Sistema Rende, l’analisi di Pietro Mancini: “Mio padre aveva capito tutto 15 anni prima”

Giacomo Mancini con Cecchino Principe (foto tratta dall'album di famiglia - Amici dell'Aria Rossa)

Certo, Giacomo Mancini, di cui il 21 aprile ricorderemo il centenario della
nascita, non avrebbe potuto immaginare le retate dei giorni scorsi, a
Cosenza e a Rende, culminate nell’arresto di Sandro Principe, PD (gravi le accuse di
voto di scambio, ma non colpevole fino al giudizio della Cassazione), figlio
del suo accanito avversario, Francesco, demartiniano e poi craxiano, nel vecchio
Psi.
Ma, qualche tempo prima di lasciarci, nel lontano 2002, Mancini appariva
tormentato dal pensiero che già allora i capi dei partiti storici della sinistra
assistessero, senza batter ciglio, alla vera e propria trasformazione genetica,
nel Sud, dei dirigenti e degli amministratori. Nessuna attenzione alle
idee, ai dibattiti, ai progetti, alla cultura, ma solo ai voti, per le elezioni e i congressi, alle lottizzazioni delle ASL, a gonfiare gli organici degli enti locali, alle clientele.

Non mi stupirei se oggi molti notabili – e anche, forse, qualche candidato a
sindaco-ammettessero di ignorare, del tutto, i volumi e le lezioni di correttezza e di trasparenza di politici e meridionalisti come Dorso, Salvemini, Gullo, Alicata, Compagna.
Un quadro sconfortante, dall’aspra Calabria, con qualche elemento di
speranza.
Vittorio Cavalcanti, da sempre amico di Principe e da lui imposto come sindaco
di Rende, si è dimesso, non sopportando di subire gli ordini, su tutto, dal “Capo” ed è tornato a fare l’avvocato.
E Vincenzo Luberto, giovane e molto serio magistrato, non ossequioso verso i potenti, come qualche suo collega, cosentino come  Cavalcanti e come lo scrivente.
Il lavoro per estirpare la “polimafia” è ancora molto lungo e difficile.
Ma il ciclone, provocato dalle inchieste giudiziarie, che sarà seguito da altri, può contribuire a cominciare a far pulizia nelle istituzioni.
Anche se, sinora, i segnali di attenzione alla “questione morale”, a Roma e in Calabria,
sono  molto scarsi e insufficienti.
Pietro Mancini
Già sindaco Cosenza