Sanità, il mercato dei posti letto: Mauro apre la gara per la RSA di Caloveto

Finalmente con la delibera del direttore generale dell’ASP di Cosenza Raffaele Mauro n. 1848 del 28 novembre avente per oggetto l’affidamento della gestione della residenza sanitaria assistenziale previa fornitura dei mobili, dell’arredamento e delle attrezzature sanitarie necessarie al funzionamento, si apre una pagina storica per la casa di cura di Caloveto.    

Così il giornalista Ludovico Grisari, calovetese doc, ci annuncia la pubblicazione sull’albo pretorio dell’ASP di Cosenza della delibera con la quale si apre il bando di gara per la RSA di Caloveto, che era stata alla base del famoso ed indecente mercato dei posti letto.

Il gruppo iGreco, com’è noto, aveva millantato la proprietà della RSA per “vendere” quei 60 posti letto (53 per la precisione) ad una delle sue cliniche. Con la complicità dell’ASP di Cosenza, che solo in un secondo tempo (guarda caso dopo la pubblicazione del caso su Iacchite’) si accorgeva del clamoroso errore commesso.

La verità sull’indecoroso mercato dei posti letto è arrivata, com’era inevitabile che fosse, da Caloveto; ma anche dalle carte dell’ASP, che, a questo punto, era altrettanto inevitabile che venissero fuori.

All’inizio di ottobre, il sindaco di Caloveto Umberto Mazza ma anche tutti i suoi colleghi della Sila Greca avevano scritto parole di duro monito sia nei confronti del gruppo iGreco che dell’ASP di Cosenza. In estrema sintesi: non mettete la RSA di Caloveto nelle vostre diatribe per i posti letto avvertendo l’ASP che dev’essere bandita una gara d’appalto pubblica per stabilire a chi tocca la gestione della struttura sanitaria.

E successivamente anche i commissari Scura e Urbani, con un decreto del 4 ottobre, avevano sancito quello che tutti sapevano: la Rsa di Caloveto non è di proprietà del gruppo iGreco. Dunque, l’accreditamento “barattato” con 53 posti letto in più per la “Madonna della Catena” – in una transazione con l’Asp di Cosenza – “torna” al servizio pubblico.

Chi glielo dice al sindaco di Caloveto che quella struttura per l’ASP era addirittura da chiudere, avendone incassato tutto quello che c’era dal gruppo che ne reclamava anzi ne assicurava la proprietà? Finora c’erano solo indiscrezioni, ma adesso, oltre al decreto dei commissari, è uscito fuori anche il documento ovvero la sciagurata transazione-convenzione sottoscritta dal gruppo iGreco e dall’ASP.

Si tratta della “proposta di accordo accreditamento ex RSA Caloveto” ed è redatta da Saverio Greco. La sua ricostruzione della complicata vicenda giudiziaria che sta dietro alla proprietà di questa struttura, tuttavia, è clamorosamente falsa. Perché iGreco non sono proprietari della ex RSA di Caloveto.

L’Asp, dunque, e ora finalmente è ufficiale a tutti gli effetti, “non poteva disporre, con mera scrittura privata la temporanea disponibilità del bene a favore della Clinica Madonna della Catena”, perché l’Azienda avrebbe dovuto far ricorso a una gara per poter affidare a terzi il servizio.

Siamo ai livelli di Totò e Peppino con la Fontana di Trevi.

Uno dei film di maggiore successo di Totò è il notissimo Totò truffa 62 (per la regia di Camillo Mastrocinque). Il film si articola in una successione di gag, durante le quali Totò, nei panni di un consumato imbroglione, con l’assistenza del suo collaboratore Nino Taranto, porta a termine una lunga serie di truffe ai danni dei personaggi più disparati.

dentro La truffa più famosa è senz’altro quella della vendita della Fontana di Trevi. In questa scena Totò, assistito anche in quest’occasione dal fido Nino Taranto, riesce a vendere il celebre monumento romano ad un ingenuo italo-americano (intrepretato da Ugo D’alessio), il famoso Decio Cavallo – Caciocavallo. Che, dopo un lungo ed esilarante tira e molla, scuce la caparra ai gongolanti Totò e Nino Taranto.

Può sembrare paradossale, ma la truffa della Fontana di Trevi viene spesso portata ad esempio di una particolare tipologia di vendita: quella in cui il venditore non è il pieno titolare dei diritti di proprietà del bene da vendere. E’ una situazione che si verifica molto più spesso di quanto si possa immaginare.

