sangineto: l’architetto Cundari, la banda del cazzaro e il Mamaeli sequestrato

A Cosenza e su tutta la costa tirrenica la notizia del giorno è il sequestro di una delle discoteche dove la movida cosentina impazza maggiormente: il “Mamaeli” di Sangineto. I carabinieri, su disposizione della procura di Paola, hanno verificato che c’erano problemi sulle autorizzazioni e sulle misure di prevenzione per gli incendi e non hanno esitato a chiudere i battenti. Del resto, con l’arrivo del procuratore Bruni le cose sono cambiate e se per tanto, troppo tempo gli amici degli amici hanno sguazzato indisturbati, adesso la situazione è cambiata.

Il “Mamaeli”, come tutti sanno a Cosenza, è di proprietà dell’architetto Gianfranco Cundari, che ormai da molto tempo è vicino alle posizioni politiche (chiamiamole così per non dire… altro) del sindaco Mario Occhiuto. Cundari è stato persino candidato al Comune di Cosenza con la lista ispirata da Fausto Orsomarso anche se alla fine non è stato eletto ma ha dato un grande contributo alla campagna elettorale del suo “capo” con il quale, oltre alla professione di architetto, ha in comune il modo di fare da “cazzaro”. Della serie: Dio li fa e poi li accoppia.

L’architetto Cundari del resto è un vecchio marpione (non tanto di età quanto di esperienza) della scena politica cosentina. E’ dalla fine degli anni Ottanta che l’architetto gravita ai margini della cricca che ha sempre macinato finanziamenti.

Dopo un po’ di varie bufere, Cundari è entrato alla grande nel mercato delle discoteche e ne possiede addirittura tre, due a Cosenza (Live e Loft) e una a Sangineto, appunto il “Mamaeli” e, tra mille peripezie, ha infine trovato un equilibrio nella “banda del cazzaro”.

L’architetto è diventato strada facendo uno dei fedelissimi di Occhiuto e ha messo il suo zampino in alcuni dei (molto presunti) capolavori che vediamo in giro per la città.

Direttore artistico di “Lungofiume Boulevard” e dei celeberrimi lavori di piazza Santa Teresa, ha sguazzato in lungo e in largo negli eventi di Occhiuto, lavorando sodo anche nel campo minato delle illuminazioni.

Quanto basta per entrare nella nostra categoria delle celeberrime “candidature di scambio”. Perché la sua candidatura nella lista “Cosenza Positiva” non può che configurarsi come uno scambio di riconoscenza nei confronti del suo “capo”. L’architetto (Cundari) è uomo di mondo e capirà. Sa come vanno le cose e conosce la gente. E, al suo posto, forse in molti avrebbero agito come lui. Ma, con tutto il rispetto, siamo felici di non vederlo in consiglio comunale.

Anche perché se avesse interpretato il ruolo di consigliere come ha fatto con quello di opinionista nella televisione di famiglia degli Occhiuto ovvero Ten, saremmo stati freschi…

Cundari – che è stato ospite di Attilio Sabato in un grottesco faccia a faccia con Damiano Covelli, esponente di spicco della banda di Madame Fifì – aveva parlato addirittura di “democrazia” nelle scelte urbanistiche fatte in città, richiamando il fatto che per viale Parco, in relazione alla metro leggera che verrà, non ci sarebbe stata, appunto, democrazia. Era l’epoca in cui Occhiuto e i suoi scagnozzi si dichiaravano contro la metro. Prima di voltare la faccia ai cosentini che pure li hanno votati e mettersi d’accordo con Palla Palla.

In effetti Cundari aveva ragione: è vero che la metro leggera è un’opera imposta “dall’alto” e ci mancherebbe altro. Il solo fatto che arriveranno 160 milioni di euro per realizzarla ci fa capire quale livello di “magna magna” ci sarà.

Tuttavia, spostando un attimo il suo naso, l’architetto Cundari si è informato se per realizzare quella chiavica di piazza Fera c’è stata democrazia nella scelta di ciò che doveva diventare, cioè un orripilante ecomostro?

In altre parole: Cundari, che gridava come un ossesso e si incazzava perché criticavano il suo “capo architetto”, si è chiesto se ai cittadini del centro piacesse quella schifezza che è venuta fuori? E allora: chi ha “calato” il cemento dall’alto?

Cundari si ricorda che l’appalto di piazza Fera è stato vinto dal Gruppo Barbieri, che ha preso fior di finanziamenti? E si ricorda che il suo “capo architetto” ha fatto uno schifo con subappalti non autorizzati e irregolarità varie? No, gli dev’essere sfuggito. 

Inoltre, sempre per amore della verità, Occhiuto non ha “ereditato” da Perugini il progetto perché nel 2011, com’è facilissimo dimostrare, aveva la metro nel programma elettorale. 

E ancora, ad Occhiuto, qualche anno fa, qualcuno fece notare che qualcosa non andava in quel progetto. Ma non era l’architetto Cundari che si preoccupava di questo, bensì un fotografo, che, intuendo quanto sarebbe accaduto, temeva un nuovo isolamento di via Popilia. Ma non serviva un profeta per capirlo. E non serviva un profeta neanche per indovinare che Occhiuto e la sua banda, dopo aver ricevuto quello che volevano, avrebbero immediatamente cambiato idea e sarebbero saliti – come hanno fatto – sul carro del vincitore. E pazienza se stasera e magari per qualche altra sera Occhiuto e la sua banda non potranno fare bisboccia al “Mamaeli”: troveranno certamente il modo per farla da qualche altra parte. Per la precisione, al villaggio Florida, quello dove villeggia anche il procuratore Spagnuolo, amico degli amici. Sempre rigorosamente “a vigna”: ci mancherebbe altro. Ma di questo scriveremo domani…