Sanità, il vergognoso silenzio del porto delle nebbie per le denunce di Cesareo contro il Cinghiale e Paolini

Vincenzo Cesareo è il direttore sanitario del Centro Spoke Cetraro/Paola. Il 14 gennaio scorso è stato sospeso dal suo incarico perché indagato dalla procura di Paola per truffa, peculato e falso e la giustizia farà il suo percorso.

Non possiamo tuttavia non ricordare che Cesareo combatte da anni una dura battaglia contro la corruzione all’Asp di Cosenza e segnatamente contro Tonino Gentile alias il Cinghiale e i suoi scagnozzi e contro l’avvocato Enzo Paolini.

Nel 2012 ha presentato denunce a più riprese al commissariato di Pubblica Sicurezza di Paola contro l’ormai ex direttore generale dell’Asp Gianfranco Scarpelli ed altri personaggi a lui vicini.

“… Detto ufficio – scriveva circa due anni fa Cesareo – espletava attività di indagine dalla quale emergevano rilevanti fatti di natura penale, tra i quali il vincolo associativo, ed inviava alla procura della Repubblica di Cosenza, territorialmente competente, una corposa informativa…”.

Il Cinghiale e Scarpelli

Chi ci segue sa bene che noi definiamo la procura di Cosenza come il porto delle nebbie. Tutto ciò di compromettente che arriva in quegli uffici nella migliore delle ipotesi viene archiviato. Quando va male viene usato contro chi l’ha presentato ma mai comunque contro i potenti. Quelli non si possono toccare. E Gianfranco Scarpelli, Tonino Gentile e i loro amici godono, da quelle parti, di una totale impunità anche se fanno finta di indagarli. Diciamo pure che sguazzano come e quando vogliono. Al pari, sia chiaro, dei loro colleghi politici di tutti i partiti. Tanto, ormai tutti sanno che è come se fosse uno solo. Quello del magna magna tanto per capirci.

Cesareo ha pazientemente atteso un anno e poi è passato alla carica.

ASSUMMA, MAGISTRATO CONNIVENTE

“… Dopo oltre un anno dalle denunce – continua Cesareo – lo scrivente, tramite il proprio legale, chiedeva di conoscere lo stato del procedimento nonché il titolare dello stesso. Così veniva a conoscenza che il pm titolare del procedimento è il dottore Assumma. In data 6 settembre 2013, il pm Assumma concludeva le indagini preliminari solo per una piccola parte dei fatti relazionati all’informativa del commissariato di Paola. Dalla stessa chiusura, per come pubblicato anche sui media, emergeva, tra l’altro, che nel citato procedimento erano confluite ulteriori denunce e che il direttore generale Scarpelli, unitamente ad altri dipendenti, formava nell’esercizio delle sue funzioni delibere che attestavano falsamente fatti dei quali l’atto era destinato a provare la verità. In particolare, con tali condotte, consentiva a soggetti bene individuati di espletare funzioni senza la sussistenza dei necessari requisiti e titoli e, al contempo, procurava loro un ingiusto vantaggio economico e danni alle casse aziendali… Nonostante il pm Assumma abbia riscontrato l’esercizio di funzioni senza titolo e false dichiarazioni, non ha inteso richiedere la misura detentiva né tantomeno la sospensione dalle loro funzioni, permettendo agli stessi, di fatto, di continuare a delinquere indisturbati provocando non solo l’illegittimità degli atti posti in essere ma anche gravi danni alle casse dell’Asp…”.

AFFIDAMENTO DIRETTO DA 450MILA EURO ALLA SIRAM SPA

Cesareo passava poi in rassegna una serie di atti deliberativi davvero al limite del grottesco.

“… Atto deliberativo n. 2850 del 10 settembre 2012 avente ad oggetto “estensione della convenzione Consip servizio energia…”. Con tale delibera, priva di qualsiasi documentazione richiamata nella premessa, ovvero priva dell’offerta economica proposta dalla Siram spa, veniva conferito di fatto un affidamento diretto, senza alcuna gara d’appalto, senza date certe, per una spesa peraltro consistente pari a 450mila euro annui per la durata di quattro anni più l’importo di 272mila euro per l’anno 2012 senza neanche un atto amministrativo… A parere dello scrivente questo altro non è che truffa, falso ideologico e materiale nonché favoreggiamento ed abuso d’ufficio…”.

