Signora Lucarelli, lei balli pure con gli assassini ma Cosenza e i Cosentini non avranno pace finché Denis non avrà Giustizia

Prima o poi doveva accadere. Nel suo patetico e delirante tentativo di mistificare la Verità sul barbaro omicidio volontario, pluriaggravato e premeditato di Denis Bergamini, la signora Selvaggia Lucarelli stava attendendo il momento giusto per scontrarsi con Fabio Anselmo, l’avvocato degli ultimi, che ha cambiato il corso della storia della Città di Cosenza. Lo ha cambiato facendo uscire fuori la Verità su una delle pagine più nere della nostra comunità ovvero l’omicidio di un Campione e di uno degli idoli della Città.

All’alba del ventennale della morte di Denis, noi cosentini abbiamo deciso di rompere la consegna del silenzio. Era impossibile che non sapessimo com’era andata. Più che non saperlo, ci eravamo imposti di non volerlo sapere: avevamo messo la testa sotto la sabbia come gli struzzi. Non è servito molto tempo per arrivare alla verità ma ne è servito ancora tanto altro per fare in modo che uscisse fuori. Tra il calcio, i successi del Cosenza, la doppia faccia della nostra città, i personaggi, i protagonisti. E soprattutto la dinamica dell’imboscata tesa a Denis Bergamini con tutte le connivenze e le complicità rese possibili da pezzi deviati dello stato per oltre vent’anni. Nel calcolo mancano gli altri 16 anni, che abbiamo vissuto con la consapevolezza di quanto era realmente successo ma che solo adesso hanno consentito di arrivare a un sacrosanto processo e all’attesissima sentenza.

L’omicidio di Denis Bergamini è anche un modo per riscrivere la storia recente di questa città, che non può essere quella che ci hanno propinato i pentiti e la Procura della Repubblica di Cosenza attraverso le loro “voci ufficiali”. Questo, purtroppo, è solo un piccolo assaggio di quello che poteva accadere a Cosenza e rimanere impunito quasi con leggerezza. Ma, tra tutti i “segreti” di questa città, quello relativo alla morte di Denis Bergamini era uno dei più miserabili e vergognosi. E noi Cosentini siamo grati e saremo riconoscenti fino alla fine dei nostroi giorni all’avvocato degli ultimi, Fabio Anselmo. 

In questo screen shot che vedete in basso, potete leggere tutti il delirio di Selvaggia Lucarelli e le offese insopportabili che sta facendo a Cosenza e ai cosentini. 

Signora Lucarelli, lei può fare e dire quello che vuole, può persino decidere – per come ha deciso – di “ballare” con gli assassini di Denis Bergamini ma non le è consentito di chiamare in causa la Città di Cosenza e i suoi cittadini. Cosenza ha deciso da che parte stare fin dal primo momento ma non si è potuta esporre perché c’erano ancora troppi punti oscuri sul suo omicidio. Nessuno ha mai pensato e pensa che Denis si sia potuto suicidare, si trattava solo di sapere se lo avesse ucciso la mafia o lo stato. Vent’anni dopo, grazie alla famiglia Bergamini, abbiamo capito che eravamo davanti a un omicidio di stato e da allora la Città di Cosenza non ha mai smesso per un solo momento di stare vicino a Domizio, Donata e a tutti i loro familiari. Dalla manifestazione del 27 dicembre 2009 ai Bergamini Day, alle fiaccolate per Denis, alla vicinanza per il procuratore Facciolla, “eliminato” da quegli stessi poteri dello stato deviato che hanno ammazzato Denis. Ancora oggi, sia allo stadio San Vito-Marulla sia in tutti gli stadi dove gioca il Cosenza campeggiano striscioni e stendardi con l’immagine di Denis.

Signora Lucarelli, se ne faccia una ragione: a parte i complici, i familiari e gli amici stretti degli assassini, a Cosenza non c’è NESSUNO che dà credito alle sue deliranti elucubrazioni suggerite e ispirate da un giornalista senza palle che risponde al nome di Marco Cribari, che viene – con decenza parlando – schifato da tutta la parte sana della Città di Cosenza.

La tifoseria del Cosenza Calcio recentemente ha esposto un eloquente striscione nel settore ospiti dello stadio Tardini di Parma, dove i Lupi nel 2018 hanno pareggiato 1-1. Proprio come quel 20 novembre del 1988 quando il Cosenza di Bruno Giorgi con Bergamini in campo aveva pareggiato con lo stesso risultato. Sullo striscione degli ultrà rossoblù c’era e c’è scritto: “Denis, non avremo pace finché non avrai Giustizia” e non ci poteva essere migliore frase per sintetizzare lo stato d’animo di tutta la parte sana della Città di Cosenza. Questo stato d’animo nei successivi sette anni è aumentato ancora di più ed è stato toccato con mano anche nel momento in cui il Tribunale di Cosenza ha emesso la sentenza di condanna per Isabella Internò, visto e considerato – se lo faccia raccontare, signora Lucarelli – che all’esterno del Tribunale c’erano centinaia di tifosi ad attendere che si facesse Giustizia. Signora Lucarelli, si sciacqui la bocca prima di pronunciare Cosenza e i cosentini e – sempre con decenza parlando – se ne torni nelle fogne dalle quali proviene,