Scopelliti, sfortuna o terno al lotto?

Tanto tempo fa mi trovavo, mio malgrado, per i “famosi fatti del G8 di Genova 2001” a “passeggiare all’aria” all’interno del cortile del penitenziario più duro della Calabria: il carcere di Palmi, insieme ad un vecchio ergastolano. Il quale, durante il passeggio pomeridiano, mi spiegava come, secondo il suo punto di vista, funziona la giustizia in Italia. In maniera semplice e senza arzigogoli mi disse: “La Giustizia in Italia quando non è comprata, funziona come il gioco del lotto. Dipende dalla fortuna e dalla fantasia che ci mette il giudice nell’interpretare, a tuo favore o a tuo sfavore, la Legge. I processi sono tutto teatro, servono solo a dare una parvenza di giustizia giusta. La tua innocenza o la tua condanna si decide nei primi 5 minuti della prima udienza del tuo processo”.

Stando a ciò Peppe Scopelliti, si può dire, o è stato sfortunato, oppure vittima di una giustizia corrotta. Perché è tra i pochi sindaci in Italia a finire dietro le sbarre, in via definitiva, per un reato che fino a ieri determinava al massimo l’iscrizione nel registro degli indagati, per poi sistematicamente morire in prescrizione: falso in atto pubblico. Una sfortuna che più sfortuna non si può, verrebbe da dire. Ed è proprio questo che voleva dire l’ergastolano: se a parità di reato tanti sindaci sono stato prescritti o “assolti” , perchè non si è verificato lo stesso “percorso” per Scopelliti?  Quale criterio giuridico c’è alla base di questa sentenza: la sfortuna o la “giusta” applicazione di una “norma” che fino ad oggi è sempre stata disattesa?

E’ chiaro che la Corte di Cassazione, chissà per quale motivo, ha deciso di cambiare registro drasticamente rispetto a questo reato, lanciando un segnale a tutte le procure d’Italia: il reato di falso in atto pubblico è perseguibile e bisogna “ripristinarlo per tutti”. Sarà perché gli ermellini hanno capito che il clima politico sta cambiando, e allora vogliono mettersi al “passo coi tempi”, sarà perché le coperture di cui godeva Scopelliti non ci sono più, sarà perchè i giudici si sono stancati di chiudere gli occhi, ma è innegabile che qualcosa nel “clima italiano” sta realmente cambiando. Al punto che con questa sentenza, anche se in Italia non costituisce “giurisprudenza”, gli ermellini hanno creato un “precedente giuridico”, di cui si dovrà tenere conto. Altrimenti se la giusta e corretta applicazione di questa norma dovesse valere solo per Scopelliti e qualche altro sindaco sparso nella penisola, vorrà dire che più che sfortunato, così come dice l’ergastolano nel primo caso della sua esposizione, quella che ha condannato Scopelliti è una giustizia comprata. Perchè se è vero che la sentenza degli ermellini si rifà al principio cardine della giustizia, la Legge è uguale per tutti, e mira a ripristinare una legalità perduta, insieme a Scopelliti in cella ci dovranno finire molti altri. Vedremo.

P.S.: Più che galera – che non serve a niente, se non a diventare ancora più criminale, almeno fino a che la pena in Italia è intesa come punizione e non rieducazione, alla faccia della Costituzione – una bella stagione nella piana a raccogliere arance, secondo me, sarebbe stata più educativa.

GdD