Ed eccoci alla RSA di Caloveto. Il buon Saverio Greco, che dev’essersi completamente calato nei panni di Totò, scrive addirittura che “… nelle more, per fatti sopravvenuti (!!!), si sono volontariamente sospesi l’accreditamento e le autorizzazioni… con riserva di richiedere la riattivazione, anche mediante trasferimento in altra struttura…”.

docE non finisce qui. Perché Saverio-Totò, avendo capito (ma guarda un po’!) di aver fatto un torto ad un po’ di lavoratori (esattamente come i suoi dipendenti di Cosenza), si affretta a correggere il tiro: “… Consapevoli del fatto che trasferire le autorizzazioni e gli accreditamenti su una struttura diversa ed in un diverso luogo da Caloveto, significa impoverire un intero territorio con gravi ripercussioni in termini occupazionali, che la mancata riapertura dello stesso luogo può determinare…”.

Ti aspetti che quantomeno offra una scappatoia a questi poveretti e invece, niente.

Tutto quanto sopra premesso, Saverio-Totò scrive la proposta: “rinuncia alla voltura definitiva delle autorizzazioni e degli accreditamenti relativi alla ex RSA di Caloveto ed alla loro riattivazione in altra struttura e in altro luogo e precisamente 40 posti letto di RSA e 20 riservati ai disabili”.

“Donazione e consegna degli arredi, delle stanze di degenza, già ritirati dalla ex RSA di Caloveto in favore dell’ASP di Cosenza; di contro chiede il rilascio di autorizzazioni e accreditamenti per come segue: 40 posti letto di RSA e 13 per i malati di sclerosi per un totale di 53 posti letto a fronte della rinuncia dei posti letto di cui sopra…”.

“Tali posti letto saranno attivati presso la struttura di Dipignano frazione Laurignano (Madonna della Catena, ndr), anche al fine di risolvere il problema occupazionale di detta struttura, che ad oggi conta un contratto di solidarietà con scadenza 31 dicembre 2016 per circa 70 dipendenti e che dopo tale data potrebbe comportare sicuri licenziamenti”.

doc1L’ASP, dal canto suo, lungi dal far rilevare a Saverio-Totò che non poteva “vendersi” un bel nulla, manda tutto al commissario Scura e al dirigente Fatarella in attesa di “benedizione”. Mauro faccia di plastica, insomma, sarebbe stato peggio del famoso Caciocavallo perché in pratica si “compra” una cosa che è già sua!

Ce n’era abbastanza per gridare allo scandalo?

Ah, no. Prima dobbiamo ricordare per l’ennesima volta perché iGreco non sono proprietari della ex RSA di Caloveto.

L’ atto di cessione della struttura è stato impugnato in via amministrativa dal Consorzio Cooperative Sociali Sibaritide del Pollino e dalla R.S.A. Rizzo s.r.l., entrambe assistite dall’avv. Pasquale Di Iacovo.

igreco-630x300Nel frattempo era stata indetta dall’Asp di Cosenza la gara di appalto per l’affidamento della gestione, cosicché da un lato veniva accolta la richiesta di annullamento in via di autotutela della cessione della gestione della struttura in favore del gruppo iGreco, ma contestualmente veniva sospesa dall’Asp la gara di appalto per l’affidamento della gestione della medesima R.S.A. di Caloveto.

Anche tale provvedimento di sospensione della gara di appalto veniva impugnato dalla Solidale Cooperativa Sociale davanti al T.A.R. di Catanzaro, che in data 16/01/2015 emetteva provvedimento cautelare di sospensione della determina di congelamento della gara di appalto emanato dall’Asp

Il successivo 28/01/2015 l’Asp di Cosenza annullava completamente la gara di appalto per l’affidamento della struttura sanitaria di Caloveto, ma anche tale determina veniva impugnata dalla Solidale Cooperativa Sociale dinanzi al T.A.R. di Catanzaro, il quale il 21 maggio 2015 in accoglimento del ricorso presentato dall’avvocato Di Iacovo annullava anche la determina di cancellazione della gara di appalto, condannando finanche l’Asp al pagamento del risarcimento dei danni in favore della Solidale Cooperativa Sociale.

Cosenza-AspLa sentenza del Consiglio di Stato del 26 febbraio 2016 però ha dato ragione all’Azienda sanitaria provinciale. Che infatti, nello scorso mese di luglio, ha annunciato l’avvio di una gara pubblica che dovrebbe essere stata già pubblicizzata sull’albo pretorio.

Di conseguenza, l’ASP aveva acconsentito ad una transazione, ben sapendo che avrebbe dovuto far partire una gara, con una delle aziende probabilmente partecipante alla gara stessa. Con tutte le conseguenze che è facilissimo immaginare.

Una volta uscita fuori la notizia dei 53 posti letto, l’ASP è stata costretta a revocare la determina e da lì è cominciata la guerra.

Perché a qualcuno era venuto in mente di “vendersi” la Fontana di Trevi!

Un pensiero va inevitabilmente agli onesti lavoratori presi in giro da tutti. Questa è la politica sanitaria della Regione Calabria. Vi comprano e vi vendono quando e come vogliono loro.

Ce ne dispiace immensamente e siamo solidali con voi.