5 MILIONI ALLA STS SPA SENZA GARA D’APPALTO

“… Proposta di delibera n. 2615 del 23 luglio 2012 avente ad oggetto “rimodulazione del rapporto convenzionale con la STS spa”. Il direttore amministrativo pro tempore esprimeva parere negativo motivandolo testualmente “… non possono essere affidati direttamente all’impresa con la quale c’è un arbitrato in corso e per il fatto che detto affidamento diretto supera ben oltre la soglia dei 40mila euro come prevista dal Codice sugli appalti…”. In data 29 novembre 2012 il direttore generale Scarpelli invece adotta l’atto deliberativo n. 3215 e affida, facendo addirittura lievitare le somme da 650mila euro, prevista nella proposta di delibera, a 5milioni 200mila euro (!!!) dell’atto deliberativo. Si precisa che ancora una volta il conferimento dell’incarico è avvenuto senza una gara d’appalto e addirittura sul presupposto di una convenzione con l’ex USL di Rossano risalente al 1990…”.

LA TRANSAZIONE CON LA SIFIN

Abbiamo già parlato di questa transazione, che compare anche nelle carte della commissione di accesso agli atti. Lo abbiamo fatto parlando del coinvolgimento di Enzo Paolini, che difendeva gli interessi della Sifin, un’azienda che vantava crediti molti alti nei confronti dell’Asp di Cosenza. In questa sede non ci interessano né Paolini né i suoi (eventuali) guadagni ma bensì tratteggiare i dati salienti di un’operazione per molti aspetti assurda.

Vale la pena ripercorrerli.

“… In data 8 febbraio 2010 il direttore generale pro tempore (Franco Petramala, ndr) con deliberazione n. 645 accoglie la proposta transattiva formulata dalla Sifin impegnandosi a corrispondere alla stessa l’importo complessivo di 22milioni 750mila euro mediante un piano di rientro. A seguito di questa, la Sifin aveva rinunciato al 30,48% della somma complessiva dovuta a titolo di interessi e rivalutazione monetaria, oltre alle spese di giustizia e registrazione.

L’Asp però dopo aver corrisposto regolarmente la somma di 13milioni circa, accoglie (sic!) la richiesta avanzata spontaneamente dal difensore della Sifin (Enzo Paolini, appunto, ndr) di rinegoziazione delle ultime tre rate residue consistenti in circa 9milioni!!!

La rinegoziazione veniva concessa generosamente dalla Sifin a un tasso di interesse pari a circa 39,2% da corrispondere in soli 24 mesi…”.

Seguono una serie di domande logiche, alle quali dare una risposta dovrebbe essere preciso dovere di ogni magistrato.

“Quale sarebbe stata la convenienza per le casse dell’Asp di tale rinegoziazione?

Magari il pagamento di interessi superiori a quelli previsti in sentenza?

E  come mai la Sifin con scrittura provata denominata “cessione di crediti” cede solo gli interessi concordati con la rinegoziazione ad una società svizzera (Insitor Capital SA) soltanto 11 giorni prima della transazione?

E come mai tale cessione prevede il pagamento del corrispettivo con scadenze successive ai pagamenti effettuati da parte della debitrice Asp alla cedente società?

E come mai, ancora, la cessione è avvenuta ad una società svizzera? Forse per evadere la sorveglianza della Banca d’Italia? E non sorge il dubbio sui tempi così ristretti per l’ammortamento del debito residuo, considerata l’impignorabilità dell’Asp sia in virtù del piano di rientro sia per le tre anticipazioni di cassa per oltre 220milioni di euro effettuate da parte della Banca tesoriera BNL?”. 

Cesareo, nel suo esposto, parla apertamente di “tangente”. Si può dargli torto?

BLUE SERVICE

Cesario infine sollevava già due anni fa il caso della Blue Service di Michele Marchese, uno dei fedelissimi del Cinghiale (del quale ci siamo occupati più volte), società esclusiva per la manutenzione e la riparazione dei mezzi dell’Asp che, grazie al solito Scarpelli, già nel 2012 aveva visto raddoppiare i suoi introiti da 200 a 400mila euro. Oggi, com’è noto, il totale è salito a oltre 700mila euro…

Con la connivenza totale della procura di Cosenza.

LE CONCLUSIONI

Le conclusioni di Cesareo sono desolanti. “… Desta forte meraviglia di come la giustizia possa apparire forte con i deboli e debole con i forti nell’Italia del XXI secolo, quella del rigore morale e soprattutto della giustizia e della moralità, che è proprio uguale per tutti, ma, in questo caso, come in tanti altri, sembra essere uguale al contrario. Per cui, pretendere giustizia dallo Stato non sembra essere possibile, visto che chiedere giustizia allo stesso equivale a chiedere protezione allo stesso soggetto da cui ci si deve proteggere… Quousque tandem abutere patientia nostra? (Fino a quando abuserete della nostra pazienza?)”. 

Il magistrato Assumma da tempo ha lasciato Cosenza. Di certo, nessuno si è accorto della sua assenza… Ma quelli che ci stanno da una vita o hanno preso il suo posto hanno continuato ad ignorare questi casi, salvo poi intervenire (per pararsi il culo) per una minima parte del malaffare dilagante nella sanità cosentina.